In Europa da un lato la Russia, dall’altro quel che resta dell’Ucraina e la Nato si schierano nel risiko attorno all’Ucraina, aspettando l’invasione. Ecco gli schieramenti militari in campo.
Ucraina, Mosca: alcune forze stanno rientrando alla base
Le forze Nato
Quarantamila i militari dei Paesi Nato pronti alla mobilitazione in caso di emergenza.
Il piano russo
Quanto ai russi, ormai hanno praticamente “accerchiato” l’Ucraina con più di 130mila uomini ammassati ai confini occidentali, 35mila in Bielorussia, 2mila in Transnistra e oltre 12mila in Crimea, annessa nel 2014. A cui si aggiungono i mercenari di Wagner e i paramilitari del Donbass, gli “omini verdi”. Nel Mar Nero incrociano 160 navi russe con 10mila marinai, ed è alto il rischio di blocco navale del porto ucraino di Sebastopoli. Gli occhi satellitari di un’azienda del Colorado, Maxar Technologies, ha individuato il fermento militare in tre basi della Crimea e nel Mar Nero: colonne di tank e blindati, centinaia di uomini in marcia e 550 nuove tende sulla costa ovest e in una base aerea dismessa a Oktyabrskoe, al centro della penisola. Altre eloquenti immagini da Kursk, Russia occidentale, e dall’aeroporto bielorusso di Zyabrovka, neanche 30 chilometri dal confine con l’Ucraina. Elicotteri, truppe, e attrezzature per gli ospedali militari. Quest’ultimo è un dettaglio sinistro, non legato alle esercitazioni che dovrebbero concludersi entro il 20 febbraio.
La difesa ucraina
Il presidente Zelensky continua a gettare acqua sul fuoco e a dire che non c’è ragione per il panico, pur potendo contare solo su 200mila soldati e 900mila riservisti, a fronte di circa un milione di russi con 2 milioni di riservisti, meno di un quarto dei carri armati di Mosca, meno di un terzo dell’artiglieria, 34 elicotteri rispetto a 544, e insomma un’abissale inferiorità aerea. Ma il miglior deterrente all’invasione dell’Ucraina è che qualsiasi attacco russo di larga scala sarebbe insostenibile per le casse del Cremlino, per i costi diretti dell’intervento e per le conseguenti sanzioni occidentali e le mancate esportazioni di gas. Kiev incrocia le dita.