Crisi Russia-Ucraina, con le milizie musulmane che si preparano in moschea: «Qui per aiutare Kiev»

Domenica 20 Febbraio 2022 di Cristiano Tinazzi a Kiev
Crisi Russia-Ucraina, con le milizie musulmane che si preparano in moschea: «Qui per aiutare Kiev»

KIEV Said Ismagilov, tataro, è il Mufti dell’Amministrazione religiosa dei musulmani di Ucraina e presidente della comunità musulmana ‘Nur’ di Donetsk.

Noto personaggio pubblico, ha partecipato attivamente alla rivoluzione di Maidan. Dopo la presa della Crimea e la condanna dell’aggressione russa in Donbass, per aver sostenuto la sua fedeltà al governo centrale, è stato obbligato a lasciare la sua casa insieme alla sua famiglia. «Mi hanno messo su una lista nera, abbiamo dovuto chiudere il nostro centro. Ogni nostra attività è stata soppressa dalle autorità separatiste».


Nel 2014, quando è scoppiata la guerra ad Est, in un momento delicato per l’esercito ucraino, decine di battaglioni di volontari si sono formati per combattere al fronte. E tra questi ce n’è stato anche uno formato principalmente da ceceni, il battaglione “Dzhokhar Dudayev”. In seguito, molti di loro sono entrati nelle unità regolari delle forze armate. Oggi la repressione in Crimea contro i tatari da parte dei russi e lo spettro di una guerra con Mosca ha riacceso la loro volontà di combattere. 

 


Al Centro culturale islamico di Kiev, ogni venerdì un migliaio di persone si ritrova per la preghiera. Volti che riportano a differenti parti del mondo. Molti provengono dalle ex repubbliche sovietiche e da altri Paesi come Afghanistan, Turchia, mondo arabo. E poi ci sono i Tatari di Crimea, già deportati da Stalin nel 1944, e oggi nuovamente perseguitati per aver condannato l’annessione della penisola da parte di Mosca. La comunità musulmana ucraina ha radici lontane e vanta una forte presenza proprio nella regione contesa del Donbass. 


IL SERMONE
L’imam Seyran Arifov conduce il sermone prima della preghiera. «Il suo discorso è incentrato sulla sicurezza e su come i credenti devono guardare ad essa. Tante volte nel Corano incontriamo questa parola e sappiamo come gestirla», dice Oleg Khalidovich, il responsabile della comunicazione del centro. «L’imam Arifov ha parlato anche del problema dell’informazione e delle fake news. Ha detto ai fedeli che devono sapere come consultare e che devono verificare le fonti. E infine ha parlato del comportamento che i credenti devono avere in caso di pericolo: rimanere calmi e mantenere salde le proprie emozioni». 


Il sermone era chiaramente indirizzato alla situazione di insicurezza che ha colpito tutto il Paese. «Quest’ultima settimana è stata scioccante, le notizie parlavano di una invasione russa e ci sono persone che si sono preparate a questa evenienza. Ma senza panico. I musulmani di questo paese hanno il diritto di difendere la propria casa, il proprio paese e la propria famiglia e questo è scritto nel Corano. Il cielo che abbiamo qui sopra la nostra testa, tutto quello che vediamo intorno a noi, ci viene da Dio. Dobbiamo rimanere forti».

 
LA REPRESSIONE
«In generale i musulmani vivono in buone relazioni con gli ucraini ma in Crimea abbiamo una tremenda situazione per quanto riguarda la nostra comunità. I tatari di Crimea stanno vivendo una grande repressione da quando i russi l’hanno occupata. Più di sessanta persone della nostra comunità sono in prigione e alcuni hanno preso più di venti anni di carcere, accusati di crimini come terrorismo, cose che loro non hanno fatto. E la stessa cosa avviene nella regione del Donbas sotto occupazione. Noi lanciamo il nostro messaggio al governo e a tutta la popolazione: siamo con voi, e siamo con i valori della rivoluzione del 2014. Crediamo che tutti questi problemi potranno essere risolvi con la politica e in maniera pacifica, non con la via militare. Ma in caso di guerra, siamo pronti». 
 

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 11:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA