È un lungo viaggio che non avrà, purtroppo un lieto fine quello dei bambini malati terminali in fuga dall'Ucraina in guerra verso la Polonia.
Un viaggio seguito in esclusiva dalla CNN che è salita sul treno insieme ai bimbi e ai loro genitori. L'obiettivo è risparmiare ai piccoli altro dolore oltre a quello fisico e mentale che già sperimentano quotidianamente. Alcuni sono in condizioni molto gravi e necessitano di un trasporto speciale per raggiungere il punto di partenza del treno. «Uno di loro è in condizioni talmente disperate che potrebbe non sopravvivere al viaggio», dicono i dottori mentre sistemano i bambini in dodici postazioni per terra nel corridoio del treno.
La disperazione dei genitori
Eugenia Szuszkiewicz, pediatra, racconta che genitori disperati hanno chiamato da tutta l'Ucraina per chiedere di portare i propri figli in salvo mentre le bombe russe cadevano. «A una madre che mi raccontava come la figlia non sarebbe sopravvissuta senza un respiratore e antidolorifici ho dovuto rispondere che avrei potuto aiutarla solo se riusciva a raggiungere Lviv, città nell'ovest del Paese - spiega - poi non ho saputo più nulla, non so se sono ancora vivi».
Sul treno c'è Victoria, che ha sei anni e non può camminare. Secondo mamma Ira è un miracolo che siano riuscite ad arrivare al treno: l'ha portata lei in braccio per tre giorni. Fortunatamente, racconta, hanno incontrato tantissima gente che li ha aiutati. Per questo la piccola Victoria sorride a tutti. «Ci hanno dato cibo, da bere, un tetto sulla testa, ci hanno accompagnati e guidati, il che mi fa amare il mio Paese ancora di più. La stessa Victoria mi aiuta tanto, perché è forte». Ma senza sua madre, Victoria non sarebbe ancora viva, ma morta chissà dove.
‘Jesus … this is just awful’: @andersoncooper discusses a haunting report from @arwaCNN about children receiving hospice care who were forced to flee Ukraine in a train. pic.twitter.com/NiI8PCBYXr
— CNN (@CNN) March 5, 2022
L'ultimo tentativo di salvezza
E come lei molti dei 200 bambini sottoposti a cure palliative nella regione di Kharkiv. Quelli che avevano bisogno di respiratori non sono potuti partire: i bimbi non sarebbero sopravvissuti, così come quelli che erano troppo malati. Ma qualcuno ha deciso di tentare lo stesso: «Preferivano morire sulla strada della salvezza che intrappolati sotto le bombe». Così Szuszkiewicz ha messo in piedi una rete di medici che hanno aiutato a portare i propri piccoli pazienti al punto d'incontro a Lliv. E da Varsavia hanno mandato i treni riconvertiti in trasporti medici. Anche se tutti i genitori dicono che torneranno in patria appena possono per aiutare a ricostruire la cloro città. Mentre entrano a Varsavia, alla mamma di Victoria arriva un messaggio: dice che Kharkiv è stata distrutta in un'ora. Non è rimasto nulla, solo macerie.