Team Six dei Navy Seal della Marina, per Israele allertate le forze speciali Usa che eliminarono Osama Bin Laden

Tel Aviv all’Onu: gli ostaggi sono 150. Erdogan avvia le trattative con Hamas. Si valuta una missione a Gaza dei Navy Seal Usa: «Il personale è già sul campo»

Giovedì 12 Ottobre 2023 di Anna Guaita
Team Six dei Navy Seal della Marina, per Israele allertate le forze speciali Usa che eliminarono Osama Bin Laden

 Combattere le proprie guerre da soli. Questo è il vanto di Israele. Tel Aviv chiede aiuto sotto forma di armi e finanziamenti, ma quando c’è da combattere lo fa da sola, con le proprie forze. E tuttavia questa volta, nello scontro decennale con i miliziani di Hamas, c’è un elemento nuovo, che sembra destinato a stravolgere la tradizione: fra le decine di civili che i terroristi hanno catturato ci sarebbero anche cittadini americani. Questo spiega la particolare forza con cui sia il ministro della Difesa, Lloyd Austin, che il portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, John Kirby, hanno sottolineato come gli Stati Uniti abbiano già «persone sul campo» per aiutare gli israeliani «sia sul fronte dell’intelligence che della pianificazione» per il loro salvataggio. 
 

L’ALLERTA

Fonti bene informate assicurano che a Fort Bragg le squadre speciali sono state messe in stato di allerta. Proprio nella base della Carolina del nord si allenano gli uomini destinati alle operazioni speciali in territorio ostile, la Delta Force dell’esercito e il Team Six dei Navy Seal della Marina, che operano in condizioni di estremo pericolo. Il Team Six dei Navy Seal è lo stesso che nel 2012 penetrò fino nel cuore del Pakistan, per attaccare la residenza segreta di Osama Bin Laden, l’ideatore e il finanziatore degli attacchi dell’11 settembre.

Non basta: altri gruppi di forze speciali, con base in un Paese europeo alleato e vicino al teatro, sono state messe in allerta secondo quanto due alti funzionari militari americani hanno confidato al Messenger, mentre Kirby ha assicurato che gli Usa sono pronti a inviare una seconda portaerei più vicino a Israele se sarà necessario. 

GLI OSTAGGI

Ma in una fase così complicata del conflitto è difficile anche sapere quanti siano esattamente gli ostaggi. Il governo israeliano ha detto ieri di averne identificati 60. L’ambasciatore di Tel Aviv all’Onu ha ribadito che si sospetta che siano «circa 150». Oltre agli americani e ai nostri connazionali ci sono cittadini britannici, francesi, russi, ucraini, austriaci, canadesi, cinesi. Per identificarli anche gli americani stanno collaborando contattando le famiglie delle persone dichiarate disperse: «Siamo in contatto con le famiglie – ha detto ieri il portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca - E i familiari ci aiutano a capire dove erano i dispersi quando si sono avuti gli ultimi contatti. Abbiamo offerto a Israele il nostro expertise, la collaborazione dell’Fbi e dell’intelligence militare. Faremo tutto il possibile per riportare i cittadini americani alle loro famiglie». Un filo di speranza è venuto da una dichiarazione raccolta dalla Cnn ieri: il Qatar starebbe mediando fra Israele e Hamas perché i miliziani rilascino donne e bambini ostaggio, mentre Israele libererebbe donne e bambini rinchiusi nelle sue prigioni. 

 

LA MEDIAZIONE

Un altro messaggio di speranza è venuto dal governo egiziano: «L’Egitto ha ricevuto da Hamas l’impegno a non maltrattare ostaggi stranieri e con doppia nazionalità». La notizia, riportata dal canale tv Al Arabiya, può forse rassicurare i parenti di ostaggi stranieri o con doppia cittadinanza, ma certo non rassicurerà i parenti degli ostaggi israeliani che non vengono citati. Mentre fonti ufficiali riferiscono che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avviato negoziati con Hamas per ottenere la liberazione degli ostaggi israeliani. Inoltre, quasi a unire la beffa alla tragedia, si è scoperto che i miliziani si sono impadroniti e hanno utilizzato le carte di credito sia degli ostaggi che di vittime che abitavano nei kibbutz di fronte a Gaza. Lo ha rivelato la Banca di Israele. Intanto ieri la Casa Bianca ha aumentato il numero di vittime americane, che sono passate da 14 a 22. Il Dipartimento di Stato sta aiutando i cittadini americani che vogliano lasciare Israele, ma oltre a suggerire e facilitare il viaggio attraverso i normali canali, si starebbe preparando anche a un’evacuazione di emergenza nel caso la guerra peggiorasse. Ci sarebbero in corso negoziati per garantire un corridoio umanitario al sud del Paese verso l’Egitto. E si valuta anche una possibile evacuazione di massa. Se venisse ordinata sarebbe la seconda dell’Amministrazione Biden dopo il caotico (e contestato) ritiro dall’Afghanistan. Tuttavia la missione sarebbe complicata, perché la più vicina “Marine Expeditionary Unit”, appositamente addestrata per eseguire evacuazioni in coordinamento con le ambasciate, si trova in Kuwait.

Ultimo aggiornamento: 10:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA