Russia e Cina alla conquista del Maghreb, asse con l'Algeria per dirottare l'influenza del fronte Occidentale

Il fronte dell'Algeria, Paese storicamente non allineato, ma più vicino a Mosca e Pechino che che all'Occidente.

Martedì 18 Luglio 2023
Russia e Cina alla conquista del Maghreb, l'alleanza con l'Algeria per dirottare l'influenza del fronte Occidentale

La guerra in Ucraina continua a dividere il mondo: da una parte l'emisfero occidentale, con gli Stati Uniti alla guida, dall'altra quello orientale, con la Russia. Diversi politologi parlano di una nuova guerra fredda tra nemici che non hanno mai smesso di guardarsi con diffidenza. Molti Stati sono tornati alla posizione originaria dal 24 febbraio 2022, e uno di questi è l'Algeria che appartiene storicamente ai non allineati, ma è più vicino a russi e cinesi che all'Occidente.

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La Russia e il fronte maghrebino

La recente visita del presidente Abdelmadjid Tebboune in Russia a giugno ne è la prova più lampante.

Il rapporto dell'Algeria con Cina e Russia è storico, perché sono stati stabiliti legami con il Paese nordafricano prima della sua indipendenza, quando l'Algeria ha scelto il socialismo di stato. Sia la Russia che la Cina sono considerate partner fidati nelle questioni di difesa e di politica estera.  E, mentre Mosca mostra una posizione "favorevole" per l'Algeria riguardo al conflitto nel Sahara occidentale, la Cina si è consolidata come primo partner economico di Algeri. Ci sono relazioni amichevoli tra Algeri e Pechino, ma non si può parlare di relazioni strategiche.

LE RELAZIONI

L'Algeria ricorda il sostegno della Cina nella guerra d'indipendenza. E Pechino non dimentica il ruolo attivo di Algeri nel suo ingresso nell'Onu nel 1971. Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, hanno relazioni militari molto strette. È il principale fornitore di armi e di conoscenze tecniche militari, anche se i suoi scambi economici sono più modesti: appena tre miliardi di dollari. L'Occidente perde terreno in Algeria. «La presenza occidentale  non è mai stata considerata in termini di influenza, ma piuttosto in termini di opportunità di business - ha spiegato a El  Espanol il giornalista algerino Noureddine Azzouz -. Inoltre, l'Algeria, dopo la sua posizione di non allineamento, oggi segue una politica di multi-collaborazione alla ricerca di un posto all'interno dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica)».

L'INFLUENZA SUL MAGHREB

La questione dell'influenza si pone soprattutto in riferimento a Francia e Spagna. Azzouz ritiene che «la Francia, a causa delle successive crisi con Algeri, continui a perdere quote di mercato a vantaggio di altri Stati europei come l'Italia». E questo vale anche per la Spagna che, a causa dell'appoggio del presidente Pedro Sánchez al piano di autonomia marocchina per il Sahara occidentale, ha perso importanti affari in settori come l'agricoltura, la ceramica e l'edilizia.

Sulla guerra in Ucraina, Noureddine Azzouz giustifica la posizione del suo Paese. «Algeri si astiene dal criticare Mosca per ovvi motivi strategici e militari. La struttura degli scambi tra i due Paesi è dominata dal mercato degli armamenti», spiega.

PECHINO

Riguardo alla Cina, poi, il megaprogetto nella miniera di Gara Djebilet, nella provincia di Tindouf, nel sud dell'Algeria (terza riserva di ferro al mondo) sta iniziando a prendere forma con la firma della cooperazione con i cinesi. Un consorzio di tre società cinesi (CWE, MCC, HeyDay Solar) ha appena visitato l'Algeria per firmare un contratto di sfruttamento di questa miniera. Il gigantesco progetto è una vera sfida per il Paese del Maghreb che attende la sua adesione ai Brics.

Le aziende cinesi sono presenti per due motivi. In primo luogo, per «fornire finanziamenti, tecnologia e know-how». E in secondo luogo - evidenzia ancora Azzouz - «i cinesi cercano di recuperare parte della produzione come fanno altre aziende cinesi nel mondo e in Africa in particolare». Queste società sono meno costose rispetto ad altri operatori del settore minerario. Inoltre, questa collaborazione vanta un solido accordo politico tra Algeri e Pechino.

Di recente si è svolta la visita del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune in Russia e le sue dichiarazioni insieme a Vladimir Putin sono state un messaggio all'Occidente: l'Algeria è dalla parte russa. Durante il Forum economico internazionale di San Pietroburgo (Spief), svoltosi dal 14 al 17 giugno, Tebboune ha detto molto chiaramente che l'Algeria non è condizionata dalla politica. «Gli algerini sono nati liberi e continuano ad esserlo, nelle loro decisioni e nei loro comportamenti», ha aggiunto tra gli applausi di Putin e dei presenti.

Ufficialmente, il motivo della visita era quello di rafforzare le relazioni bilaterali. Algerini e russi hanno anche firmato il documento di "profonda cooperazione strategica".

LA STRATEGIA

Le letture politiche di questa visita sono state le più varie. «L'alleanza con la Russia non è contro l'Occidente, ma il Paese nordafricano ha bisogno del sostegno della Russia per entrare a far parte dei Brics», ha ammesso Akram Khreif, giornalista politico algerino che si occupa di questioni di difesa e sicurezza.

Nonostante lo stretto rapporto tra Algeri e Mosca, la loro posizione dall'inizio della guerra in Ucraina è rimasta equilibrata. Un atteggiamento approvato dalla Russia considerandola un "partner affidabile", secondo quanto recentemente dichiarato dai diplomatici di Mosca.

L'esercitazione militare Fadjr 2023 ("Madrugada 2023") del 25 giugno è stata una vera e propria parata di armi algerine. Per la prima volta si è visto il sistema di difesa antiaerea Tor M2e - riporta il quotidiano algerino specializzato in difesa Mena Defence - noto da anni, ma che non era stato fotografato né filmato. Il pezzo completa la gamma del sistema di difesa antiaerea Cfdat e delle armi terrestri.

Dietro queste manovre ci sono diversi messaggi, il primo è «la coesione tra i due pilastri del potere algerino: la presidenza e lo stato maggiore dell'esercito», specifica Azzouz. Un messaggio che viene ricordato quando tanti sono gli interrogativi sui rapporti tra il capo dello Stato e l'esercito.

Il secondo messaggio, vista la situazione attuale, precisa Azzouz, «è rivolto al Marocco, con il quale si sono interrotte le relazioni e che è considerato l'avversario numero uno dalla normalizzazione dei rapporti con Israele. Questa alleanza è stata accompagnata da una maggiore cooperazione e Algeri la considera una vera e propria minaccia alla sua sicurezza. Al centro, ovviamente, c'è la questione del Sahara occidentale, tornato ad essere il carburante di una crisi algerino-marocchina che rischia di avere sviluppi più preoccupanti di quelli attuali».

Ultimo aggiornamento: 17:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA