Putin: «I nostri soldi (940 milioni di dollari) a Wagner». Così lo Zar mette la firma sui crimini dei mercenari

La Russia ammette: versati 940 milioni di dollari al gruppo di Prigozhin. Le affermazioni agli atti del tribunale penale internazionale dell'Aia

Lunedì 3 Luglio 2023 di Marco Ventura
Putin: «I nostri soldi a Wagner». Così lo Zar mette la firma sui crimini dei mercenari

Uno degli effetti destabilizzanti per il Cremlino della marcia wagneriana su Mosca sta emergendo solo in questi giorni.

E passa attraverso la lenta ma inesorabile investigazione del Tribunale penale internazionale dell'Aia.

I finanziamenti

Le dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin davanti ai funzionari del ministero della Difesa, riportate dalle agenzie ufficiali Tass e Ria Novosti, sul fatto che in realtà l'organizzazione di mercenari Wagner è stata «totalmente finanziata» da Mosca e il tono di rivendicazione col quale lo Zar lo ha sottolineato per dimostrare che le vittorie dei mercenari sono in fondo sue, sarebbero già agli atti della Procura del Tpi. Andrebbero a rafforzare le accuse per le quali è stato chiesto l'arresto di Putin, non più solo la deportazione dei bambini ucraini in Russia, ma potenzialmente tutti i crimini commessi dai mercenari al soldo di Evgeny Prigozhin, dalle esecuzioni sommarie di civili alle violenze sessuali. «Voglio che tutti sappiano dice Putin che al mantenimento del gruppo Wagner ha provveduto completamente lo Stato. Dal budget della Difesa a quello statale, siamo noi ad averlo finanziato». Putin è entrato anche nei dettagli. In un anno, fino a maggio 2003, lo Stato avrebbe versato più di 86 miliardi di rubli, circa 940 milioni di dollari, al gruppo gestito e comandato da Prigozhin. Parole che scoperchiano un vaso di Pandora, dopo che all'inizio della guerra e dalla fondazione di Wagner nel 2014, Mosca aveva negato che il gruppo avesse a che fare con lo Stato, che esistessero in Russia compagnie private di contractor e che Prigozhin ne fosse alla testa. Adesso, stando al Guardian che cita giuristi inglesi, «sarà più facile incriminare Putin per crimini di guerra».

 

Lo Zar dovrebbe dimostrare di non aver pronunciato quelle parole, o che foraggiare un gruppo criminale non basti, in punta di diritto, per esserne considerati complici. Intanto, l'oppositore bielorusso ex ministro della Cultura, Pavel Latushka, sostiene di avere fornito alla Corte penale internazionale materiali che proverebbero il coinvolgimento del presidente Lukashenko, reduce dalla mediazione tra Putin e il capo di Wagner, nel trasferimento forzato di minori ucraini in Bielorussia e, da qui, per l'adozione in Russia: 2.100 deportati da 15 città occupate. Minsk nega. E l'Aia non conferma, per tutelare le fonti. Insomma, sul capo di Putin e Lukashenko si addensano ombre e possibili incriminazioni.

 

Gli appalti

Anche dopo una dura battaglia del 2018 delle forze Wagner in Siria, Mosca negò qualsiasi legame. I fondi versati a Prigozhin, specie attraverso gli appalti per le mense militari, di per sé «non bastano a dire che si è conniventi dal punto di vista del diritto internazionale», spiega Dapo Akande della Blavatnik School of Government di Oxford. «Ma può essere parte di un'inchiesta più ampia. E rende più difficile che si possa dire "ciò che hanno fatto non ha niente a che vedere con noi"». Oltretutto, i crimini di Wagner escono dai confini dell'Ucraina. Spaziano dalla Siria alla Repubblica centrafricana. Il Tribunale dell'Aia ha giurisdizione nel Mali, dove nel 2022 i mercenari avrebbero giustiziato sommariamente 500 innocenti. Inoltre, il numero delle vittime della guerra di Putin va dalle 9.000 accertate dall'Onu alle 42.000 di fonte americana, in realtà sarebbero molte di più. Gli stupri, le torture, le esecuzioni, le deportazioni (anche di bambini) secondo Alezander Motyl, politologo della Rutgers University-Newark, sono state perpetrate su una scala di massa che le renderebbe «intenzionali». E sarebbero evidenti dalla distruzione della diga di Kakhovka e dai campi minati nella centrale nucleare di Zaporizhzhia gli intenti «genocidi» del Cremlino. All'Aia i giudici accumulano faldoni e lavorano.
 

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