Putin ora è più forte? Stefanini: «Alle elezioni avrà più consensi, ma il suo isolamento internazionale crescerà»

Per l’ambasciatore Stefano Stefanini, già rappresentante d’Italia alla Nato​ e consigliere diplomatico dell’ex presidente Napolitano, «Putin non vuole opposizioni

Domenica 18 Febbraio 2024 di Marco Ventura
Putin ora è più forte? Stefanini: «Alle elezioni avrà più consensi, ma il suo isolamento internazionale crescerà»

Ambasciatore Stefanini, cosa c'è dietro la morte di Navalny? «Le circostanze precise non le conosciamo, ma certo sono state create le condizioni per cui si togliesse di mezzo ed è avvenuto un mese prima di elezioni, in Russia, in cui Putin non si accontenta di una vittoria semi-plebiscitaria». Per l’ambasciatore Stefano Stefanini, già rappresentante d’Italia alla Nato e consigliere diplomatico dell’ex presidente Napolitano, «Putin non vuole opposizioni.

Lo ha dimostrato impedendo a Boris Nadezhdin, il candidato anti-guerra, di presentarsi. Questa sarebbe la quinta volta che viene eletto, a parte l’elezione di Medvedev che fu pilotata. La differenza è che la Russia oggi è in guerra, ha perso 300mila uomini e la gente comincia a rendersi conto, per quanto martellata dalla propaganda, di non vivere in condizioni normali. È un Paese che ha dovuto dotarsi di una economia di guerra. Prima o poi questo significa tirare la cinghia. Ecco perché Putin non può permettersi un’opposizione».

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Perché Navalny faceva così paura?
«Putin temeva Navalny, perché era un oppositore russo doc, faceva leva sull’identità russa e non era sospettabile di simpatie occidentaleggianti. Inoltre, aveva una fortissima capacità di mobilitazione popolare e aveva scoperto un nervo sensibile del regime russo: la corruzione, la plutocrazia, l’arricchimento dei membri della Corte di Putin. E poi aveva un’enorme abilità nell’uso dei media, e una certa ironia. Insomma, era una minaccia per Putin, e questo ha portato all’arresto dopo il suo rientro volontario in Russia - lui riteneva che l’opposizione a Putin andasse fatta in Russia - e allo spostamento in un carcere di sicurezza oltre il Circolo polare artico. Una carcerazione che ne metteva a rischio la sopravvivenza fisica».

Perché rivare il corpo è così importante?
«Sarebbe importante poter fare l’autopsia. Lo abbiamo visto anche in circostanze rivelatrici, come quando le autorità egiziane mostrarono al nostro ambasciatore il cadavere di Giulio Regeni. Se la versione del malore dopo l’ora di gelida aria fosse vera, non ci sarebbe difficoltà a esibire il corpo, che dovrebbe essere facilmente rintracciabile e andrebbe restituito alla famiglia».

Che conseguenze avrà questa vicenda su Putin?

«La sua elezione sarà ancora più plebiscitaria. La morte di Navalny è un avvertimento a chiunque dia qualche vago segnale di opposizione. Gli arresti sono altri segnali. Alla pensionata che mette una rosa per terra si può concedere il gesto, un po’ meno a un giovane. Le conseguenze fuori dalla Russia sono difficili da anticipare. In passato Biden disse che ci sarebbero state, ma poi i rapporti con Mosca sono precipitati. Difficile pensare a ulteriori prese di posizione contro la Russia, ma la morte di Navalny inasprisce relazioni già pessime e compromette la prospettiva di qualsiasi dialogo con Putin. Chi si sentirebbe oggi, come fece Macron due anni fa con buone intenzioni per evitare la guerra, di prendere il telefono e passare ore a parlare con lui? Quale leader occidentale potrebbe concepire di recarsi a Mosca e incontrarlo? Abbiamo un grande paese europeo, una potenza nucleare, col quale il dialogo è semi-paralizzato. E il suo leader è diventato un paria. Sarà interessante vedere chi gli manderà messaggi di congratulazioni dopo la sicura rielezione del 17 marzo e in che termini».

Putin potrebbe essere incriminato dalla giustizia intenazionale?

«All’Aia è già stato incriminato, non fa differenza, ma ora è più difficile non arrestarlo se mette piede in un Paese che ha firmato il Trattato del Tpi. Tutto questo però nel dominio psicologico: non è possibile dimostrare che Putin ha ucciso Navalny. L’ordine scritto non solo non sarà trovato, ma non c’è. Putin anche in passato non aveva bisogno di essere esplicito, lasciava margini per cui gli esecutori sapevano quel che potevano fare».

La morte di Navalny è un fattore di rischio ulteriore per l'Europa?

«La Russia è riuscita a creare un’economia di guerra e ha potenziato la sua macchina militare. Non è in grado oggi di attaccare un Paese Nato, ma ha creato un sistema che la rende una minaccia alla sicurezza e stabilità in Europa. Putin ha detto di non avere interessi su Polonia e paesi baltici, ma un pretesto qualsiasi, per esempio una crisi in Estonia o Lettonia dove ci sono minoranze russe, gli darebbe un motivo… Questo non ha a che vedere con la morte di Navalny, se non per il fatto che questa morte segnala i livelli di durezza e repressione a cui è arrivato il regime. L’Europa deve porsi il problema di una Russia aggressiva nel continente, indipendentemente da Trump e dalla spesa percentuale nella Difesa. Deve avere le capacità sufficienti a fare la deterrenza alla Russia, almeno in campo convenzionale. Oggi non è pensabile che noi europei non siamo in grado di difenderci da soli, avendone i mezzi e la forza economica. In Libia dovemmo andare a bussare alla porta americana per far intervenire Obama ed eliminare dei terroristi a un centinaio di km dalle nostre coste».

L'Ue sarà in grado di difendersi da sola?

«Il Commissario ipotizzato dalla presidente von der Leyen ben venga. Io non credo all’esercito europeo, ma credo nel ruolo dell’Europa nel mettere in piedi un’industria della difesa più integrata, senza più dover andare al supermercato di Washington. Il tema nucleare è più complesso. L’Ue in quanto tale non ha un deterrente nucleare, che è rappresentato da Nato e Usa e a titolo nazionale da Regno Unito e Francia. Uno dei paesi che si sentono più minacciati sul piano nucleare è la Germania e ci sono voci sul fatto che debba dotarsi di un deterrente nucleare. La risposta francese è: ve lo diamo noi. Ma non è la stessa cosa. La creazione di nuove potenze nucleari, e varrebbe anche nel caso del deterrente europeo, sarebbe in violazione del Trattato sulla non proliferazione. La soluzione più lineare è il mantenimento della deterrenza Nato offerta da armi tattiche nucleari Usa in Europa. I dubbi sorgono per le posizioni di Trump. L’alternativa è una garanzia offerta dalla Francia e magari anche dal Regno Unito».

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 08:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA