Ecocidio in Ucraina, tossine nel suolo e foreste distrutte: il costo della guerra di Putin

"Dovranno trascorrere generazioni per vedere ricrescere querce vecchie di 150 anni", denunciano gli attivisti

Domenica 28 Agosto 2022
Ecocidio in Ucraina, tossine nel suolo e foreste distrutte: il costo della guerra di Putin

Tossine nel suolo, foreste distrutte, contaminazione delle acque e minaccia nucleare. La guerra di Vladimir Putin in Ucraina ha un costo non solo in termini di vite umane: «È un ecocidio», denunciano gli attivisti.

Tra loro c’è Anatoliy Pavelko, avvocato, che quattro mesi fa combatteva in prima linea e ora ha preso un congedo temporaneo per tornare a Chernihiv dove è impegnato in una battaglia a lui familiare. Quella per la difesa dell’ambiente.

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Catalogazione danni

«La maggior parte delle persone, come è giusto che sia, presta attenzione ai morti e ai danni alle infrastrutture, ma molti e persino il governo nazionale dimenticano le perdite e i danni causati all’ambiente, altrettanto pericolosi», spiega in un reportage realizzato dal quotidiano inglese The Guardian. Pavelko, prima della guerra specializzato nella protezione dei fiumi, ha lanciato una campagna per catalogare i danni e i rischi futuri causati dalle tossine rilasciate dai proiettili nei terreni agricoli, dalle sostanze chimiche dissolte nelle falde acquifere dopo i bombardamenti e gli incendi, dai fiumi contaminati dalle acque reflue utilizzate per ripulire i siti colpiti.

 

L’obiettivo è utilizzare i risultati dell’indagine per intentare una causa internazionale e costringere Mosca a coprire i costi di bonifica e i risarcimenti. «Se ci aspettiamo che i russi paghino per il disastro che hanno causato dovremmo prestare particolare attenzione ai dati e questa è una situazione in cui i danni non sono adeguatamente documentati», sostiene Pavelko. I rischi ambientali dell’invasione di Mosca sono stati evidenziai dai ripetuti allarmi nella centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. È stata sequestrata dalle forze russe a marzo, funzionari ucraini e internazionali ritengono che il comportamento sconsiderato delle truppe di occupazione abbia aumentato notevolmente il rischio di un incidente nucleare.

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La città a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia

La città si trova a poche decine di chilometri dal confine con la Bielorussia, dove le truppe russe si sono ammassate per sferrare l’offensiva e da dove hanno lanciato missili. Ha subito un assedio di 41 giorni con attacchi che hanno contaminato l’acqua, l’aria e il suolo, distrutto le risorse naturali e danneggiato un importante impianto di trattamento idrico. Alcuni effetti sono durati poche ore, mentre altri si faranno sentire per anni e potrebbero determinare contaminazioni permanenti senza bonifiche. Le sostanze chimiche rilasciate nel fumo si sono depositate sulla città e con la pioggia le tossine degli edifici bruciati sono filtrate nelle falde sotterranee. Gli ambientalisti hanno scattato numerose foto di una grossa industria che produce materiali per l’edilizia, distrutta dai missili russi, per cercare di calcolare quante tonnellate di plastica e altri materiali siano bruciate e quali sostanze chimiche abbiano rilasciato. Attorno a Chernihiv ci sono alberi e intere aree boschive distrutte dai bombardamenti: «Dovranno trascorrere generazioni per vedere ricrescere querce vecchie di 150 anni. Mia figlia non vedrà mai le nuove piante, probabilmente solo i suoi nipoti», si rammarica Hanna Hopko, attivista e politica ucraina. I proiettili conficcati nelle foreste sono un’eredità mortale: «Rilasciano materiale tossico - avverte Kateryna Polyanska, analista del gruppo di attivisti Environment People Law - Molte sostanze si stanno infiltrando nei campi e contaminano il cibo, inoltre attraverso il suolo arrivano ai fiumi».

Bomba ambientale

L’impatto ecologico della guerra, affermano gli attivisti, era evidente fin dall’inizio. Il movimento delle truppe russe nella zona della centrale di energia nucleare di Chernobyl ha causato un picco nelle radiazioni gamma. Numerose organizzazioni ucraine e internazionali, inoltre, da anni denunciano le possibili conseguenze ambientali e per la salute pubblica causate dalla guerra nel Donbass, regione a cui appartengono le province di Donetsk e Luhansk nell’Ucraina orientale. Sede di circa 4500 imprese minerarie, metallurgiche e chimiche, il Donbass era già martoriato dall’inquinamento: l’8% delle industrie non è in condizioni di sicurezza e rappresenta una minaccia per l’ambiente e qui si concentrano 200 dei 465 siti di stoccaggio per rifiuti industriali. Hanno l’aspetto di grandi stagni, ma sono il risultato degli sversamenti di scarti e sostanze tossiche prodotti dall’industria mineraria, chimica ed energetica della regione. Alcune di queste imprese sono state abbandonate dai loro proprietari o sono andate in rovina, molte si trovavano a pochi chilometri dalla linea del fronte.

Ultimo aggiornamento: 20:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA