I canali Telegram, che sono i tam tam della guerra in Ucraina, ieri sera diffondevano la notizia che i mercenari di Wagner avevano già cominciato a smobilitare e fuggire dai loro campi in Bielorussia.
Riorganizzazione
La situazione prevalente è di stallo. E la Russia ha risorse immense in termini di uomini e mezzi da riversare al fronte. Più complesso sostituire le strutture create da Prigozhin a supporto dei Paesi del Sahel, specialmente il Mali ma anche il Burkina Faso, e poi Libia, Sudan, giù fino al Madagascar. Nei giorni scorsi sul canale Telegram di Prigozhin era apparsa un’analisi che faceva capire come l’esercito russo stesse già cercando di estromettere i contractor. E la risposta dei media dei “musicisti” era che non è possibile rimpiazzare dalla sera alla mattina una serie di skill, di abilità, forgiate dall’esperienza sul terreno: in particolare, rapporti di stretta collaborazione operativa tra gli “ufficiali” di Wagner e quelli degli eserciti o i capi delle tribù o dei clan che operano in aree spesso contese tra le forze regolari e le formazioni jihadiste, legate a Al Qaeda o all’Isis con le loro denominazioni cambiate negli anni. La strategia d’attacco di Putin per prendere il controllo dell’organizzazione durava da settimane, era partita già dopo la marcia su Mosca del 24 giugno. E i due mesi prima dell’uccisione del capo ribelle sono serviti anche a questo.
REPULISTI
Nelle ultime settimane c’era stato un repulisti interno alle gerarchie militari. Adesso, se da un lato c’è il tentativo dei quadri di Wagner più “compromessi” di fuggire da campi facilmente individuabili per evitare azioni militari e arresti, c’è anche la minaccia direttamente rivolta a Putin, pur senza nominarlo: «Che questa sia una lezione per tutti. Devi sempre arrivare alla fine». E mentre appare il sonoro della Cavalcata delle Valchirie del vero musicista Wagner che accompagna i “necrologi” di Prigozhin e Utkin, si sparge la notizia di tentativi di riformare una seconda “marcia della giustizia” su Mosca.