Isis e l'attentato a Mosca, la strategia jihadista: diventare i protagonisti dei conflitti globali

L’esperto: «Con l’attenzione del mondo rivolta a Gaza e Ucraina, i terroristi cercano visibilità»

Lunedì 25 Marzo 2024 di Valentina Errante
Isis e l'attentato a Mosca, la strategia jihadista: diventare i protagonisti dei conflitti globali

ROMA «L'allarme per il rischio di attentati terroristici da parte di Daesh in Occidente non è mai cessato. Lo dimostrano i report annuali dell'intelligence. La differenza è solo nella percezione del pericolo da parte dell'opinione pubblica». Marco Lombardi, ordinario di sociologia alla Cattolica di Milano e direttore del Centro di ricerca Itstime, massimo esperto di terrorismo e di comunicazione dell'Isis, spiega come dal 2017 l'allerta sia sempre rimasta altissima.

Mentre negli ultimi anni la preoccupazione dei cittadini dei paesi occidentali sia progressivamente diminuita. «L'allarme di possibili attacchi, anche in Europa, rimane dunque sempre concreto».

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Il RIPOSIZIONAMENTO


Secondo Lombardi, Daesh avrebbe deciso di riposizionarsi inserendosi in nei conflitti globali, visto che l'attenzione dell'opinione pubblica è rivolta alla guerra Ucraina e a quella in Medio Oriente. Ma diversi elementi, per il docente, spiegano perché la rivendicazione sia assolutamente autentica, mentre non ci sono evidenze che possano far pensare a una diversa attribuzione dell'attacco al Crocus City Hall: «L'aspetto interessante - spiega Lombardi - riguarda soprattutto i tempi. L'attentato poteva essere fatto prima delle elezioni e invece è avvenuto dopo. La rivendicazione, inoltre è arrivata molto rapidamente rispetto alle abitudini di Daesh. L'attentato si inserisce nell'allerta delle intelligence, che nelle ultime settimane avevano registrato una maggiore vitalità dell'Isis in lingua russa. Questi elementi, tutti insieme, rendono credibile la paternità di Daesh, che si sta riposizionando in prima fila. Del resto a gennaio aveva già colpito in Iran e in Afghanistan». Per Lombardi si è trattato di un attacco a Putin: «Se l'Isis avesse colpito prima delle elezioni sarebbe potuto sembrare che Daesh volesse orientarle, cosa che sarebbe stata possibile. Invece ha voluto minare la stabilità di Putin e riposizionarsi. Ha mostrato il vulnus del suo regime e dell'intelligence, che per la seconda volta, dopo la vicenda della Wagner, ha fallito».

IL NUOVO CENTRO

Nell'ultima relazione, il Dis, come l'intelligence degli altri paesi, aveva posto l'accento sul coinvolgimento da parte di Daesh di cittadini centro-asiatici (soprattutto tagiki) e nord-caucasici Tutti e quattro gli attentatori sono tagiki, ma per Lombardi non è anomalo che siano stati ingaggiati in rete e abbiano agito dietro compenso: «Organizzazioni come Hamas ed Hezbollah reclutano uomini disposti a uccidere garantendo, ad esempio, l'istruzione dei figli. Il fatto che non si sia trattato di kamikaze non è un elemento per ritenere che l'attentato non sia stato organizzato da Daesh. Questo tipo di scambio è sempre esistito». E il professore spiega che il cuore di Daesh si è spostato: «È nelle ulaia del Caucaso e del Khorasan che Daesh avrebbe in questo momento i suoi centri vitali. Con la mente nel Khorasan e il luogo di reclutamento nel Caucaso. Ed è possibile che l'attacco sia stato organizzato in modo concorde da queste due componenti».

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DIETROLOGIA

Rispetto alle minacce di Putin, che accusa l'Ucraina dell'attentato, o alle letture che dell'attacco terroristico per Lombardi non sono convincenti: «C'è chi sostiene che l'Isis sia una succursale di altre agenzie interessate a un simile atto e che dietro possa addirittura esserci la Cia - spiega - non ci sono indicazioni che spingano a questa lettura. Quindi questo tipo di argomentazioni non mi trova d'accordo. Le narrative diverse, come in tutti gli attentati, trovano ovviamente il loro spazio. Putin ha già cominciato con la sua propaganda».

Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 07:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA