Israele, allerta massima: «Iran pronto ad attaccarci». Niente congedo ai soldati e code ai supermercati

Le minacce di Teheran: vendicheremo il raid di Damasco. Nel giorno della paura anche Gps impazziti

Giovedì 4 Aprile 2024 di Mauro Evangelisti
Israele, allerta massima: «Iran pronto ad attaccarci». Niente congedo ai soldati e code ai supermercati

Due mondi allo specchio, le vite parallele dei due grandi nemici. A Tel Aviv e negli altri centri di Israele i cittadini sono andati nei supermercati ad acquistare scorte di generi alimentari e bottiglie d’acqua, mentre l’esercito ha interrotto i segnali Gps «per neutralizzare alcune minacce». A Teheran il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha minacciato: «Israele pagherà un prezzo pesante per le sue azioni criminali», il riferimento è all’attacco al consolato iraniano di Damasco di lunedì scorso. Nello Stato ebraico la gente è corsa ai bancomat a prelevare contanti, alle banche è stato detto di prepararsi. In Iran risuonano ancora le parole della Guida suprema, Ali Khamenei, che l’altro giorno ha detto: «Gli sforzi codardi del regime sionista come quello compiuto in Siria non li salveranno dalla sconfitta. Naturalmente riceveranno uno schiaffo in faccia per questa mossa». Il primo ministro israeliano Netanyahu ieri sera ha avvertito l’Iran: «Faremo del male a chi ci fa del male o vuole farci del male». Va detto che l’agenzia Reuters ha sentito due funzionari iraniani, ovviamente in forma anonima, che hanno spiegato: «La ritorsione al raid su Damasco sarà limitata, punta alla deterrenza. Teheran non si allontanerà dall’approccio adottato da ottobre: evitare il conflitto diretto con Israele e gli Stati Uniti e sostenere allo stesso tempo gli alleati che hanno colpito Israele, le truppe statunitensi e le navi del Mar Rosso». L’esercito israeliano ha sospeso il congedo delle truppe combattenti ed è stata compiuta una esercitazione in un ospedale Gerusalemme per simulare la risposta all’arrivo di un «alto numero di feriti».

Netanyahu: «Ci difenderemo da ogni minaccia». Israele, allerta massima: «Rischio attacco Iran»

MOBILITAZIONE

Non solo: sono stati richiamati i riservisti della difesa aerea. Dicono dall’Idf: «Dopo un valutazione della situazione abbiamo deciso di aumentare le forze a disposizione e di arruolare soldati di riserva nel settore della difesa aerea». La Cia ha avvertito Israele: è possibile un attacco imminente dell’Iran nelle prossime 24 ore. Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence israeliana: l’Iran oggi - ultimo del mese di Ramadan e del giorno del Quds iraniano - potrebbe sferrare l’attacco. In che modo? Ci sono varie possibilità: Teheran potrebbe organizzare un massiccio lancio di missili sfruttando i gruppi che sostiene, dunque Hezbollah dal Libano, i ribelli Houthi dallo Yemen ma anche le milizie in Siria; ma potrebbe invece attaccare direttamente, sempre con droni e missili da crociera, dall’Iran, probabilmente più per dimostrare che è in grado di farlo che per puntare a una reale escalation.

Il capo dell’Intelligence nazionale israeliana, il generale Amit Saar, lo ha detto in modo molto diretto: «Il peggio non è alle nostre spalle, sono in arrivo giorni complessi». Sintesi di Haaretz, quotidiano israeliano: «La difesa è in alto livello di allerta per il rischio di un attacco dell’Iran per vendicarsi del raid su Damasco. Teheran in base a tutti i segnali e gli avvisi che giungono da lì è determinata a rispondere all’uccisione del comandante delle Guardie Rivoluzionarie». Nel raid di lunedì, nella sede diplomatica iraniana di Damasco, capitale siriana, sono morti sette membri della Forza Quds dei Pasdaran, tra cui i generali Muhamad Reza Zahedi e Muhamad Hadi Haj Rahimi.

Video

GENERALI

In particolare, Zahedi, 83 anni, era il leader più anziano delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane e l’ufficiale più importante ucciso dal 2020, quando gli Usa ammazzarono Soleimani in Iraq. In questo clima cupo di attesa il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il contrammiraglio Daniel Hagari ha messo alcuni punti fermi: «Siamo in stato di massima allerta in tutti i campi. Abbiamo rafforzato la vigilanza nelle unità di combattimento, abbiamo potenziato i sistemi di difesa aerea e abbiamo aerei preparati per la difesa e pronti per l’attacco. Siamo pronti a tutto in tutti i confini e per una varietà di scenari». Hagari ha anche detto che le indagini sull’uccisione da parte dei militari israeliani di sette operatori umanitari di World Central Kitchen, che stavano portando aiuti dentro la Striscia di Gaza, «è stata completata e sarà presto presentata al pubblico». Difficile a questo punto pensare che le trattative per una tregua tra Hamas e Israele possano giungere a un punto di incontro in tempi rapidi. Ieri il rappresentante di Hamas in Libano, Osama Hamdanha, ha fatto sapere: «La nostra posizione negoziale è quella presentata il 14 marzo ai mediatori egiziani e del Qatar. Israele non è interessato al rilascio degli ostaggi. I negoziati sono bloccati in un circolo vizioso».

Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA