Quando i militari israeliani sono entrati nel kibbutz di Kfar Aza, a cinque chilometri dalla Striscia di Gaza nel deserto del Negev, si sono resi conto che l’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre era il punto di non ritorno: «Questo non è un campo di battaglia. È un massacro», ha detto il generale Itai Veruv.
I ritratti
Per ognuno c’è una storia. Molti sono stati presi con le famiglie, alcuni con le nonne, ad altri sono stati uccisi la madre e il padre. Abigail ha tre anni, indossa una maglietta con pappagalli colorati, sorride in uno dei suoi ultimi scatti. Quando i miliziano hanno fatto irruzione nella sua casa a Kfar Aza si sono trovati davanti i genitori Roy e Samdar Idan, morti crivellati dai proiettili, mentre i suoi fratelli di sei e nove anni si sono salvati nascondendosi in un armadio. Abigal è scappata nell’appartamento dei vicini ed è stata rapita insieme a loro. Dallo stesso kibbutz sono stati trascinati via i tre fratelli Uriyah, quattro anni e mezzo, Yuval, otto, e Ofri Brodetz insieme alla loro madre Hagar, fotografata con la primogenita sulle ginocchia che mangia un gelato. Inghiottiti nella Striscia anche Tal Goldstein, 9 anni, i fratelli Agam e Gal, la mamma Chen. Aviv Asher, 2 anni e mezzo, guarda dritto nell’obiettivo con gli occhi scuri, una coroncina di fiori rosa tra i capelli: è stata sottratta da Nir Oz con la sorella Raz, la madre Doron e la nonna Efrat Katz. Sono otto i bambini rapiti nel kibbutz a sud di Israele, dove circa un quarto dei 400 residenti rientrano nell’elenco dei morti, dei feriti o degli ostaggi. Tra le vittime Carmela Dann, ottant’anni, e sua nipote Noya Dann, dodicenne con disturbo dello spettro autistico, identificate solo il 13 ottobre: le hanno trovate senza vita ancora abbracciate l’una all’altra nel rifugio di casa.
Bolle di sapone
Le immagini diramate dal governo israeliano formano un mosaico del dolore. Uno accanto all’altro, tutti in momenti felici, vengono ritratti i nove mesi di Kfirun con un pupazzo rosa tra le mani e i 17 anni di Ofir e Agam. In mezzo ci sono Ariel, 4 anni, che fa le bolle di sapone, Ella, di otto, fotografata con un abito da principessa, e il sorriso sdentato del coetaneo Naveh. Eitan, 12 anni, posa con il suo gatto in spalla, lo scatto di Amelia, 6 anni, ostaggio con la madre e i due cugini, è il ricordo di una bella giornata al mare. In conferenza stampa davanti al presidente francese Emmanuel Macron e al resto del mondo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è soffermato sul dramma dei più piccoli e ha evocato la shoah. Nell’attacco di Hamas, ha detto, «i bambini sono stati costretti a nascondersi nelle soffitte come Anna Frank dai nazisti». Un richiamo al passato al quale fa riferimento anche Alon Goldstein sul sito Israele.net: «Un delinquente con kalashnikov agguanta un ragazzino di nove anni. Neonati, anziani. Tutti spietatamente sequestrati. Immagini a colori, insopportabili. Scattate in Israele nel 2023, non nel ghetto di Varsavia sotto occupazione nazista nel 1940». A dare voce ai tanti minori uccisi, feriti o rapiti in questa guerra è l’Unicef: «Negli ultimi 18 giorni nella Striscia di Gaza è stato registrato un bilancio devastante per i suoi bambini, con notizie di 2.360 morti e 5.364 feriti. Secondo le notizie, più di 400 bambini morti o feriti ogni giorno. Inoltre, più di 30 bambini israeliani hanno perso la vita e decine rimangono in ostaggio nella Striscia di Gaza. Questo periodo rappresenta l’escalation più letale delle ostilità nella Striscia e in Israele a cui l’Onu abbia assistito dal 2006».