Gaza, la strage dei buoni: dai medici ai volontari. «Erano qui per aiutare»

L'Oms: morti oltre 160 sanitari. Mai tante vittime tra gli operatori sanitari: già 88

Mercoledì 8 Novembre 2023 di Raffaella Troili
Gaza, la strage dei buoni: dai medici ai volontari. «Erano qui per aiutare»

Via la lucidità, spazio alla tenerezza. Così accudiscono sconosciuti bambini in lacrime mentre da un mese non hanno notizie della propria famiglia e tutt'intorno desolazione e lamenti rendono irriconoscibile il loro ospedale, anche il loro ruolo. «Sentiamo le bombe e tremiamo». Spesso nella concitazione, dopo lo sforzo di un'operazione effettuata al buio e illuminata dalla luce dello smartphone, hanno scoperto che tra i morti e i feriti appena arrivati in ospedale c'erano i loro cari. Molti di loro, hanno perso la vita: oltre 160 gli operatori sanitari morti nella Striscia di Gaza ha fatto sapere l'Organizzazione Mondiale della Sanità, 16 erano in servizio.

La guerra più dura e violenta di sempre in termini di vite umane per gli operatori umanitari delle Nazioni Unite: sono almeno 88 le persone che lavoravano per l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, uccise dal 7 ottobre scorso.

Gli eroi senza armi e divisa, al massimo un camice, su quel fronte dove la missione è opposta alla guerra e si chiama salvezza. Come Mohamed Abu Musa, radiologo dell'ospedale Nasser di Khan Younis: aveva installato dei pannelli solari a casa, così i bambini potevano guardare i loro cartoni animati preferiti. Ha lavorato 24 ore di seguito, pensando a loro tutto il tempo, i suoi Yusof, Jury e Hamed. Ma la loro casa il 15 ottobre è stata colpita da un attacco, Yosuf di 7 anni è rimasto ucciso sotto il tetto. «Ho sentito il rumore di un bombardamento e sembrava provenire dalla zona in cui vivo», ha detto il dottore. «Ho provato a indagare, dicevano che c'erano delle vittime. Non sapevo cosa fosse successo, ma sentivo che c'era qualcosa che non andava». La moglie è corsa in ospedale, due figli erano feriti, di Yusof e i suoi riccioli chiari non c'era traccia, Mohamed ha cercato ovunque: il cadavere era in obitorio, a lui è toccato il compito di identificare il figlio. «L'ultima volta che ho visto Yusof vivo è stato quando è corso ad abbracciarmi sulla soglia di casa, prima che andassi al lavoro - ha ricordato Mohamed alla Bbc - Voleva fare il medico, forse perché mi vedeva sempre andare in ospedale».
Midhat Saidam, 47 anni, era un chirurgo traumatologico soprannominato il "chirurgo implacabile" per il suo attaccamento al lavoro. Era nell'ospedale di al-Shifa a Gaza city da più di una settimana, curava i feriti dei bombardamenti. Ha deciso di staccare, tornare a casa per la notte. Ma un bombardamento l'ha ucciso assieme a 30 familiari. «Quest'uomo calmo, divertente e di buon cuore è tornato in ospedale la mattina dopo, ma come un corpo senza vita», ha detto il suo collega dottor Adnan Albursh. I medici e i giovani specializzandi hanno celebrato una cerimonia davanti al suo corpo all'esterno dell'ospedale. Tutti i colleghi si sono raccolti davanti al suo cadavere coperto di bianco.

L'ATTACCO

Anche quattro operatori sanitari della Mezza Luna_Rossa Palestinese a Gaza, Hatem Awad, Khalil Al-Sharif, Yisry Al-Masri e Ahmed Dahman, vanno aggiunti alla triste conta della "strage dei buoni". L'attacco è avvenuto l'11 ottobre, a Beit Hanoun, Gaza settentrionale, erano appena entrati quando sono stati bombardati, a bordo di un'ambulanza erano impegnati nell'assistenza medica di emergenza ai feriti. Anche per questi quattro angeli, le carezze e il pianto nella commemorazione dei colleghi davanti all'ospedale di Al-Shifa. Poi sono tornati al lavoro, ad assistere le vittime degli attacchi come si può. Come quel medico che si è trovato davanti suo padre e suo fratello, morti entrambi. Si è seduto, ha pianto. Poi ha ricominciato a pensare a chi ancora poteva esser salvato. Lavori dove passione e missione sono un tutt'uno, dove aiutare, raccontare, restare sul "fronte" fanno la differenza. Ma il rischio a Gaza è alto. Morti dal 7 ottobre, stando al Committee to Protect Journalists, anche 37 giornalisti e operatori dei media (32 erano palestinesi, quattro israeliani e uno libanese). Tra loro Salam Mema, palestinese di 32 anni, uccisa il 10 ottobre. La sua casa a Jabaliya, nel nord di Gaza, è stata colpita da un attacco aereo israeliano, uccisi anche il marito, la figlia Sham di 2 anni, il figlio Hadi di 7 anni e altri familiari. Unico sopravvissuto, il figlio Ali, di 5 anni. Non è scampata a un attacco aereo nella zona meridionale di Rafah, il 17 ottobre, Safaa Nezar Hassouna, giovane farmacista di 26 anni. Dormiva accanto al marito e alla sua bambina Elyana di appena 3 mesi, sopravvissuti. «Era gentile, disponibile e amata da tutti», l'ha ricordata uno zio. Giovane laureata in farmacia, neo mamma, altra vittima di un massacro infinito. E mentre Oms, Onu e tutte le organizzazioni umanitarie continuano a invocare il rispetto dei civili, dei rifugi e degli ospedali» proprio ieri è stato colpito un altro convoglio di ambulanze della Croce rossa.

Ultimo aggiornamento: 15:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA