Gaza, quanto durerà l'assedio? Migliaia in fuga, ma l'Egitto chiude i varchi. E le scorte stanno finendo

Distrutte più di 800 case, altre 5mila danneggiate. Bombardato anche il porto

Martedì 10 Ottobre 2023 di Raffaele Genah
Gaza, quanto durerà l'assedio? Migliaia in fuga, ma l'Egitto chiude i varchi. E le scorte stanno finendo

Le notti di Gaza sono notti di terrore. E lo sono anche i giorni, soprattutto per gli ostaggi ben consapevoli dei rischi che stanno correndo. Timori per il buio dei cunicoli dove probabilmente sono tenuti nascosti, e per la spietatezza dei loro aguzzini che non può che amplificare. Nei loro occhi restano impresse le immagini degli orrori di cui sono stati vittime e testimoni. E la paura corre anche tra la gente della Striscia che sente avvicinarsi l’aria della tempesta, il momento dell’offensiva di terra di Israele con tutte le incognite che si porta dietro.
Gli unici che continuano ad andare avanti, incuranti della tragedia che si sta consumando e orgogliosi degli orrori che hanno scatenato, sono proprio loro, i tagliagole di Hamas, che proclamano la loro volontà di martirio, ma intanto si fanno scudo con donne, bambini e anziani.

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GLI ATTACCHI
Anche ieri i lanci di razzi si sono ripetuti a intervalli regolari, accompagnati da proclami e minacce di morte.

Addirittura preceduti dall’indicazione precisa dell’ora e dei luoghi che sarebbero stati presi di mira, come è successo nel pomeriggio ad Ashkelon. E mentre si prepara la battaglia di terra, si fanno i conti di questi primi tre giorni in cui gli aerei israeliani hanno martellato la zona. Le case distrutte sono più di ottocento, quelle danneggiate oltre cinquemila. Anche il porto è stato bombardato. Ma a farsi sentire maggiormente è il blocco di elettricità, carburanti, merci, comprese quelle alimentari. La chiusura delle forniture della rete idrica avrebbe interessato 400mila persone.

I più fortunati sono riusciti a raggiungere i ricoveri dell’organizzazione per i rifugiati delle Nazioni unite (Unrwa) che hanno ospitato 137mila persone nelle 83 scuole e negli altri ambienti su cui sventola la bandiera dell’Onu. Altri 130 hanno trovato riparo nella Chiesa della Sacra Famiglia, dove solitamente si ritrova la piccola comunità cristiana che ha messo a disposizione diversi locali. A loro è arrivata per il tramite del parroco padre Gabriel Romanelli - che ha ricevuto una telefonata del pontefice - la vicinanza e la preghiera di papa Francesco. Altri ancora hanno dormito nelle case di parenti, almeno apparentemente meno vulnerabili delle loro.
Sono stati giorni di ricerche affannose di luoghi più o meno sicuri. «Nessuno qui sa cosa significhi la parola “sicuro”», dice sconfortato Hiwa Koudary, anche perché i militanti di Hamas piazzano le rampe di lancio dei loro “Kassam” nascondendosi proprio tra i civili, vicino alle scuole e agli ospedali.

I racconti che giungono dall’altra parte del muro - di cui Israele ha annunciato di aver ripreso il controllo - arrivano attraverso le testimonianze raccolte per la maggior parte da giornalisti locali, visto che alle centinaia di inviati arrivati in Israele è impossibile ogni accesso. Sabrine al Attar, 27 anni, è stata una delle prime persone, già sabato mattina, ad immaginare quello che si è puntualmente verificato dopo lo spietato attacco di Hamas: mentre ancora l’esercito di Israele era impegnato a stanare i terroristi infiltrati nel suo territorio ha preso i suoi due bambini ed è corsa verso uno dei centri dell’Unrwa. «Quando fuggo, lo faccio per i miei figli - ha detto - le loro vite poggiano sulle mie spalle». Anche nel quartiere centrale di Rimal i bombardamenti hanno cominciato a farsi sentire pesantemente. 

GLI SFOLLATI
Finora le cifre rese note dalle organizzazioni internazionali parlano di 187mila sfollati. In pochi hanno potuto lasciare la Striscia (come avevano invitato a fare i responsabili militari israeliani) attraverso il varco di Rafah, al confine con l’Egitto, che ha consentito il passaggio solo delle persone che si erano prenotate e avevano il permesso del ministero dell’Interno di Gaza. Poi, in mattinata, la doccia fredda per tutti: il valico è stato chiuso dalle forze di sicurezza del Cairo perché i raid aerei in prossimità della Striscia «rendono pericolosa la situazione sia per i civili sia per gli addetti di frontiera».

Gaza ora è sigillata. Non si entra e, soprattutto, non si esce. Quanto potrà durare una situazione così esplosiva? Nessuno può azzardare previsioni in uno scenario tanto fluido e drammatico. Intanto la situazione è già oltre i livelli di guardia sul fronte sanitario. Un quadro molto grave è stato delineato da Medici senza Frontiere: «Consumiamo in un giorno le riserve di un mese», in assenza di rifornimenti, presto sarà impossibile operare. Intanto attraverso la Mezzaluna rossa egiziana è arrivata un primo carico di 2 tonnellate di forniture mediche. L’altro timore è per i rischi di blocco totale delle strutture sanitarie, provocato anche dal taglio dei carburanti che alimentano i generatori. 
 

Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 08:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA