Biden finisce sotto accusa, sei miliardi all’Iran in cambio di 5 prigionieri. Il presidente: ​«Nessun cedimento al regime»

Liberi anche 5 iraniani arrestati per spionaggio e violazioni delle sanzioni

Lunedì 18 Settembre 2023 di Mauro Evangelisti
Biden finisce sotto accusa, sei miliardi all’Iran in cambio di 5 prigionieri

Biden rischia un nuovo colpo alla sua popolarità per l’accordo con l’Iran sullo scambio di prigionieri che scongela anche 6 miliardi di dollari destinati al regime.

Le relazioni diplomatiche tra Washington e Teheran si interruppero nel 1980, dopo l’assalto all’ambasciata Usa da parte di un gruppo di studenti, nel corso della rivoluzione iraniana, che presero in ostaggio 52 diplomatici. Nel 2015 ci fu un un’unica eccezione: l’accordo sul nucleare sul quale lavorò l’allora segretario di Stato John Kerry, stracciato poi da Donald Trump.

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TENSIONE

Per questo motivo, l’intesa tra Usa e Iran sullo scambio di prigionieri (cinque americani e cinque iraniani) ha un valore storico, ma ha anche alimentato feroci critiche al presidente Joe Biden. L’accordo, raggiunto grazie alla mediazione del Qatar, della Svizzera, dell’Oman e della Corea del Sud, prevede lo scongelamento di 6 miliardi di fondi iraniani che erano bloccati a causa delle sanzioni. Biden ha difeso la sua scelta: «Cinque americani innocenti detenuti in Iran tornano finalmente a casa». Ha anche avvertito i cittadini con passaporto statunitense a non andare in Iran «perché ci sono rischi molto seri». E per dimostrare che non c’è nessun cedimento al regime iraniano ha annunciato nuove sanzioni che colpiranno «l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad e il ministero dell’Intelligence per il loro coinvolgimento nelle detenzioni illegali». «E continueremo ad imporre costi all’Iran per le sue azioni provocatorie nella regione». Inoltre, ha chiesto a Teheran di «rivelare con esattezza quello che è successo a Bob Levison», l’ex agente dell’Fbi scomparso sull’isola di Kish nel 2007. Ma i Repubblicani parlano di un gravissimo errore. Anche un moderato come Mitt Romney, ex candidato alla presidenza che ha annunciato il ritiro dalla politica, ha detto: «Questo accordo porterà a nuovi rapimenti di americani». Accuse anche più pesanti da Trump e DeSantis («decisione oltraggiosa, ha inviato un messaggio ai regimi ostili, se prendi in ostaggio uno statunitense riceverai dei benefici»). Altre critiche riguardano la coincidenza con l’anniversario del caso di Masha Amini, morta un anno fa dopo essere stata arrestata dalla polizia del regime per aver indossato impropriamente l’hijab. Il network conservatore Foxnews ieri ha attaccato l’intesa citando un report di un think tank secondo il quale «l’Iran ha generato un’enorme somma, fino a 15,7 miliardi di dollari, grazie al sequestro illegale di ostaggi americani come parte di una spietata politica».

RITORNO

I cinque cittadini Usa, liberati dal regime, sono atterrati ieri poco prima delle 17 a Doha, nel Qatar. Chi sono? Uno è Siamak Namazi, 52 anni, uomo d’affari con cittadinanza americana e iraniana, che è rimasto rinchiuso nella terribile e feroce prigione di Evin, dal 2015 «per avere collaborato - secondo il regime - con un governo straniero». Al suo arrivo in Qatar ha detto: «La mia sincera gratitudine va al presidente Biden, che ha dovuto prendere alcune decisioni incredibilmente difficili. Grazie per aver messo la vita dei cittadini americani al di sopra della politica». Secondo Namazi tutto il mondo deve imporre sanzioni draconiane contro l’Iran, altrimenti altri cittadini, americani ma anche di altri paesi occidentali, rischieranno di essere rapiti. Un altro è l’ambientalista Morad Tahbaz, iraniano-americano, che ha anche cittadinanza britannica, arrestato per «contatti con il governo Usa». Liberato pure Emad Shargi, anche lui uomo d’affari, anche lui rinchiuso, insieme alla moglie, nella prigione di Evin dopo essere stato condannato a 10 anni per «spionaggio». Quando sono scesi dall’aereo i tre si sono abbracciati commossi. Altri due prigionieri liberati hanno invece chiesto di mantenere l’anonimato. I cinque iraniani rilasciati dagli Usa, nello scambio, sono Kaveh Lotfolah Afrasiabi (arrestato a Boston nel 2021 con l’accusa di «agire e cospirare come agente del governo iraniano»), Mehrdad Moein Ansari e Amin Hasanzadeh che hanno legami con le forze di sicurezza iraniane, Reza Sarhangpour-Kafrani e Kambiz Attar Kashani, accusati di aver violato le sanzioni. I fondi sono stati sbloccati da un conto in Corea del Sud e inviati su conti iraniani in Qatar, dopo un passaggio nelle banche svizzere. Teheran - in linea teorica - potrà usare quel denaro solo per finalità umanitarie.

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