Tra le tante grane che Boris Johnson si trova ad affrontare in questo tormentato periodo c'è anche quella della nomina del suo consigliere commerciale, Tony Abbott. In Gran Bretagna cresce a dismisura la pressione dell'opinione pubblica per farlo dimettere a causa dei suoi commenti misogini. Alle parole a lui attribuite contro le donne, si aggiungono anche giudizi decisamente poco politically correct contro l'omosessualità e relativi al negazionismo sulla crisi climatica, ormai evidente anche a occhio nudo a qualsiasi latitudine del pianeta. Downing Street sta ovviamente prendendo tempo e ha affermato che al momento «non sono state prese decisioni» sulla scelta dell'ex primo ministro australiano ma per Boris mantenere un consigliere tanto misogino potrebbere rivelarsi un clamoroso boomerang.
A sollevare il caso è stato il leader laburista Sir Keir Starmer. Aveva parlato di inidoneità di Abbott per il ruolo considerando anche le proteste feroci di gruppi per i diritti umani come Amnesty International, Liberty; del TUC, l'organismo per l'uguaglianza delle donne della Fawcett Society e dei sostenitori dell'ambiente di Greenpeace.
Sulle donne Abbott ha idee ben chiare. Una volt disse che per loro l'aborto era la via più facile, un'altra volta suggerì che gli uomini restano le figure più adatte ad esercitare autorità. Quanto alla crisi climatica ha paragonato coloro che si mobilitano per affrontarla come delle persone troglodite e primitive che una volta avrebbero ucciso capre per placare gli dei del vulcano.
La questione è considerata altamente esplosiva, tanto che il quotidiano Guardian vi ha dedicato l'apertura del giornale.
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".