Quante polemiche sul Var. Ma la realtà è una sola: la palla è rotonda e l'uomo non è infallibile

Martedì 4 Febbraio 2020
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Caro direttore, 
ogni domenica calcistica riserva agli arbitri le valutazioni dei giornalisti esperti. Ebbene i voti sono per lo più appena sufficienti, ma più che gli 8 a volte spiccano dei bei 4. Fa discutere purtroppo che nonostante sia stata introdotta la Var (umana), ci sia però sempre da criticare e litigare sulle scelte arbitrali che incidono più a favore di una squadra piuttosto che dell'altra, anche per falli opposti simili. Serve l'introduzione al Var di ex giocatori professionisti che possano dare il giusto apporto in virtù della loro esperienza maturata sui campi di calcio, smascherando così anche la malizia o le furberie degli attori scesi in campo.

Rimo Dal Toso 
Padova


Caro lettore, 
purtroppo temo che il problema, non da oggi, sia un altro. La verità è che la palla è rotonda e l'uomo non è infallibile. Purtroppo però, né dell'una né dell'altra cosa, riusciamo a farcene una ragione. Nella sala del Var potremmo inserire tutti gli ex campioni che vogliamo e anche i massimi esperti mondiali di algoritmi. Ma il risultato finale non cambierebbe: ci sarà sempre un momento in cui la scienza e la tecnologia dovranno inchinarsi all'umano arbitrio. In cui cioè sarà un uomo, fallibile per definizione, a dovere decidere se quello che si vede nelle immagini è un fallo da rigore o meno o se quell'entrata del difensore con il piede a martello merita l'ammonizione o invece l'espulsione. La tecnologia anche nel calcio ha ridotto i margine di errore (per esempio sui fuorigioco ormai non ci possono essere più dubbi nè discussioni), ma non può cancellare il rischio che un giudizio possa essere sbagliato od opinabile e, quindi, non da tutti condiviso. Del resto: se un presidente può sbagliare l' acquisto di un calciatore e se Cristiano Ronaldo può sbagliare un rigore o un passaggio, perchè mai un arbitro o un addetto al Var non potrebbero, pur di fronte all'evidenza televisiva e alle immagini rallentate, fare una valutazione discutibile o addirittura sbagliata? Fa parte anche questo del gioco. Nel calcio contestare gli arbitri e mettere in dubbio la loro buona fede è uno sport molto diffuso in cui si cimentano calciatori, allenatori e dirigenti di vario ordine e grado. Per crearsi un alibi e giustificare errori o sconfitte non c'è di meglio. Bisognerebbe però anche capire che la credibilità e il fascino di un gioco dipendono anche dalla credibilità di chi ne deve far rispettare le regole. L'infinito gioco al massacro degli arbitri è una forma di autolesionismo che il calcio perpetua da decenni. Senza capire che, così facendo, fa soprattutto male a se stesso.
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