Caro direttore,
un lettore scrive che la nuova imposta sui capitali scudati piccola cosa rispetto all' evasione commessa dai loro proprietari, e che quindi va bene cos. Faccio notare che la dichiarazione dei capitali scudati e il loro rientro dietro pagamento del 5 per cento derivano da un preciso accordo che lo Stato, riconoscendo la propria difficoltà a rintracciarli in tempi ragionevoli, ha stipulato con i proprietari.
L'elementare certezza del diritto dice che "Pacta sunt servanda": nessuno mi obbliga a fare un patto con un ladro; ma se lo faccio, e il ladro lo rispetta, lo devo rispettare anch'io, altrimenti sono più ladro e più scorretto di lui. Ciò è tanto più vero per lo Stato, che avrebbe degli ovvi doveri di correttezza e di credibilità. Altrimenti perchè non tassarli magari al 30 o al 40 per cento, quei capitali, dopo aver indotto con l'inganno i loro proprietari a denunciarli ? A scanso di equivoci: capitali scudati, sia ben chiaro, io proprio non ne ho...
Paolo Viel
Padova
Caro lettore, il tema è assai delicato. Comunque a scanso di equivoci neppure io ho capitali scudati e neppure capitali all'estero. Ma esattamente come lei ho qualche perplessità sulla legittimità di questo provvedimento.
Le ragioni sono evidenti: quando uno Stato fa un patto con i propri cittadini dovrebbe mantenerlo. E ciò tanto nei confronti dei cittadini onesti che nei confronti di chi si è macchiato di un reato. Una pena non può essere arbitrariamente modificata in assenza di fatti nuovi.
Può darsi però che queste siano solo considerazioni di buon senso e che la norma sia corretta e inattacabile dal punto di vista sostanziale e giuridico. Ma allora mi permetterei di suggerire che venga anche elevata: portandola al 2 per cento credo si potrebbe rendere più equa la manovra, utilizzando i maggiori proventi per garantire l'indicizzazione, cioè l'adeguamento al costo della vita di una più ampia fascia di pensionati.
Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 20:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA un lettore scrive che la nuova imposta sui capitali scudati piccola cosa rispetto all' evasione commessa dai loro proprietari, e che quindi va bene cos. Faccio notare che la dichiarazione dei capitali scudati e il loro rientro dietro pagamento del 5 per cento derivano da un preciso accordo che lo Stato, riconoscendo la propria difficoltà a rintracciarli in tempi ragionevoli, ha stipulato con i proprietari.
L'elementare certezza del diritto dice che "Pacta sunt servanda": nessuno mi obbliga a fare un patto con un ladro; ma se lo faccio, e il ladro lo rispetta, lo devo rispettare anch'io, altrimenti sono più ladro e più scorretto di lui. Ciò è tanto più vero per lo Stato, che avrebbe degli ovvi doveri di correttezza e di credibilità. Altrimenti perchè non tassarli magari al 30 o al 40 per cento, quei capitali, dopo aver indotto con l'inganno i loro proprietari a denunciarli ? A scanso di equivoci: capitali scudati, sia ben chiaro, io proprio non ne ho...
Paolo Viel
Padova
Caro lettore, il tema è assai delicato. Comunque a scanso di equivoci neppure io ho capitali scudati e neppure capitali all'estero. Ma esattamente come lei ho qualche perplessità sulla legittimità di questo provvedimento.
Le ragioni sono evidenti: quando uno Stato fa un patto con i propri cittadini dovrebbe mantenerlo. E ciò tanto nei confronti dei cittadini onesti che nei confronti di chi si è macchiato di un reato. Una pena non può essere arbitrariamente modificata in assenza di fatti nuovi.
Può darsi però che queste siano solo considerazioni di buon senso e che la norma sia corretta e inattacabile dal punto di vista sostanziale e giuridico. Ma allora mi permetterei di suggerire che venga anche elevata: portandola al 2 per cento credo si potrebbe rendere più equa la manovra, utilizzando i maggiori proventi per garantire l'indicizzazione, cioè l'adeguamento al costo della vita di una più ampia fascia di pensionati.