Le ragioni della sconfitta elettorale del Pd: proposta politica e leadership non attirano consensi

Giovedì 29 Settembre 2022
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Egregio direttore,
dopo gli sconfortanti, e non dico altro, risultati elettorali, Enrico Letta ha fatto un passo indietro e ha annunciato che non si candiderà più a segretario del Pd. E vorrei ben vedere, aggiungo io. Ma quello che mi lascia perplesso è l'assenza di una qualsiasi autocritica per l'esito elettorale così negativo. Né da parte sua né da parte di altri. Come sempre sembra che il problema siano gli elettori che non hanno capito. Ma cosa dovevamo capire, mi chiedo? Ho votato centrosinistra per abitudine più che per convinzione. Senza entusiasmo, solo nella remota speranza di non far vincere o almeno trionfare gli altri. Ben sapendo che, date le premesse, ciò non sarebbe avvenuto, come è apparso subito chiaro domenica notte. Mi perdoni lo sfogo.

B.L.
Padova


Caro lettore,
la sconfitta elettorale del Pd, perché di questo si tratta, è la conseguenza di tanti errori e di tante situazioni. Ma quel 18-19% di voti significa soprattutto una cosa molto semplice: che il Pd non riesce e non è riuscito ad essere attrattivo al di fuori della propria tradizionale base elettorale. Non esprime una proposta politica e una leadership in grado di andare oltre al proprio mondo di riferimento e catturare consensi in altri bacini sociali e culturali. Né di imporre il proprio ruolo di guida a una più vasta alleanza di centrosinistra. Che è esattamente ciò che è invece riuscita a fare Giorgia Meloni nel campo avverso del centrodestra. Non è solo un problema di campi larghi o di campi stretti. L'aritmetica non basta a risolvere i problemi politici. L'alleanza con M5S è naufragata e quella con Calenda non è mai decollata non solo perché c'erano diversità di vedute e proposte ritenute inconciliabili tra le varie forze politiche. Ma anche perché il Pd ha dimostrato di non aver sufficiente forza aggregante. Non ha espresso una leadership riconosciuta in grado di fare sintesi e di imporsi. L'idea di Enrico Letta di affrontare la campagna elettorale costituendo una sorta di Comitato di liberazione nazionale per fermare la destra, ha messo da subito a nudo tutte queste debolezze. Ha consegnato a Giorgia Meloni il ruolo di protagonista della sfida elettorale e ha nel contempo dimostrato un'incapacità evidente del Pd di parlare a settori più vasti della società e di cogliere la domanda di cambiamento che era diffusa nel Paese. Ha ragione lei: con queste premesse era difficile immaginare un risultato molto diverso da quello uscito dalle urne.
 

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