Putin non può permettersi di arretrare o di apparire un perdente: per questo la pace è così difficile

Giovedì 15 Settembre 2022
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Egregio direttore,
Draghi non ha perso tempo a telefonare - primo in Europa - a Zelensky, ribadendo il suo pieno sostegno al governo ucraino. Sostegno che giudico eccessivo, per non dire sfegatato, in barba a tutte le iniziative che potrebbero essere intraprese, a livello diplomatico, per favorire gli accordi di pace. Già la situazione economico-sociale in Italia sta esplodendo, complice la guerra in corso... Non sarebbe opportuno, da parte di Draghi, mettere in campo la sua autorevolezza e ricercare una mediazione tra le parti, come auspicato da Papa Francesco?


Santina Bellemo
Casier (TV)


Cara lettrice,
il Santo Padre non ha solo auspicato con grande forza, com'è giusto, la pace, ma ha anche ribadito il diritto dell'Ucraina a difendersi con l'uso delle armi.

E non c'è alcuna contraddizione in questo. Come non c'è contraddizione nel ricercare la fine della guerra e rifornire di armi a Kiev. Perché la pace non basta volerla, bisogna anche creare le condizioni perché concretamente si possa realizzare. Com'è peraltro sempre avvenuto: le guerre sono finite quando uno dei contendenti non era più nelle condizioni politiche o in quelle economiche e militari di sostenere e proseguire il conflitto. Per costringere Putin ad accettare un cessate il fuoco di una guerra che lui ha scatenato e sedersi a un tavolo di trattative si deve necessariamente determinare una di queste condizioni. Altrimenti l'unica pace che il presidente russo accetterà sarà quella che vede riconosciute tutte le sue pretese. Cioè una pace inaccettabile per l'Ucraina e anche per l'Europa e il suo futuro perchè sancirebbe di fatto il diritto della Russia ad invadere anche altri paesi e calpestare le norme internazionali ogniqualvolta lo considera opportuno per i propri interessi. Se non si ha chiaro questo parlare di pace o di fine della guerra è solo esercizio di propaganda o di ipocrisia. Purtroppo la scelta di aprire un percorso di pacificazione è essenzialmente nella mani di Putin. Ma lui non può permettersi di uscire perdente dalla guerra o anche solo di apparire tale: la Russia è un'autocrazia ferrea e feroce, non una democrazia. Putin sconfitto non verrebbe semplicemente sostituito alla guida del Paese e costretto a passare all'opposizione. A Mosca si scatenerebbe una resa dei conti sanguinosa in cui non ci sarebbe spazio nè per mediazioni nè per prigionieri. Per questo le armi all'Ucraina servono, soprattutto in questo momento: per indebolire l'esercito e la strategia di conquista russe e costringere Putin a far tacere le armi e sedersi a un tavolo. Per una vera pace.

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