Egregio direttore,
Franco Rinaldin
Caro lettore,
qualche tempo fa mi capitò di leggere una ricerca di un'università inglese da cui emergeva che i conducenti di auto più anziani sono in realtà più prudenti e provocano meno incidenti dei neopatentati o di coloro che hanno la patente da non più di cinque anni. Erano statistiche riferite alla Gran Bretagna ma non credo che in Italia sia molto diverso. Infatti i dati ci dicono che, purtroppo, in Italia gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani tra i 19 e i 25 anni. Ciononostante credo che a nessuno passi per la testa di impedire l'uso dell'auto ai ventenni. C'è piuttosto un problema di controlli severi e di educazione stradale, perché quasi sempre all'origine di questi incidenti stradali, soprattutto quelli con conseguenze più gravi, c'è un mancato rispetto delle regole: dall'uso di sostanze stupefacenti o all'abuso di alcol di chi è al volante, all'alta velocità. Credo che per gli anziani debbano valere gli stessi principi. Ci sono ottantenni che sono in ottima forma, guidano benissimo e per i quali l'uso dell'auto è tra l'altro un elemento di socialità e di relazione fondamentale perché consente loro spostamenti che altrimenti, soprattutto fuori dalle città più grandi, diverrebbero assai problematici se non impossibili. Perché toglier loro l'uso dell'auto? Naturalmente più l'età avanza più vanno previsti visite frequenti e controlli adeguati e soprattutto rigorosi per misurare le effettive capacità di guida. Ma un divieto esteso a tutti gli 80enni indipendentemente dal loro stato di salute credo sarebbe profondamente ingiusto.
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