A Lampedusa è in gioco il futuro dell'Europa ma qualche Paese ancora fa finta di non capirlo

Mercoledì 20 Settembre 2023

Egregio direttore,
se non si tratta di un fugace sussulto di buonsenso, la presa di coscienza delle autorità dell'Unione europea sulla gravissima situazione che si sta manifestando nel Mediterraneo centrale a causa del traffico di esseri umani non può che essere accolta con un certo sollievo. L'apertura della Francia per una operazione navale congiunta con l'Italia è sicuramente un segnale positivo, un notevole passo in avanti in direzione della indispensabile gestione del drammatico fenomeno a livello europeo. Il coinvolgimento della nostra Difesa nel campo della sistemazione vigilata delle vittime che approdano a Lampedusa, inoltre, sta a dimostrare che c'è il salto di qualità necessario per affrontare il fenomeno migratorio ormai fuori controllo. Certamente occorrono accordi con i Paesi di provenienza e di transito per fermare le partenze dall'Africa, ma la diplomazia ha bisogno di tempo e l'emergenza richiede intervento immediato, specie se, come è possibile, dietro al lavoro sporco dei trafficanti ci sono le forze mercenarie della Russia di Putin ad alimentarlo in maniera esponenziale.

Mauro Cicero
Mogliano Veneto (Treviso)


Caro lettore,
sarei più cauto.

Le parole pronunciate domenica da Ursula von der Leyen a Lampedusa («Decidiamo noi chi deve arrivare, non gli scafisti») sono certamente significative e rappresentano una svolta importante rispetto alle posizioni espresse in passato da Bruxelles e dalla stessa presidente della Commissione Ue. Occorrerà però ora verificare come queste parole vengono concretamente declinate, ossia cosa l'Europa è pronta a fare per "decidere lei chi deve arrivare". Più problematica e ambigua è la posizione della Francia che, ancora una volta, a un passo in avanti ne fa seguire uno indietro o di lato. Il giorno prima si dichiara pronta ad affiancare l'Italia in operazioni anche navali per fermare gli sbarchi e le partenze dall'Africa, il giorno dopo afferma in modo netto che non accoglierà nessun immigrato proveniente da Lampedusa. Come se l'isola siciliana non fosse per i migranti il confine dell'Europa, ma andasse considerata una questione esclusivamente italiana. Il punto vero è che se di fronte a un'emergenza umanitaria, politica ed economica di questa entità, l'Europa non è capace - come accadde per esempio con la pandemia - di individuare una linea comune e di mettere in campo risorse e iniziative comuni, rischia anch'essa di naufragare, come accade tragicamente ad alcune imbarcazioni dei migranti. A Lampedusa e a Porto Empedocle non c'è in gioco solo la gestione dei flussi o la ripartizione dei migranti nei diversi paesi, ma il futuro dell'Europa. Qualcuno l'ha capito o sta iniziando a capirlo. Altri, chiusi nel loro egoismo nazionalista, no.

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