Le polemiche su via Rasella: chi occupa incarichi istituzionali deve ricordare che rappresenta un Paese, non se stesso

Martedì 4 Aprile 2023

Caro Direttore,
nulla da dire sull'opportunità di esprimersi in quel modo da parte di La Russa sull'eccidio delle Fosse Ardeatine. La Russa non è un individuo qualunque, ma la seconda carica dello Stato. Tuttavia, se l' espressione "azione tra le meno nobili" attribuita agli attentatori di Via Rasella fosse stata detta da uno storico o cittadino qualunque, tali parole avrebbero meritato una riflessione storica, non solo l'accusa di revisionismo. Il racconto del fascismo e della resistenza è diventato per molti un fatto di coscienza, non tanto di verità storica. Antifascismo e democrazia fanno la stessa cosa, l'esperienza storica (v. lo storico R. De Felice) viene ricacciata nel nulla. Per finire, dove erano gli attentatori dei soldati tedeschi o nazisti, quando vennero presi i 333 italiani, o antifascisti, per essere fucilati?


Luigi Floriani
Conegliano


Caro lettore,
l'attentato di via Rasella fu all'origine di lacerazioni e di forti polemiche anche all'interno dello stesso Comitato di liberazione nazionale (Cln), cioè l'organismo che riuniva le forze politiche antifasciste e che guidava la Resistenza.

Diversi testimoni dell'epoca hanno parlato di "riunioni burrascose" del Comitato dopo l'attentato e l'eccidio delle Fosse Ardeatine deciso dai nazisti come orribile rappresaglia. Il rappresentante della Democrazia Cristiana all'interno del Cln, Pietro Spataro, si rifiutò di firmare un comunicato comune che rivendicasse l'attentato compiuto dai Gap (diretta emanazione del Pci). La reazione negativa del rappresentante del Psi, il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini, fu talmente energica da suscitare una formale protesta da parte del Pci nei confronti dei socialisti. Anche Alcide De Gasperi, come ricordò Giulio Andreotti in un libro di Bruno Vespa, giudicò assai negativamente l'attentato e lo criticò con parole severe in un colloquio con il capo del Gap, l'esponente comunista Giorgio Amendola. Tutto ciò fa capire quanto questa dolorosissima pagina della nostra storia e della nostra Resistenza sia stata divisiva, anche per gli stessi esponenti dell'antifascismo dell'epoca. Lo ricordo non per giustificare o spiegare le parole di La Russa. Al contrario. Ciò che ha detto il presidente del Senato è opinabile sul piano storico. Ma è soprattutto sbagliato sul piano politico e istituzionale. Perché chi occupa la seconda carica dello Stato, quando affronta temi come questi, dovrebbe misurare con attenzione le parole ed astenersi da commenti di parte. Nessuno chiede a chi guida il Senato o la Camera dei deputati di rinunciare alla propria storia o alle proprie idee. Ma chi detiene questi ruoli, quando si esprime, lo deve fare tenendo conto che rappresenta non un partito, una fazione o se stesso, ma un intero Paese. Con le sua storia, la sua identità e le sue diverse sensibilità.    

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