Eutanasia, il no al referendum era prevedibile. Ma una legge su questi temi è necessaria e tocca al Parlamento farla

Giovedì 17 Febbraio 2022
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Egregio direttore,
la bocciatura da parte della Corte Costituzionale mi ha confermato nella mia convinzione che viviamo un paese arretrato, dove al cosiddetto popolo viene impedito di far sentire la propria voce. Ancora una volta sè vista la distanza che c'è tra il paese relae e i palazzi de potere politico o giudiziario. Che delusione.

Angela Fronton

Cara lettrice,
continuo a pensare che il referendum sia un importante e strumento di democrazia partecipativa, ma penso anche non sia il mezzo più efficace e idoneo per risolvere problemi particolarmente complessi sul piano etico-giuridico.

E questa decisione della Corte Costituzionale mi pare confermarlo. Provo a spiegare perché. Benché infatti non si conoscano ancora nel dettaglio le motivazioni, appare abbastanza chiaro che il no dei giudici della Consulta alla richiesta di referendum sia stato determinato in larga misura dal quesito posto: cioè la parziale abrogazione dell'articolo 579 del Codice penale che regola l' omicidio del consenziente. In sostanza: in caso di referendum, se fosse prevalso il sì, non sarebbe stato introdotto nel nostro ordinamento il suicidio assistito, sarebbe invece stata consentito l'omicidio del consenziente. Che è, da molti punti di vista, una cosa ben diversa. E questo, secondo la Consulta, non avrebbe preservato la tutela della vita umana cosi come prevista dalla nostra Costituzione. Per questo gli alti giudici hanno giudicato non ammissibile referendum pur richiesto da un milione 250mila cittadini: perchè contrasterebbe con uno dei principi cardine della Carta. Che ciò potesse accadere credo che anche i promotori del referendum fossero consapevoli. Il loro obiettivo politico del resto era un altro: usare il referendum per forzare la mano alla politica e costringerla a legiferare sull'eutanasia e il suicidio assistito. Una proposta di legge per regolare questa materia assai delicata e adeguare le normative esistenti alla luce di una mutata sensibilità e consapevolezza sui temi del fine-vita, è già stata ampiamente discussa dai partiti, ma giace da almeno tre anni in Parlamento. Che è, o meglio, che dovrebbe essere il luogo deputato a dare soluzioni a questioni così delicate trovando i necessari punti di equilibrio. Se non lo fa viene meno alla propria funzione. E purtroppo questo succede troppo spesso.

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