Caro direttore,
anch'io non possiedo la tv e la lettera della signora di Padova, pubblicata sul Gazzettino lo scorso 19 gennaio (titolo "Canone tv, la burocrazia continua a complicare le cose più semplici"), mi ha spinto all'imitazione: munito, però, della documentazione. All'Agenzia Generale delle Entrate di Sant’Angelo, a Venezia, sono stato dirottato, fatta la coda, in un ufficio separato dove una signora, con quella marcata ed affettata cortesia che ti fa capire quanto sei piccolo e quanto rompi (modo che mi ero illuso fosse sparito dagli uffici statali), afferma che non esistono moduli da compilare e che non esistono istruzioni in merito, invitandomi ad attendere ulteriori notizie dalla stampa.
Se a Padova hanno davvero accettato la domanda di esenzione della signora, per l'inoltro alla Rai, temo che il suo speranzoso auspicio sia già superato: nel tritacarne ci siamo già e i non possessori di televisione non sanno cosa li aspetta.
Giovanni Vianello
Venezia
Cara lettrice,
qualcuno ha detto che "con la burocrazia attuale Cristoforo Colombo non sarebbe mai riuscito a partire". Si poteva però realisticamente sperare che, nonostante tutto, fosse almeno possibile riuscire, senza tanti problemi e anche senza tante code, farsi esentare dal pagamento di una tassa, il canone Rai nel caso specifico, avendone pieno diritto. Sottolineo: "diritto" che è cosa diversa da "privilegio", anche se molti nel nostro Paese sembrano ignorarlo. Niente da fare, a quanto pare, non si può. O meglio: par di capire che si possa, seppur con qualche difficoltà, a Padova, ma non 30 chilometri più in là, a Venezia. In laguna bisogna attendere ulteriori notizie dalla stampa. Ha ragione lei: ero stato troppo ottimista. Forse mi sono fatto condizionare da qualche proclama ministeriale. Quando si entra in un ufficio pubblico è bene non farsi illusioni e armarsi di un sano scetticismo che, come noto, è una forma di umiltà dell'intelligenza.
Ultimo aggiornamento: 16:26
© RIPRODUZIONE RISERVATA anch'io non possiedo la tv e la lettera della signora di Padova, pubblicata sul Gazzettino lo scorso 19 gennaio (titolo "Canone tv, la burocrazia continua a complicare le cose più semplici"), mi ha spinto all'imitazione: munito, però, della documentazione. All'Agenzia Generale delle Entrate di Sant’Angelo, a Venezia, sono stato dirottato, fatta la coda, in un ufficio separato dove una signora, con quella marcata ed affettata cortesia che ti fa capire quanto sei piccolo e quanto rompi (modo che mi ero illuso fosse sparito dagli uffici statali), afferma che non esistono moduli da compilare e che non esistono istruzioni in merito, invitandomi ad attendere ulteriori notizie dalla stampa.
Se a Padova hanno davvero accettato la domanda di esenzione della signora, per l'inoltro alla Rai, temo che il suo speranzoso auspicio sia già superato: nel tritacarne ci siamo già e i non possessori di televisione non sanno cosa li aspetta.
Giovanni Vianello
Venezia
Cara lettrice,
qualcuno ha detto che "con la burocrazia attuale Cristoforo Colombo non sarebbe mai riuscito a partire". Si poteva però realisticamente sperare che, nonostante tutto, fosse almeno possibile riuscire, senza tanti problemi e anche senza tante code, farsi esentare dal pagamento di una tassa, il canone Rai nel caso specifico, avendone pieno diritto. Sottolineo: "diritto" che è cosa diversa da "privilegio", anche se molti nel nostro Paese sembrano ignorarlo. Niente da fare, a quanto pare, non si può. O meglio: par di capire che si possa, seppur con qualche difficoltà, a Padova, ma non 30 chilometri più in là, a Venezia. In laguna bisogna attendere ulteriori notizie dalla stampa. Ha ragione lei: ero stato troppo ottimista. Forse mi sono fatto condizionare da qualche proclama ministeriale. Quando si entra in un ufficio pubblico è bene non farsi illusioni e armarsi di un sano scetticismo che, come noto, è una forma di umiltà dell'intelligenza.
