Gli errori di arbitri e Var fanno parte del gioco. Non hanno diritto di sbagliare solo giocatori e allenatori

Venerdì 12 Gennaio 2024

Caro direttore,
il calcio in questi giorni è nell'occhio del ciclone per certe decisioni arbitrali. Nel mirino sono gli arbitri e gli addetti al VAR e AVAR. Purtroppo nonostante i sofisticati ausili si ripetono errori e sviste con conseguenze e strascichi polemici. Si dirà il calcio è un gioco. Certo ma è necessario pensare agli investimenti e costi per un sodalizio che ha delle ambizioni che poi si vede sfumare la vetta della classifica o la possibilità di disputare una finale. Errori e sviste imputabili in primis all'arbitro reo di aver annullato un gol regolare o aver concesso un rigore inesistente o aver negato un rigore evidentissimo. In sintesi l'esito della partita non è più il frutto di merito o demerito delle squadre in campo ma da decisioni dell'arbitro che dovrebbe essere super partes. A poco serve che un arbitro venga sospeso per qualche giornata o mandato a dirigere partite di serie inferiore. Purtroppo il referto arbitrale rimane con i relativi danni, come rimane l'amaro per i tifosi.

Celeste Balcon
Belluno


Caro lettore,
un grande poeta come Eugenio Montale scrisse: "Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede a un altro stadio: quello della sua infanzia".

Il calcio, più di ogni altro sport o competizione, muove passioni profonde e irrazionali, quasi primordiali. L'idea che la tecnologia, la Var o altri futuri sofisticati strumenti, possano ricondurre il tifo entro i canali della ragione o della ragionevolezza ed azzerare o ridurre drasticamente le polemiche, è pura illusione. L'elettronica può certamente aiutare ad eliminare molte sviste, a certificare senza ombra di dubbio un fuorigioco o se il pallone ha superato o meno la linea di porta, ma non potrà mai cancellare gli errori arbitrali e neppure le diverse valutazioni su un'azione o su un fallo, vero o presunto che sia. Fa parte anche questo del gioco, che, non dimentichiamolo, è uno sport di contatto, dove il direttore di gara è quindi chiamato a punire non il contatto in sé, che è parte integrante dell'agone sportivo, ma la sua entità e la sua eventuale pericolosità. Prevengo l'obiezione del tifoso: ma qui parliamo di dati oggettivi non di opinioni. Qui siano di fronte a sviste evidenti e gravi, di gol assegnati che avrebbero dovuto invece essere cancellati, di rigori clamorosi negati. Ora, a parte che nel calcio spesso anche l'oggettività dipende dal colore della maglia, mi pare alquanto singolare la pretesa che sul prato verde l'unico soggetto che dovrebbe essere infallibile sia l'uomo con la giacchetta nera. Un centravanti può sbagliare a tirare il rigore, ma l'arbitro non può sbagliare ad assegnarlo? L'allenatore può inciampare in un cambio clamorosamente infelice, ma al fischietto non è consentito valutare in modo discutibile o rivedibile un intervento di gioco? Quanto poi "all'amaro in bocca dei tifosi" di fronte a certi "ingiusti" referti arbitrali, diciamo la verità: quello (l'amaro in bocca, intendo) resta e alimenta poi polemiche infinite e denunce, solo quando l' "inaudita" scelta del direttore di gara penalizza la propria squadra. Se invece punisce la squadra avversaria allora tutto cambia: si fa finta di niente e magari si applaude pure. Anche l'arbitro.

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