Caro direttore,
Tiziano Lissandron
Cadoneghe (Padova)
Caro lettore,
la decisione del Tribunale dell'Aja può essere criticata sul piano politico perché rende oggettivamente più difficili i tentativi, peraltro sino ad ora del tutto inconcludenti, di avviare trattative per una tregua del conflitto russo-ucraino. Ma da altri punti di vista è un segnale importante, anche se nell'immediato non avrà come conseguenza l'arresto del presidente russo. Lo è perchè il mandato di cattura internazionale proviene da un organismo, la Corte penale dell'Aja, di cui non fa parte la Russia ma neppure gli Stati Uniti e che è del tutto autonomo dall'Alleanza Atlantica, proviene cioè da un organismo terzo e indipendente.
È dunque un atto che, anche per l'orribile reato contestato (la deportazione di migliaia di bambini), ha un forte valore simbolico sul piano dell'immagine interna e internazionale di Putin. Ma lo è anche sul piano giudiziario perché certifica con un timbro giurisdizionale riconosciuto formalmente da 123 Paesi l'accusa di crimini di guerra contro il leader russo. E se ciò non consente di andare a prendere Putin a Mosca e di incarcerarlo, certamente ne limita fortemente la libertà di azione e lo spazio di manovra. Essendo stato emesso un mandato di cattura internazionale Putin, d'ora in avanti, avrà seri problemi a uscire dai confini russi senza rischiare di essere fermato e consegnato alla Corte dell'Aja. Certamente non potrà rischiare di andare in uno dei 123 Paesi che hanno sottoscritto lo Statuto del Tribunale dell'Aja. Una condizione non facilmente sostenibile per chi coltiva ambizioni imperialiste ed aspira ad avere un ruolo tra i "grandi della Terra".
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