I crimini sono crimini chiunque li compia. Ma perché nessun leader palestinese ha preso le distanze dagli orrori di Hamas?

Sabato 14 Ottobre 2023
I crimini sono crimini chiunque li compia. Ma perché nessun leader palestinese ha preso le distanze dagli orrori di Hamas?

Caro direttore,
attaccare i civili è un crimine dei peggiori. Lo stabilì già nel 1945 la Carta del tribunale militare internazionale di Norimberga, che all'articolo 6c definì in questo modo i crimini contro l'umanità: «Assassinio, sterminio, riduzione in schiavitù e altri atti inumani commessi contro popolazioni civili prima o durante la guerra». Sono crimini gli attacchi terroristici di Hamas e sono crimini le rappresaglie del governo israeliano di Benjamin Netanyahu. Oggi è difficile capire cosa accadrà in Terra Santa e quale sarà la via di uscita. Ma è vero, come ha detto il Patriarca Latino di Gerusalemme, il cardinal Pierbattista Pizzaballa, che Hamas non è tutti i palestinesi. La maggior parte dei palestinesi non si riconosce certo in Hamas, nella jihad, nell'estremismo. Ma sono poco ascoltati. A Gaza c'è un parroco cattolico, a cui il Papa ha più volte telefonato, che nella sua chiesa ospita centinaia di famiglie di rifugiati. Chiede aiuto. Come chiede ascolto il cardinal Pizzaballa, che da tempo invoca una pace basata sul rispetto dei diritti di tutti, non su concessioni fra due popoli.


Antonio Cascone
Padova


Caro lettore,
ha ragione: i crimini contro l'umanità sono tali chiunque li compia. Con una importante differenza però. In Israele, come già accaduto in passato, dopo la strage perpetrata da Hamas, si sono levate molte voci di dissenso rispetto alle scelte del governo, a tal punto che uno dei principali quotidiani del Paese, Haaretz, ne ha chiesto le dimissioni criticando aspramente le sue politiche estremiste, considerandole una delle cause di ciò che è accaduto a Gaza. Dal fronte palestinese, al contrario, non si è registrata nessuna presa di distanza nei confronti della carneficina messa in atto da Hamas. Nessun esponente del mondo palestinese, né Abu Mazen né altri leader dell'Autorità nazionale si sono sentiti in dovere di condannare le orribili azioni del movimento estremista islamico. Nulla di nulla. Lei scrive che «la maggior parte dei palestinesi non si riconosce in Hamas». Vorrei che fosse vero. Anzi spero e voglio credere che la larga parte dei palestinesi non si riconosca nelle posizioni dei sostenitori della "guerra santa" e non condivida la criminale strategia di morte di Hamas. Purtroppo però è difficile trovare sostegno a queste speranze. E non si può dimenticare che le ultime elezioni svoltesi in Palestina, avvenute nel lontano 2006, a sorpresa assegnarono proprio ad Hamas la maggioranza, oltre il 44 per cento dei voti contro il 41 % di Al Fatah, il partito, su posizioni meno estreme di Hamas, che ha sempre guidato la politica palestinese. In 17 anni molte cose possono essere cambiate. Ma ciò che è accaduto in questi giorni e l'assenza di voci di dissenso persino nei confronti di un terribile sterminio di civili come quello compiuto da Hamas, ci parlano di una forte radicalizzazione della politica palestinese a favore di chi, come Hamas e altri movimenti, non vuole alcun accordo di pace. E questo non è un bel segnale. Da nessun punto di vista.
Ps.

Anche oggi abbiamo dedicato lo spazio di questa rubrica alla guerra in Palestina: molte sono infatti le vostre lettere sull'argomento arrivate in questi giorni. Ci scusiamo anzi se per ragioni di spazio o per l'eccessiva lunghezza di alcune, non potremo pubblicarle tutte.

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