Scuola, concorso straordinario per 14mila nuovi prof e le vicissitudini di noi docenti

Martedì 15 Novembre 2022

Caro Gazzettino,
si parla molto in questi giorni del concorso straordinario bis poiché sta movimentando la scuola italiana da nord a sud, strappando docenti alle proprie cattedre e ai propri alunni per “spedirli” nelle sedi più disparate in cerca di un posto in ruolo che potrebbe garantire continuità didattica, stabilità economica, tranquillità familiare.

E’ però giusto che la gente sappia come è nato questo concorso (per 14mila nuovi prof) e quali sono le vicissitudini cui i docenti stanno facendo fronte.

Il concorso è stato ideato durante lo scorso anno scolastico e, nella mente dei legislatori, avrebbe dovuto concludersi entro il 15 giugno scorso, per permettere l’immissione in ruolo dei vincitori durante l’estate.

Il primo paradosso che si è presentato è che la scadenza del bando era il 16 giugno, esattamente un giorno dopo la data in cui avrebbe dovuto concludersi!

Nel corso dell’estate sono state formate le commissioni, con tempi diversi in tutta Italia per ognuna delle classi di concorso, nonché con criteri di valutazione scelti dalle singole commissioni e dunque non uguali per tutti. Da sottolineare che NON in tutte le regioni sono stati messi a bando posti e NON per tutte le classi di concorso.

Durante l’estate hanno cominciato a tenersi le prime prove. Si trattava di una prova orale davanti ad una commissione che aveva predisposto un certo numero di buste, pari a tre volte il numero dei candidati. Il candidato doveva estrarre una busta all’atto dell’espletamento della prova contenente l’argomento attorno al quale progettare un’attività didattica, il tutto in meno di mezz’ora.

I tempi però, per un motivo o per l’altro, sono stati dilazionati, tanto che la maggior parte delle prove si sono tenute tra settembre e ottobre e, ad oggi, alcune commissioni devono ancora terminare i lavori.

La prova prevedeva un punteggio massimo di 100 punti, cui andavano aggiunti, per la predisposizione della graduatoria, punti dei titoli conseguiti dal candidato. Anche qui il paradosso è evidente: era possibile inserire come titoli di servizio solo gli anni di insegnamento per la classe di concorso per la quale si concorreva. In breve, chi aveva insegnato 5 anni in una sola classe di concorso, aveva molti più punti di chi aveva insegnato per 10, ma in classi di concorso diverse. Durante il primo anno di assunzione poi, ogni candidato dovrà sostenere, presumibilmente in primavera, con oneri a proprio carico, un corso universitario con prove pari a 5 cfu.

Nel pieno dell’autunno sono state pubblicate le prime graduatorie e sono stati assegnati i posti sulle sedi “congelate” dai vari uffici scolastici regionali. Da premettere che nel frattempo, in tali predetti posti, sono stati assunti docenti con contratto con clausola risolutiva, cioè assunti con la consapevolezza che da un giorno all’altro sarebbero stati sostituiti. Il valzer delle cattedre ha quindi visto docenti vincitori che sostituivano i docenti “a scadenza”, lasciando nel contempo altri posti da riempire. Per questi ultimi, in molte occasioni, si è dovuto aspettare circa una settimana per la sostituzione, visto che il reperimento dei nuovi supplenti era compito degli uffici scolastici territoriali e non dei singoli dirigenti scolastici. Per rendere l’idea, in Veneto, per la classe di concorso di lettere alle medie, tra l’ultima settimana di ottobre e la prima di novembre sono state rivoluzionate 606 cattedre (303 erano i posti disponibili).

Ed ecco l’ennesimo paradosso: come è possibile per i vincitori scegliere la sede di assegnazione?
In una prima fase i docenti erano tenuti a scegliere la provincia all’interno della quale avrebbero scelto la sede. Successivamente, una volta suddivisi i candidati nelle varie province, gli stessi potevano scegliere l’istituto presso il quale essere assunti. E qui arriva il terzo e più evidente paradosso: il concorso non prevede lo scorrimento della graduatoria, dunque, se per un qualsiasi motivo, il candidato rinuncia all’assunzione, il posto non assegnato viene letteralmente “bruciato” e torna all’ufficio scolastico per essere riassegnato con altre modalità nei prossimi anni.

Ci si chiede a questo punto per quale motivo un docente debba rinunciare ad un posto in ruolo. L’esempio della classe di concorso AB 25 (inglese nella scuola secondaria di primo grado) nella regione Veneto potrà farvi capire meglio ciò che è accaduto o accadrà in molte regioni per altre classi di concorso.

I 52 posti accantonati per le nomine sono così suddivisi: 8 a Belluno, 9 a Padova, 6 a Rovigo, 8 a Treviso, 12 a Venezia, 0 a Verona, 8 a Vicenza. E’ evidente che i primi in graduatoria sceglieranno le sedi in base alle proprie preferenze, mentre gli ultimi dovranno adattarsi a ciò che rimane. Ebbene, nelle prime 45 posizioni solo una persona è residente nella provincia di Belluno, mentre le altre, anche e soprattutto chi viene da fuori regione, preferiscono le province più centrali del Veneto. Ovviamente i residenti di Verona non hanno alternativa, se non quella di orientarsi verso il vicentino o il padovano. Si può quindi immaginare che le ultime 7 persone in graduatoria saranno assegnate a sedi della provincia di Belluno ( di cui 5 sono tra il Cadore e l’Ampezzano). Ovviamente non si tratta di ragazzi di primo pelo, ma di persone con famiglia, figli e una casa, che dovrebbero essere pronte, verso la fine del mese, a lasciare tutto per trasferirsi sui monti, con tutte le conseguenze che vi lascio immaginare. Facile quindi che queste persone debbano rinunciare alla nomina vedendo vanificati mesi di ansie e sacrifici, per ricominciare una nuova esperienza concorsuale nei prossimi anni, insieme a tutti coloro che il concorso l’hanno superato, ma non sono rientrati tra i “fortunati”52! Con quali speranze?

E i vincitori? Beh, loro prenderanno servizio nei prossimi giorni, con la consapevolezza che la sede scelta sarà, nel bene o nel male, la loro sede per i prossimi 4 anni (uno di prova e 3 di ruolo), anche se a 200 km o più km da casa.

Ora moltiplicate il tutto per tutte le cattedre messe a concorso e per tutte le regioni d’Italia e capirete come sta funzionando la scuola italiana!

Daniela Mele
Padova

Ultimo aggiornamento: 22:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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