Strage di Brandizzo, i due superstiti indagati per la tragedia. I pm: «Gravi violazioni, il disastro si poteva evitare»

La telefonata tra l’uomo della scorta di Rfi e il collega: in sottofondo le urla delle vittime

Sabato 2 Settembre 2023 di Claudia Guasco, nostra inviata
Strage di Brandizzo, i due superstiti indagati per la tragedia. I pm: «Gravi violazioni, il disastro si poteva evitare»

Zero comunicazioni formali, nessun fonogramma dalla massicciata di Bradizzo.

Dove mercoledì notte il gruppo di sei operai della Sigifer aveva già cominciato a sbullonare i dieci metri di binari da sostituire, nonostante sulla linea circolassero ancora i treni. «Delle comunicazioni tra scorta e il dirigente di movimento non c’è traccia», affermano gli inquirenti. Tranne una telefonata, ora agli atti, tra l’addetto di Rfi che avrebbe dovuto dare per iscritto il nulla osta agli operai e il collega dell’ufficio di Chivasso. Parlano, poi piomba il treno e si sentono le urla strazianti delle vittime.

GLI INDAGATI

La documentazione raccolta dalla Procura di Ivrea, che indaga sulla strage del «convoglio tecnico» 94150 che ha investito e ucciso cinque persone, evidenza un dramma che per gli investigatori va ben oltre la carenza di informazioni nella catena di controllo. Gli avvisi, rilevano, non ci sono stati del tutto. Dal materiale acquisito emerge la catena di eventi sfociata nella strage: i lavori erano stato programmati per la nottata, con orario subordinato alla comunicazione da parte della scorta di Rfi sul posto, ma gli addetti avrebbero cominciato comunque a mettersi all’opera senza essere fermati né dal caposquadra, né dal referente di Rete Ferroviaria, che si accingeva a compilare i moduli da inviare al dirigente di movimento per lo stop al traffico. La sintesi è nel registro degli indagati. La Procura ha iscritto Andrea Girardin Gibin, 52 anni, capocantiere della Sigifer e collega delle vittime. Si è salvato per miracolo, ha intravisto i fari del treno ed è riuscito a buttarsi sul binario accanto. Indagato anche Antonio Massa, 46 anni, di Grugliasco (Torino), l’uomo «scorta-ditta» di Rfi incaricato di coordinarsi con il dirigente per fermare la circolazione. «Ma quando è arrivato il treno non aveva ancora inviato i fonogrammi», spiegano gli investigatori. Stava giusto iniziando a compilare i moduli a pochi metri dal disastro. «Dalle prime indagini emergono gravi violazioni della procedura di sicurezza al momento dell’incidente. Gli operai hanno iniziato a lavorare prima che l’autorizzazione fosse rilasciata, sotto i gli occhi del caposquadra e del referente di Rfi. Che hanno accettato il rischio, pur conoscendo benissimo le modalità», sintetizza la procuratrice capo Gabriella Viglione. Alla luce di ciò, gli inquirenti stanno valutando il dolo eventuale per i reati di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo, tra il materiale sequestrato c’è anche una telefonata nella quale sono impressi gli ultimi istanti di vita dei cinque tecnici. Massa parla con il dirigente di movimento, in sottofondo si sentono i rumori del cantiere, poi l’arrivo del convoglio e le grida degli uomini travolti. Senza il completamento della procedura formale, Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorbillo, Saverio Giuseppe Lombardo e Giuseppe Aversa non avrebbero dovuto cominciare a smontare le rotaie.
I lavori erano programmati almeno dalla mattina, sottolineano fonti investigative, poiché non si procede a interventi notturni senza il fermo della linea. In caso di interruzione parziale della circolazione e se il binario è attivo, scattano le limitazioni di velocità e non è il caso del «convoglio speciale» che viaggiava oltre i 100 chilometri all’ora. Il fermo della circolazione viene stabilito dalla scorta, che ha la funzione di comunicazione, di concerto con il dirigente di movimento. Se questa trasmissione di fonogrammi - dispacci telefonici sempre tracciati - non viene completata, non può essere autorizzato l’accesso ai binari. E invece il caposquadra avrebbe consentito che i suoi uomini anticipassero i tempi e il referente non lo avrebbe impedito, mentre il locomotore condotto da Marcello Pugliese e Francesco Gioffrè - ascoltati ieri dai magistrati come persone informate sui fatti - procedeva spedito a Brandizzo trovando il semaforo verde.

GARANZIE INADEGUATE

«Stiamo anche lavorando per verificare se può essere considerata sicura la procedura complessiva. Quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare un lavoro così delicato in una sede pericolosa come quella dei binari ferroviari», sottolinea la procuratrice Viglione. Il perimetro degli indagati quindi potrebbe allargarsi, intanto Andrea Girardin Gibin è chiuso nella sua casa di Borgo Vercelli così come Antonio Massa. «Lui e la famiglia stanno malissimo, sono distrutti e non vogliono parlare con nessuno», racconta una vicina. Ieri Rete Ferroviaria Italiana ha incontrato le organizzazioni sindacali, per fare il punto sulla sicurezza del lavoro nel settore della manutenzione ferroviaria. Al termine del colloquio, la società «ha accolto la richiesta sindacale di trasferire le trattenute economiche, effettuate ai lavoratori aderenti allo sciopero, in un fondo che servirà a offrire un sostegno economico alle famiglie degli operai deceduti».

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 11:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA