Vilipendio al Presidente della Repubblica, il Senato approva il ddl: carcere sostituito da multa

Giovedì 4 Giugno 2015
Vilipendio al Presidente della Repubblica, il Senato approva il ddl: carcere sostituito da multa
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Con 195 sì, 3 astenuti e 21 no il Senato approva il ddl che modifica l'articolo 278 del codice penale, in materia di offesa all'onore o al prestigio del Presidente della Repubblica. Ad incassare l'ok di palazzo Madama il testo uscito dalla commissione Giustizia, senza alcuna modifica. Ora il provvedimento passa alla Camera.



L'attuale norma prevede da 1 a 5 anni di carcere per «chiunque offende l'onore o il prestigio del presidente della Repubblica».



Ma i cinque anni di carcere per questo reato di vilipendio al capo dello Stato saranno solo uno sbiadito ricordo. Il testo approvato dal Senato non prevede comunque la cancellazione tout court del reato di vilipendio, ma tramuta il carcere in una sanzione pecuniaria da 5mila a 20mila euro, mantenendo la pena detentiva, fino ad un massimo di due anni, solo nel caso in cui l'offesa al capo dello Stato sia riferita ad «un caso specifico» e non sia "generica".



Non è stato un via libera condiviso da tutti: Lega e Sel si sono dichiarati contrari.
Erika Stefani (Ln) e Peppe De Cristofaro (SEL-Misto) hanno in sostanza sottolineato come la «modifica di una norma del codice penale risalente all'epoca fascista rappresenti un compromesso al ribasso, mantenendo un reato di opinione che appare incompatibile con la tutela costituzionale della libera manifestazione del pensiero e del diritto alla critica politica». Anche Lucio Barani (Gal), Lello Ciampolillo (M5s) e Maurizio Gasparri (FI), annunciando il loro voto favorevole, hanno precisato che avrebbero preferito l'abrogazione del reato. Hanno invece sostenuto il testo, annunciando il voto favorevole, i senatori Carlo Giovanardi (Ap) e Giuseppe Lumia (Pd).




Il reato di vilipendio nei confronti dell'inquilino del Colle era venuto alla ribalta nel 2014 quando l'ex governatore del Lazio Francesco Storace era finito nel mirino dei magistrati per le parole pronunciate nel 2007 contro Giorgio Napolitano: «non ha alcun titolo per distribuire patenti etiche. Per disdicevole storia personale, per palese e nepotistica condizione familiare, per evidente faziosità istituzionale. È indegno di una carica usurpata a maggioranza», l'attacco verbale del leader de La Destra al capo dello Stato.



L'ex ministro si era scusato, ma la vicenda processuale era andata avanti dopo che l'allora Guardasigilli Clemente Mastella aveva dato il via libera al procedimento stigmatizzando le espressioni usate di Storace che «vanno ben oltre il diritto di critica». Nel novembre dello scorso anno Storace è stato condannato a sei mesi di reclusione, ma il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche, disponendo la sospensione della pena.



«Sono l'unico condannato in Italia per questo reato», aveva commentato amaramente Storace. Ma non è così, perchè il primo a finire nelle maglie della giustizia, senza però fare neanche un giorno di carcere, è stato nel 1950 il grande scrittore, giornalista e umorista Giovannino Guareschi, condannato con la condizionale a otto mesi di carcere per vilipendio nei confronti di Luigi Einaudi. Sotto la lente dei giudici erano finite alcune vignette sul "Candido", che ironizzavano sul fatto che Einaudi aveva permesso che sulle etichette del vino di sua produzione venisse evidenziata la sua carica pubblica di senatore. Autore della vignetta era Carletto Manzoni, ma la condanna cadde su Guareschi in quanto direttore responsabile.
Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 10:11

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