Il Dc9 dell’Itavia, precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980, è stato abbattuto da «un missile francese». È la verità offerta ieri da Giuliano Amato su uno dei più grandi misteri della storia della Repubblica.
Ustica, cosa è successo il 27 giugno 1980? Il Dc9, il mistero sull'incidente aereo e le 81 vittime
PALAZZO CHIGI
Inevitabile dunque l’immediata risposta francese, dopo un primo «no comment», affidata al ministero degli Esteri: «Su questa tragedia, la Francia ha fornito ogni elemento in suo possesso ogni volta che le è stato chiesto». Il Quay d’Orsay, dal nome della sede del ministero, sottolinea peraltro come le risposte siano state fornite «soprattutto nel quadro delle inchieste condotte dalla giustizia italiana. Restiamo ovviamente a disposizione per lavorare con l’Italia, se ce lo chiederà».
Un “quasi caso diplomatico” in cui è intervenuta anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per Palazzo Chigi quelle di Amato sono «parole importanti» e meritevoli di attenzione, tuttavia «sono frutto di personali deduzioni». Meloni - mentre i suoi fedelissimi escludono in questa fase iniziative ufficiali, ad esempio durante i prossimi vertici internazionali - chiede quindi all’ex premier «di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione». Sottolineando come non vi siano più documenti secretati, Palazzo Chigi in pratica mostra più d’una riserva. Perplessità condivise da diversi altri esponenti politici che in molti casi evidenziano come lo stesso Amato, intervenendo in Corte d’Assise o in Commissioni Parlamentari, abbia fornito una versione molto meno netta.
LE REAZIONI
Resta invece silente il Quirinale con Sergio Mattarella che però a giugno, per l’ultimo anniversario della strage, aveva usato toni piuttosto duri, parlando di «una completa verità» mai «pienamente raggiunta nelle sedi proprie». D’altro canto la tesi oggi riproposta dall’ex presidente della Corte costituzionale non è nuova: già nel 2013 la sentenza della Cassazione aveva scritto nero su bianco che l’ipotesi dell’abbattimento dovuto ad un missile «è abbondantemente e congruamente motivata» (in quella stessa sentenza si chiedeva che i parenti delle vittime fossero risarciti. Una “compensazione” tuttavia mai arrivata). Intanto però il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli ha annunciato la volontà «di avanzare alla Procura della Repubblica di Marsala la richiesta di rendere accessibili tutti gli atti del procedimento di potenziale interesse di quell’inchiesta». E chissà che 43 anni dopo, non venga davvero a galla la verità.