Renzi ai pm: basta gossip. Ma sulle intercettazioni frena: non le tocco

Lunedì 11 Aprile 2016 di Mario Stanganelli
Matteo Renzi
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«Il governo non ha intenzione di rimettere mano alla riforma delle intercettazioni. Ci sono molti magistrati che sono molto seri nell'usarle. Certo che le intercettazioni servono. Servono per scoprire i colpevoli, ma tutti gli affari di famiglia e i pettegolezzi sarebbe meglio non vederli sui giornali. Molti magistrati non passano queste informazioni. Spero che ci sia buon senso da parte di tutti». Matteo Renzi, intervistato al Tg5, torna sulla polemica di questi giorni tra magistrati e governo. Il premier ribadisce l'alterità del suo esecutivo rispetto ai precedenti «quando - ricorda - i politici cercavano il legittimo impedimento, ora c'è un governo che dice prego lavorate... Un magistrato deve farsi sentire attraverso le sentenze. Se c'è qualcuno che ruba voglio saperlo».

La ricerca di dialogo che - pur nella netta demarcazione dei rispettivi ambiti di intervento - traspare dalle parole del presidente del Consiglio che sembra convenire con la posizione del neoeletto presidente dell'Anm Piercamillo Davigo, contrario a un giro di vite sulle intercettazioni, è sposata dallo stesso Pd. A condizione però che il materiale penalmente irrilevante scaturito dagli ascolti non venga dato in pasto al gossip dei media. Preoccupazione che sembra coincidere con quella dei capi delle procure di Torino, Milano e Roma che hanno diramato una circolare per un uso responsabile delle intercettazioni nelle rispettive giurisdizioni. E' infatti la presidente dem della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, ad auspicare che il nuovo vertice dell'Anm, a cui rivolge un caloroso saluto, «sappia cogliere le novità di una stagione politica che si è lasciata decisamente alle spalle prove muscolari contro i magistrati». Sulla stessa linea Matteo Colaninno afferma che «la stagione dei veleni e delle polemiche tra politica e magistratura è finita».

EGEMONIA
Diversa la valutazione di Fabrizio Cicchitto (Ncd), per il quale l'elezione di Davigo all'Anm «esprime una scelta forte volta a riproporre, come avvenuto negli anni '90, l'egemonia della magistratura sulla politica». A schierarsi decisamente dalla parte dei giudici e contro il governo, sono invece i pentastellati. Una nota del gruppo parlamentare M5S sostiene che la maggioranza «non sa che pesci prendere e come fermare il marciume che dilaga. Scatta allora il riflesso berlusconiano: imbavagliamo le inchieste. L'unica possibilità per il governo è che i cittadini non sappiano, non siano informati». Allo stesso modo la pensa Beppe Grillo, per il quale la soluzione adottata da Renzi è quella «di non far pubblicare le intercettazioni e non farle usare dai giudici, cioè quello che anni fa chiedeva Berlusconi». E su questo paragone si esercitano anche i grillini Di Battista e Di Maio. Secondo il vicepresidente della Camera, «Renzi cerca di tappare i buchi della barca del governo attaccando le intercettazioni e accelerando su una legge che ne vieti la pubblicazione. Ma quanto altro hanno da nasconderci?».
 
Da parte sua Piercamillo Davigo, intervistato da Sky, sceglie di non inasprire la polemica ma cita un rapporto del Consiglio d'Europa che attribuisce ai magistrati italiani il primato di produttività in tutto il continente e, quanto all'impegno diretto in politica, afferma: «Sono dell'opinione che i magistrati non debbano occuparsi di politica, mai.

Anche perché quando lo fanno non sono molto bravi, perché non è il loro mestiere».

Ultimo aggiornamento: 19:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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