Migranti, coste blindate e fondi: verso l'intesa con Tripoli

Domenica 8 Gennaio 2017 di Sara Menafra
Migranti, coste blindate e fondi: verso l'intesa con Tripoli
 Una partita complicata, ma che potrebbe risultare decisiva sia per interrompere il flusso delle partenze dalla Libia verso l'Italia, sia per migliorare le condizioni di vita e spesso di detenzione di migranti africani intrappolati in veri e propri campi di concentramento gestiti dalle milizie libiche. Il ministro degli Interni Marco Minniti parte domani diretto in Libia per discutere di migranti con il governo guidato da Faiez Serraj. I numeri sono noti, la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo e dei migranti economici che arrivano nel nostro paese ha attraversato la rotta chiamata appunto del Mediterraneo centrale. Il titolare del Viminale farà pesare sul tavolo della trattativa l'appoggio esplicito appena incassato dal commissario Ue all'immigrazione Dimitri Avramopoulos, che gli ha espresso piena fiducia. E, in una partita molto complicata, tre sono i punti su cui potrebbe essere più semplice arrivare ad una intesa: aiuti alla guardia costiera libica che potrebbe salvare i migranti in mare e riportarli sul continente africano (anche se a questo punto si apre il delicato tema dei diritti umani di chi torna in tripolitania), sostegno ai progetti di rimpatrio volontario dalla Libia, e un'intesa sul rafforzamento dei confini a Sud del paese, considerando che è stato da poco siglato un mini compact di aiuti in cambio di maggiori controlli con il confinante Niger e si lavora ai contatti col Sudan.

IL PATTO CON GHEDDAFI
Il governo di Serraj non ha mai nascosto il suo obiettivo finale: far ripartire l'accordo che l'Italia ha siglato nel 2009 con Gheddafi, formalmente mai interrotto, che prevede un programma di investimenti italiani in infrastrutture per complessivi cinque miliardi di euro e nel quale la Libia si impegnava a limitare le partenze e a gestire centri di detenzione per i migranti economici. Tra gli interventi che l'Italia si impegnava a finanziare c'era anche un progetto molto tecnologico, affidato alla Selex, di verifica sugli immensi confini a sud della Libia, buona parte dei quali desertici che in teoria potrebbe essere ripreso. Qui però sta il vero punto politico: il governo Serraj è davvero in grado di tenere sotto controllo il paese e di garantire la sicurezza? «E' un governo ancora molto debole e con profonde difficoltà interne, dove il rischio di dimissioni anche di esponenti di primo piano è all'ordine del giorno - dice Mattia Toaldo, ricercatore senior dell'European council on foreign relations e tra i principali esperti europei di Libia - Se è vero che Serraj controlla la parte del paese dalla quale passano la maggior parte dei migranti economici è altrettanto vero che il controllo spesso è solo formale e la situazione è molto instabile». Difficile avviare lavori per infrastrutture e appalti se ai cantieri non può essere garantita la sicurezza.

I RIENTRI ASSISTITI
Un tema rilevante è quello della detenzione dei migranti in Libia e dei rimpatri volontari. Dopo la caduta del regime, i luoghi di raccolta sono passati in buona parte sotto il controllo di milizie senza regole che taglieggiano i detenuti oltre a violare ogni diritto minimo. Riportare almeno alcuni di questi centri sotto il controllo del governo potrebbe essere un passaggio fondamentale che aiuterebbe anche a sostenere rimpatri volontari di chi arrivato alla fine del viaggio chiede di tornare nel proprio paese. Nel corso del 2016 i numeri dei rimpatri volontari sono cresciuti per tutti i paesi e l'Italia potrebbe essere interessata a sostenerli, qui come a Roma.

IL CONTROLLO DELLE COSTE
Se tenere sotto controllo il territorio libico è complicato, più semplice si è rivelato anche nel corso del 2016 aumentare il pattugliamento delle coste. Un punto che l'incontro tra Minniti e Serraj potrebbe rafforzare e sul quale l'Italia ha già investito in termini di risorse e cooperazione. Nel corso dell'ultimo anno anche la cooperazione tra le guardie costiere ha fatto in modo che fosse la Libia a salvare i migranti che provano ad attraversare il Mediterraneo e a riportarli sul continente. Un intervento che lascia scoperto il delicato tema dei diritti umani, perché non è chiaro il destino, in particolare, di chi fuggiva da guerre o persecuzioni e avrebbe avuto diritto all'asilo umanitario.
Ultimo aggiornamento: 11:43

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