Influenza australiana: sintomi, quanto dura e soggetti a rischio. Ecco cosa c'è da sapere

Gli anziani e i diabetici i più esposti alle complicanze

Venerdì 9 Dicembre 2022 di Graziella Melina
Influenza australiana: sintomi, quanto dura e soggetti a rischio. Ecco cosa c'è da sapere

Quest’anno la conoscono tutti come l’Australiana, ma in realtà i virus influenzali che colpiscono nella stagione invernale provocano più o meno gli stessi sintomi. Nulla di nuovo, dunque, se arriva la febbre: i farmaci per tenere a bada i disturbi provocati dalla malattia esistono. Ma resta alta la preoccupazione per i soggetti deboli e gli anziani, per i quali è fondamentale la protezione del vaccino

PERCHÉ SI CHIAMA INFLUENZA AUSTRALIANA? 

Il virus è stato isolato per la prima volta in Australia ad agosto.

Mentre in Italia i primi casi sono stati individuati a ottobre, quindi in anticipo rispetto all’andamento epidemico del periodo precovid. Non dimentichiamo, infatti, che durante la pandemia l’utilizzo delle mascherine ha limitato la diffusione dei virus influenzali e quindi il rischio di contrarre la malattia. 

QUALI SONO I SINTOMI? 

Con l’influenza compare di solito la febbre alta, che in genere dura in paio di giorni. Ma sono comuni anche dolori muscolari, spossatezza, mal di testa, brividi, perdita di appetito e mal di gola. Possono verificarsi anche nausea, vomito e diarrea, specialmente nei bambini. 

SONO DIVERSI RISPETTO ALL’ANNO SCORSO? 

In linea di massima no. Si osserva però una maggiore recrudescenza soprattutto nei bambini piccoli, visto che sono i soggetti meno vaccinati. Grazie all’uso della mascherina e a causa dell’isolamento, durante la pandemia molti di loro non hanno mai contratto l’influenza e quindi non hanno nemmeno la protezione che si ottiene quando il nostro sistema immunitario entra in contato con il virus. 

COSA FARE SE CI SI AMMALA? 

Per curare i sintomi sono disponibili diversi farmaci. Per la febbre sono efficaci gli antipiretici. Esistono poi diversi prodotti per la tosse. È bene comunque consultare il medico se la durata della febbre supera le 72 ore e oltre ai brividi e al senso di spossatezza compaiono altri disturbi, come per esempio un forte dolore al torace. 

 

ENTRO QUANTO TEMPO SI GUARISCE? 

In genere, il paziente comincia a migliorare nel giro di due-tre giorni. Ma spesso il decorso dipende dalle condizioni di salute del paziente. La maggior parte delle persone guarisce in una settimana o dieci giorni, ma alcuni soggetti, ossia gli over 65, i bambini piccoli, gli adulti e i bambini con patologie croniche, sono a maggior rischio di complicanze più gravi o di un peggioramento della loro condizione di salute. 

QUALI SONO I SOGGETTI PIÙ A RISCHIO? 

I più esposti al rischio di complicanze sono sicuramente gli anziani, le persone con malattie respiratorie oppure i soggetti diabetici. Particolare attenzione va riservata anche alle donne in gravidanza, ai bambini fra i 6 mesi e i 5 anni, ai pazienti con malattie croniche e quelli che si sono sottoposti a terapie che indeboliscono il sistema immunitario. Sono soggetti a rischio anche le persone con obesità grave. 

È POSSIBILE AMMALARSI PIÙ VOLTE? 

Sì. Esistono più virus: quello più frequentemente isolato è di tipo A H3N2, ma sono stati individuati anche altri ceppi. È noto, poi, che le malattie virali spesso lasciano come strascico un senso di debolezza e quindi una sorta di predisposizione a riammalarsi. 

QUANDO SI AVRÀ IL PICCO? 

Quest’anno si presume che arriverà in anticipo, quindi agli inizi di gennaio. Durante le feste natalizie, dunque, il virus continuerà a circolare senza sosta. 

CI SI PUÒ ANCORA VACCINARE? 

Certamente. Ma è opportuno non indugiare troppo. La protezione del vaccino, infatti, non è immediata, servono circa 15 giorni perché sia efficace in modo completo. Quindi, nel frattempo, c’è comunque il rischio di ammalarsi anche se ci si è già sottoposti alla profilassi. 

COME È POSSIBILE RICONOSCERE I SINTOMI DEL COVID DA QUELLI DELL’INFLUENZA? 

Purtroppo i sintomi spesso sono sovrapponibili. Il covid comporta talvolta disturbi di gusto e olfatto. Ma la diagnosi è certa solo se si effettua un tampone. In caso di sintomi è opportuno comunque rimanere a casa, per evitare di contagiare persone a rischio di complicanze. 

QUANTO DURA L’INCUBAZIONE? 

Non esiste una incubazione standard, dipende dal proprio sistema immunitario e dalla carica infettante. In media può durare anche un paio di giorni. Ma si osservano periodi di incubazione che vanno dai 3 ai 5 giorni. Si può essere contagiosi anche durante il periodo di incubazione. Per evitare di mettere in pericolo i soggetti a rischio, è bene rimanere isolati non appena si manifestano i primi sintomi. 

OLTRE AL VACCINO, COME PROTEGGERSI? 

L’uso delle mascherine e le precauzioni di sicurezza, come per esempio il lavaggio delle mani, l’aerazione dei locali e il distanziamento, possono limitare la diffusione del virus e quindi il contagio.

Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 18:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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