Domicilio digitale, le multe arrivano sulla Pec: ecco come funziona Inad. Ma è rischio aumenti dei costi

Indicando una Pec come Domicilio digitale è possibile ricevere tutte le comunicazioni della Pubblica Amministrazione con valore legale direttamente nella casella di posta

Domenica 9 Luglio 2023
Domicilio digitale, le multe arrivano sulla Pec: ecco come funziona Inad. Ma è rischio aumenti dei costi

Domicilio digitale, addio file agli sportelli postali e attese infinite negli uffici pubblici. A partire dallo scorso 6 luglio è entrato nel vivo l'Indice Nazionale dei Domicili Digitali (Inad), un nuovo servizio che consentirà ai cittadini iscritti di ricevere comunicazioni dalla Pubblica Amministrazione direttamente sulla propria Pec. Come spiega il sito dell'Agenzia per l'Italia digitale «tutti potranno consultare l'Indice attraverso l'area pubblica del sito e le P.a che devono inviare comunicazioni aventi valore legale al cittadino utilizzeranno l'indirizzo di posta elettronica certificato registrato sull'indice.

 

L'iscrizione

L'iscrizione è facoltativa e chi non ha indicato la propria pec continuerà, invece, a ricevere le comunicazioni in forma cartacea». «Grazie a Inad le comunicazioni della Pubblica Amministrazione, come i rimborsi fiscali, le detrazioni d'imposta, gli accertamenti, i verbali di sanzioni amministrative e così via, vengono inviate in tempo reale, senza ritardi o problemi relativi al mancato recapito, direttamente nella casella di posta indicata dal cittadino.

Ciò comporta significativi risparmi derivanti dalla riduzione dell'uso della carta e dall'eliminazione dei costi di spedizione. Inoltre, grazie all'accesso immediato alla documentazione, il cittadino non ha bisogno di recuperare fisicamente i documenti quando non è presente a casa».

 

Le novità

Una novità accolta con favore dai consumatori, che da un lato ricordano come siano già 14,4 milioni gli italiani dotati di Pec, dall'altro lanciano l'allarme su possibili aumenti dei costi a carico dei cittadini. «Con tale nuovo servizio si possono abbattere le spese postali a carico dei cittadini, consentendo risparmi alla collettività, ma occorre vigilare sull'operato di società ed enti locali - spiega il Codacons - La nascita di Inad farà salire il numero di cittadini che decideranno di dotarsi di Pec, e il pericolo è che le società che forniscono servizi di posta elettronica certificata, a seguito dell'aumento della domanda, possano aumentare i costi richiesti ai propri clienti per l'attivazione delle caselle.

 

Come funziona

Per eleggere il proprio domicilio digitale è necessario accedere al portale domiciliodigitale.gov.it e registrarsi al servizio utilizzando il Sistema Pubblico d’Identità Digitale (SPID), la Carta d’Identità Elettronica (CIE) o la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). Una volta effettuata la registrazione, il sistema chiederà di inserire il proprio indirizzo PEC da eleggere come domicilio digitale. A partire dal 6 luglio 2023, il domicilio digitale eletto sarà attivo e consultabile.

 

Stop alle giacenze

Le notifiche arriveranno in tempo reale, senza rischio di ritardi o problemi relativi al mancato recapito, con notevole risparmio in termini di tempi e costi, grazie ad esempio all'azzeramento del tempo necessario a recarsi presso i servizi postali oltre al minore utilizzo della carta e, di conseguenza, al minore impatto ambientale. Per la Pa questo "archivio" di indirizzi digitali si traduce in un sistema di comunicazione centralizzato più efficiente, automatizzato e sicuro e che consente anche un netto taglio dei costi di spedizione come buste, francobolli o carta. Insomma, non troveremo più gli avvisi di giacenza nella cassetta della posta.

 

Il domicilio digitale è obbligatorio?

Il domicilio digitale non è (ancora) obbligatorio, lo è invce per gli operatori professionali sia essi liberi professionisti, che imprese, enti no profit ed enti pubblici. Dal 1 ottobre 2020 è obbligatorio comunicare il domicilio digitale per imprese e professionisti, mentre per la Pubblica Amministrazione lo era già da molto tempo prima. Successivamente tale obbligo è stato esteso anche ai cosidetti agli ETS (Enti del Terzo Settore istituiti ai sensi del DLGS 117/2017); ad oggi non esiste invece un obbligo per tutti gli altri enti ad esempio le associazioni come i condomini, anche se l’amministratore di condominio deve possederla. Questo è definito nel Decreto Semplificazioni (convertito nella legge 120/2020 pubblicata l’11 settembre), sezione dedicata alla posta elettronica certificata.

 

I rischi

Un altro rischio è che i comuni, non potendo contare sugli introiti derivanti dalle »spese postali« addebitate ai cittadini per l'invio di una sanzione stradale tramite posta tradizionale, aumentino tutti gli altri costi di accertamento, come peraltro rilevato dall'Antitrust lo scorso anno». E infatti dopo la richiesta di chiarimenti avanzata nel 2022 dal presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui consumatori, Simone Baldelli, l'Autorità evidenziò come «Sulle spese di accertamento delle multe stradali non esistono attualmente criteri oggettivi di quantificazione fissati dal legislatore e ogni ente locale agisce secondo la sua piena discrezionalità, spesso perpetrando evidenti abusi».

 

I costi

L'Antitrust rilevò ad esempio che quando la notifica delle multe stradali avviene via Pec, e quindi si azzerano le «Spese di notifica» fisse a carico dei cittadini, alcuni comuni aumentano in modo considerevole i costi di accertamento, che possono raggiungere i 15 euro a sanzione. In ogni caso «la dematerializzazione degli atti inviati dagli enti locali ai cittadini, a partire dalle multe stradali, ha un impatto enorme sull'ambiente e sulla spesa pubblica». Lo afferma la Società Italiana di medicina ambientale (Sima). 

 

I dati

«Secondo alcune ricerche, se ciascuno degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici impiegati in Italia evitasse di consumare 500 fogli all'anno, il consumo di carta si ridurrebbe di 8.142 tonnellate, equivalenti a 122mila alberi salvati ogni anno, oltre 3,5 miliardi di litri di acqua risparmiata, e un abbattimento del consumo energetico nazionale pari a 62 milioni di Kwh», spiega il presidente Sima, Alessandro Miani.

Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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