Cassazione, no a revisione condanna Contrada. «Restituitemi il mio onore violato»

Giovedì 7 Luglio 2016
Cassazione, no a revisione condanna Contrada. «Restituitemi il mio onore violato»
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La Cassazione ha dichiarato «inammissibile» il ricorso di Bruno Contrada contro la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa emessa dalla Suprema Corte nel 2007 e contestata dalla sua difesa in seguito alla sentenza dello scorso aprile con la quale la Corte di Strasburgo aveva 'censuratò la condanna a 10 anni di carcere inflitta all'ex 007.
La difesa aveva fatto ricorso per «errore materiale».


In particolare la Corte di Strasburgo, in base a quanto sostenuto dalla difesa di Contrada, lo scorso aprile aveva ritenuto «ingiusta» la condanna di Contrada per concorso esterno rilevando che «questa figura di reato è stata costruita in epoca successiva ai fatti contestati», che risalgono agli anni 1979-1988, mentre il concorso esterno è stato configurato all'inizio degli anni '90.

L'udienza si è svolta ieri a porte chiuse innanzi alla Seconda Sezione penale e il pg aveva chiesto il rigetto del ricorso di Contrada. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso, spiegano fonti della difesa, indica che non era "percorribile" la strada della 'correzionè della sentenza con il ricorso per «errore materiale». Ieri il ricorso è stato discusso dall'avvocato Massimo Krogh.

«Non finisce qui». Persa una battaglia, Bruno Contrada si appresta ad affrontarne un'altra. E annuncia nuove iniziative contro la condanna a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa. «Utilizzerò ogni mezzo lecito - dice - perché mi sia restituito l'onore che ingiustamente e indecorosamente in questi anni mi è stato tolto». Contava molto sull'esito dell'ultimo ricorso in Cassazione. L'ex numero tre del Sisde chiedeva che fosse applicata la sentenza della Corte europea per i diritti dell'uomo che, proprio sul caso Contrada, ha «censurato» l'Italia per avere violato il principio della «irretroattività» della legge penale.

La Cassazione ha detto no e Contrada ora reagisce con stupore ma anche con durezza: «La Cassazione si rifiuta in sostanza di applicare una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Si tratta di una decisione che contrasta con l'ordinamento giuridico italiano». E, secondo il suo legale, con una norma della convenzione siglata dal governo italiano. Nella decisione della Cassazione Contrada trova altre ragioni per esprimere «indignazione e rivolta morale contro uomini che rappresentano le istituzioni e che ancora non si rassegnano alla sconfitta».

C'è un'altra sentenza della Corte europea che Contrada mette subito nel conto quando annuncia che si appresta a chiedere allo Stato il conto dei danni. Nel 2014 la Corte ha «censurato» ancora l'Italia per avergli inflitto una «pena inumana e degradante» (dieci anni, interamente scontati). «Ora deve essere chiaro - incalza - che non mi fermerò. Rivendicherò fino all'ultimo respiro il mio diritto a essere risarcito per i danni morali, materiali ed esistenziali che sono stati procurati a me e alla mia famiglia».

Oltre che in Cassazione, Contrada ha fatto ricorso al Consiglio di Stato e alla Corte dei conti. La condanna per concorso esterno ha comportato fra l'altro la sua destituzione e quindi una riduzione del trattamento pensionistico e altri effetti giuridici penalizzanti. «Aspettiamo - dice - le motivazioni dell'ultima decisione della Cassazione per capire quale percorso logico-giuridico i giudici hanno seguito». Ma sugli obiettivi delle prossime tappe della sua battaglia Contrada ha le idee chiare: «Le autorità dello Stato, compresa l'autorità giudiziaria, devono conformarsi alle convenzioni internazionali e applicare le sentenze della Corte europea per i diritti dell'uomo».
Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 14:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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