Berlusconi: da Fini tentativo eversivo
Leader Fli: non sei al di sopra della legge

Sabato 22 Gennaio 2011
Gianfranco Fini (foto Giuseppe Giglia - Ansa)
185
ROMA - Non fuggo e non mi dimetto: il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, tornato a ribadirlo in un collegamento telefonico a un convegno del Pdl a Milano, in cui ha definito la situazione attuale insieme grave e paradossale. Berlusconi ha parlato del «ricorso all'arma impropria dell' uso politico della giustizia. Ho reagito ad un'autentica aggressione e non fuggo e non mi dimetto. Per l'Udc e Fli ora sarei io che aggredisco perché reagisco a un autentico tentativo eversivo».



«Premier sottoposto a spionaggio: è normale?». «E' normale, in una normale democrazia, che il presidente del Consiglio sia sottoposto a uno spionaggio del genere? - ha detto il premier - Le intercettazioni non sono state fatte a seguito di una notizia di reato, ma per costruire una notizia di reato.Dopo la mia discesa in campo, nel 1994, la giustizia si è occupata in modo ossessivo di me». Berlusconi ha anche tracciato una sorta di contabilità della vicenda giudiziaria che gli è costata «oltre 300 milioni di euro per avvocati e consulenti» ma, soprattutto, «tanta sofferenza».



«Uso politico della giustizia contro di me». «L'invito a comparire inviato dalla magistratura - dice Berlusconi - non era di due, tre pagine ma un volume di quasi 400 pagine di intercettazioni per ottenere, invece di un effetto giudiziario, un effetto mediatico e politico. Prove in quelle intercettazioni non ci sono. Siamo di fronte a un clamoroso uso politico della giustizia e dunque reagiamo. Faremo prevalere la volontà degli elettori e la verita».



«Da Fini tentativo eversivo fallito».
«Siamo determinati a realizzare la riforma della giustizia che non siamo mai riusciti a fare, non per mancanza di impegno, ma per l'opposizione prima di Casini e poi di Fini. Una riforma che è richiesta da ciò che sta avvenendo da anni in Italia». Berlusconi ha parlato di «disegno eversivo» e ha attaccato frontalmente Gianfranco Fini: «Dal 2008 al 2010 Fini, non a caso, ha bocciato tutte le possibili riforme della giustizia, a partire dalla legge sulle intercettazioni. Poi, non a caso, è stata preparata, costruita e messa in atto la scissione di Futuro e Libertà. Il progetto era mettere in minoranza e mandare a casa, sommando i pochi voti a quelli della sinistra, il nostro governo eletto dagli italiani, ma il disegno eversivo è fallito. Ed è a questo punto che è scattata l'operazione giudiziaria».



Ieri Berlusconi aveva annunciato che non risponderà alla convocazione dei pm di Milano dove è indagato per concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby. Il diniego è motivato dal fatto che - secondo i legali del premier - i pm milanesi non hanno competenza funzionale ad indagare e che il fascicolo dovrebbe essere trasmesso al Tribunale dei ministri. I pm, però, vanno avanti, ed entro metà febbraio dovrebbero depositare la richiesta di giudizio immediato per il presidente del Consiglio.



«Chi ha vinto le elezioni non può pensare di essere al di sopra della legge- replica Fini da Reggio Calabria - Il giustizialismo è un male, ma non può esserci giustizialismo quando si ribadisce chiaramente che la presunzione di innocenza non possa essere confusa con la presunzione di impunità. Non voglio infierire, ma il buon nome dell'Italia da qualche tempo a questa parte viene sottoposto a dure critiche per comportamenti di chi l'Italia la rappresenta. Quando si è oggetto di indagini complesse, che gettano una luce particolarmente negativa, dire “non mi muovo” o “non considero possibile essere sottoposto ai magistrati” è una richiesta evidente di impunità. L'idea di centrodestra mia e dei nostri padri è profondamente diversa dalla caricatura di centrodestra di chi oggi è impegnato solo a far sì che gli italiani sappiano e che ci sia chiarezza. La magistratura accerterà tutto. Ma in politica c'è anche un problema di opportunità. Un movimento che vuole rappresentare certi valori deve dire che tutti sono uguali davanti alla legge e che chi sbaglia paga. Per i magistrati e le forze dell'ordine servono il massimo rispetto, non perchè essi siano impossibilitati a sbagliare ma perchè rappresentano un simbolo, il simbolo che non conta solo quanto si guadagna. Mi indigno quando si dice che è retorica ricordare chi è caduto per lo Stato. Quando quelle persone vengono dimenticate si offende non solo chi ne continua il percorso ma una intera comunità nazionale».



«Ho il dovere di ricordare al presidente del Consiglio che Fli è nata per l'impossibilità nel Pdl di affrontare certe questioni - ha continuato Fini - di dire scomode verità e soprattutto perchè abbiamo pensato fosse un dovere morale dimostrare che a certi principi noi crediamo davvero. Perchè in certi momenti tacere diventa essere corresponsabile. In tanti hanno capito perchè nasce: perchè non ce la sentivamo di non dire, di tacere. Perchè quando si arriva a dire che Vittorio Mangano è un eroe, o si ribadisce che non è vero oppure si diventa complici». Secondo Fini «le ultime vicende hanno fatto comprendere perchè nasce un nuovo soggetto politico. Nasce perchè in certi momenti c'è un bivio: o si crede a certi principi o si finisce per essere prigionieri del perenne compromesso nascondendo la realtà». E, oltre all'esempio dello stalliere di Arcore, il presidente della Camera ne fa un altro: «Se il coordinatore regionale in Campania (Nicola Cosentino, ndr) è colpito da una richiesta di arresto sarà giusto dire che è opportuno che egli faccia un passo indietro? La lealtà è un valore, la complicità diventa una colpa, perchè non si può essere sempre silenti».



Il processo breve era contro la Costituzione. «Ringrazio Berlusconi che mi ha riconosciuto oggi dinanzi agli italiani il merito di aver impedito una certa riforma della giustizia come il processo breve - ha aggiunto Fini - Quella norma non poteva essere accettata da una forza politica che rispetti la Costituzione. I precetti della Costituzione vanno rispettati e non declamati: la legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare».



Veltroni: il premier pensi al Paese, si dimetta. «O Berlusconi può chiarire tutto davanti ai magistrati, e non credo che sarà in grado di farlo, oppure per una volta non pensi a se stesso, ma a 60 milioni di italiani, e faccia un passo indietro e si dimetta» ha detto oggi Walter Veltroni aprendo la convention di Movimento democratico al Lingotto.



Casini: governo occupato solo a difendere Berlusconi
. «Il vero scandalo che c'è è che abbiamo un governo mobilitato a 360 gradi per difendere Berlusconi dai suoi "bunga bunga", mentre il Paese va a rotoli - ha detto oggi a Udine il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini - Il governo è mobilitato nei talk-show per spiegare che il bunga bunga era gratis, o a pagamento, non ho ben capito. Insomma gli uomini del governo e del Pdl sono tutti impegnati per spiegare come erano le serate del bunga bunga e le bugie dei magistrati. Il governo non c'è, non si stanno occupando dei problemi del Paese mentre cresce la disoccupazione, i giovani non hanno prospettive, le imprese chiudono. Quando gli italiani capiranno come credo che stiano capendo, che serve un governo che risolva i problemi del Paese, capiranno il fallimento di questa stagione».



Donadi: siamo ai titoli di coda di un brutto film.
«Siamo ai titoli di coda, al termine di un film brutto con un pessimo attore protagonista - dice il capogruppo Idv, Massimo Donadi - Mentre il Paese affonda, le imprese chiudono, si bruciano migliaia di posti di lavoro, la disoccupazione giovanile è alle stelle, Berlusconi si dà a baccanali degni dell'antica Roma. E' il simbolo evidente della decadenza italiana e, per il bene del Paese, lo invitiamo a dimettersi prima che la situazione degeneri ulteriormente».



Bocchino: premier non rappresenta l'area moderata del Paese. «Io credo che, quando il caso Ruby sarà sedimentato, l'opinione pubblica capirà che Berlusconi non è in condizione di poter rappresentare l'area moderata di questo Paese - ha detto il capogruppo del Fli alla Camera, Italo Bocchino I comportamenti in politica sono essenziali per dare l'esempio, e non mi sembra che ci siano le condizioni affinché Berlusconi possa rappresentare i valori della destra, i valori del moderatismo italiano».



Cicchitto: Berlusconi non si riposa. «Una battuta»: così il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, liquida l'invito di Umberto Bossi al premier di riposarsi. «Berlusconi non si riposa - dice Cicchitto - Guida il governo ed è impegnato a fare una cosa a cui Bossi tiene molto, il federalismo fiscale». Sullo stop di una settimana al provvedimento dopo le critiche sollevate dai Comuni, Cicchitto non è particolarmente preoccupato. «Si cercherà di venire incontro ai Comuni - ha spiegato - Non è in discussione l'impostazione generale del federalismo, ma solo alcune voci. E' una materia di merito, non di pregiudiziale politica». La replica di Cicchitto era riferita alle parole del leader della lega che ieri, pur difendendo il premier, aveva detto: «Gli consiglio di andare un po' a riposare da qualche parte, che ci pensiamo noi».



«Se si va al voto, Berlusconi candidato premier». «Se si andrà ad elezioni, certamente il candidato premier del centrodestra sarà Silvio Berlusconi - dice Cicchitto - Il governo è compatto. C'è la volontà di andare avanti. Bisogna vedere se, come ci auguriamo, in Parlamento c'è la maggioranza e il clima generale non è caratterizzato da un eccesso di provocazione. Altrimenti l'unica strada sono le elezioni, non certo un governo tecnico che, avendo contro Bossi e Berlusconi, non passerebbe in Parlamento».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci