«Se-gre-ta-rio, se-gre-ta-rio». Nicola Zingaretti festeggia la rielezione a presidente della Regione all'ex Lanificio, zona Pietralata. Ma il suo popolo, che va dal centro ai grassiani di Leu, pensa ad altro. Lo vuole al Nazareno, lo vuole «segretario». Il coro scatta, al secondo piano di questo Forte Apache della sinistra romana, laziale e non solo. Zingaretti, sorride e prosegue nel comizio (ne fa due, uno per piano perché c'è troppa gente: oltre duemila persone) più che altro è un ringraziamento a chi lo ha sostenuto.
Il party dem, che diventa una sorta di dem-pride, visto il clima mesto che c'è in giro, è tutto un «Nicola, pensaci tu». E non si sa se lui, il presidente confermato in barba alla buriana destrorsa-grillina che soffia un po' ovunque, ci sta pensando davvero. «Sei meglio di Montalbano», gli urla una sostenitrice con sciarpa colorata d'ordinanza giocando con il fratello, che però qui non c'è. Il presidente chiude due comizi e vola a casa: «Fatemi stare con la mia famiglia».
E magari anche alle prese con i problemi spiccioli di questo successo inatteso: non ha la maggioranza in consiglio regionale e dovrà inventarsi qualcosa per eleggere al pronti e via il presidente dell'll'Aula.