Pd, dalle armi a Kiev alla piazza coi grillini: ecco tutte le accuse dei riformisti dem a Schlein

Sul tavolo anche la débacle alle Comunali e la defenestrazione di Piero de Luca

Lunedì 19 Giugno 2023 di Andrea Bulleri
La segretaria del Pd Elly Schlein

La débacle alle Comunali. E poi la linea giudicata troppo tentennante sull’Ucraina, le incertezze sull’abuso d’ufficio e (da ultimo) l’abbraccio con Giuseppe Conte alla manifestazione dei grillini di sabato. Con annesso di polemiche per l’arringa di Beppe Grillo. E' massiccio il faldone di accuse che un pezzo del Pd contesta alla segretaria Elly Schlein.

La minoranza, certo, ma anche più d'uno tra i dirigenti che l'hanno appoggiata. E che non hanno gradito che la loro leader si trovasse nella stessa piazza in cui il Garante pentastellato invitava la folla a indossare «il passamontagna» e formare «brigate di cittadinanza» (anche se Grillo ha poi provato a metterci una pezza). 

I passi falsi 

Ma quella di sabato è stata solo l'ultimo di una serie di passi ritenuti falsi, da parte della segretaria. Un malumore cominciato con la sonora sconfitta incassata dai dem al secondo turno delle amministrative, il 28 e 29 maggio scorso (con l'unica eccezione di Vicenza). E inasprito dal "De Luca gate", la defenestrazione dal ruolo di vice-capogruppo di Piero De Luca, figlio del governatore campano Vincenzo. Che ha dovuto rinunciare al proprio incarico, recriminano dalla minoranza, soltanto per il proprio cognome, visto che la sua gestione delle truppe a Montecitorio era unanimemente definita come «impeccabile».

Un addio che ha innescato nuovi veleni dopo che il deputato chiamato a sostituire De Luca, Paolo Ciani di Demos (eletto da indipendente nelle file dem), ha chiarito di non volersi iscrivere al Pd, mettendo in dubbio l'opportunità che il Nazareno continui a dire sì all'invio di armi a Kiev. Parole che a loro volta hanno scatenato la reazione di fuoco di Base riformista, la corrente dei moderati capitanata da Lorenzo Guerini, e dato il via a un crescendo di silenzi, imbarazzi e critiche più o meno fuor di microfono. 

La piazza grillina

Ma l'elenco delle mosse infelici che un buon pezzo del partito recrimina alla sua segretaria, nonostante sia in carica da poco più di tre mesi, è ancora lungo. Ed è riassumibile in una critica che comincia a muoverle anche chi l'ha sostenuta, e vorrebbe continuare a farlo: «Elly non ascolta nessuno, decide tutto lei». «E poi - aggiungono invece i detrattori - va a sbattere da sola». Come nel caso della manifestazione grillina contro la precarietà. In molti, tra i suoi, le avevano consigliato di non andare. Lei sulle prime aveva condiviso, decidendo di inviare una delegazione come ramoscello d'ulivo da tendere ai pentastellati. Poi, il cambio di rotta, repentino. Ed eccola in piazza, con tanto di abbraccio a Giuseppe Conte. Prima di essere risucchiata nell'uragano Grillo, con quella tirata del comico sulle "brigate di cittadinanza" e l'invito a "indossare il passamontagna" (che, battuta o no, a molti non è proprio andato giù). 

Infine il nodo abuso d'ufficio. Con i sindaci dem che chiedono al Nazareno di non combattere la riforma della giustizia targata Carlo Nordio. E il Pd che ancora una volta si spacca, tra chi dice sì all'abrogazione del reato, chi vorrebbe una modifica (come Schlein) e chi pensa che tutto dovesse essere lasciato com'era. Tre linee diverse, come durante il voto al Parlamento europeo sull'aumento della produzione di armi per sostenere Kiev: sì, no, astensione. Un copione che, lamentano in molti, sta diventando troppo frequente, nel Pd. E su temi troppo delicati per procedere in ordine sparso.

Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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