Il ministro Carlo Nordio: «Educhiamo i nostri ragazzi, ma se serve usiamo il codice penale»

Martedì 12 Settembre 2023 di ​Carlo Nordio*
Carlo Nordio

Caro Direttore, dopo un anno di congedo obbligatorio, ti chiedo ospitalità per chiarire le questioni sollevate dal nostro decreto contro la delinquenza minorile in genere, e contro quella sulle donne in particolare.

Lo faccio riappropriandomi del mio linguaggio giornalistico, ) meno tecnico di quello usato in Parlamento, nella speranza di esser il più chiaro possibile. Dico subito che i provvedimenti rigorosi da noi adottati ci erano stati in gran parte suggeriti dagli stessi magistrati di Napoli, e da quell’eroico don Patriciello che resiste a tutto, anche alla sparatoria di ieri. Nondimeno, com’era prevedibile, alcuni magistrati e pedagoghi hanno manifestato opinioni opposte, anche in termini rudi: so let it be, erano messi in bilancio. Ma andiamo per ordine.

Le critiche possono dividersi in due categorie: quelle rivolteci durante la conferenza stampa successiva al decreto, e quelle , più articolate, arrivate nei giorni successivi. Le prime possono riassumersi così : a) secondo il governo la donna non avrebbe il diritto di circolare vestita come vuole; b) se poi , indossando abiti succinti, viene molestata o addirittura, violentata “se la sarebbe andata a cercare”. Le seconde, che i provvedimenti repressivi - carcere, divieti e ammonizioni - sono inutili ,e ci vuole ben altro: un “nuovo approccio culturale”, un “percorso educativo”, e altre attività preventive. Don Patriciello dice che servono entrambe le vie: severità e prevenzione.. .

Proverò a rispondere in termini razionali, evitando le suggestioni emotive che spesso condizionano domande e risposte, sollevando polemiche inutili. Non mi faccio illusioni di essere convincente: si convince solo chi è già convinto. Ma spero almeno di farmi capire. Dunque. 


a) Che una persona abbia il diritto di scegliersi gli abiti con cui girare il mondo, o almeno l’Italia, è principio così banale che non meriterebbe nemmeno una risposta. Certo ci sono dei limiti, che un tempo si identificavano con l’ordine pubblico e il cosiddetto buon costume, e dipendono dai luoghi e dai momenti: ad esempio si può indossare l’uniforme della Gestapo durante una rappresentazione teatrale, ma sarebbe quantomeno improprio portarla in piazza il 25 Aprile. Così come è lecito un perizoma in spiaggia, mentre sarebbe sgradevole in chiesa. Più che la legge, sono, o dovrebbero essere , il buon senso e l’estetica a suggerire l’abbigliamento. Ma ci sono anche altre circostanze. E qui siamo al punto successivo. 


b) L’espressione “andarsela a cercare” non solo è grossolana, ma sotto un profilo strettamente logico non significa nulla. Essa è usata in molti ambiti, per evocare un nesso causale che in realtà non esiste automaticamente, ma che sarebbe troppo complicato spiegare. Ad esempio si dice che il fumatore è andato a cercarsi il cancro polmonare, il bevitore la cirrosi epatica, l’alpinista la frana, e il maturo libertino l’infarto, come accadde al presidente francese Felix Faure che rimase stecchito all’Eliseo durante un incontro galante. Ma la realtà è diversa. Ci sono forti fumatori e bevitori che muoiono, come Churchill, quasi centenari, mentre ci sono salutisti convinti, astemi e vegetariani, fulminati da un’ epatite o con i polmoni devastati da un microcitoma. Qual è allora la risposta razionale? Che si tratta di un fattore di rischio, che vale sui grandi numeri. Come stare al volante: più corri, e più rischi un disastro. Non è detto che tocchi a te. Ma le probabilità che ti capiti aumentano in modo esponenziale rispetto al guidatore prudente...

Chiedo scusa per la digressione epistemologica e per le brevi note filosofiche che sto per fare. Molti pensano, come Rousseau, che l’uomo nasca buono, e venga corrotto dalla società. Altri, al contrario, condividono l’idea di Hobbes: homo homini lupus:, il nostro codice genetico è malvagio, tra noi siamo prede e predatori. Più o meno quello che dice Darwin, con la selezione naturale, e la stessa Bibbia, che inizia con il figlio di Adamo che ammazza il fratello Abele. Probabilmente la verità sta nel mezzo: i nostri avi erano sicuramente feroci, ma nei millenni si sono lentamente, e parzialmente, moderati. Guerre e stragi continuano, occasionalmente ingigantite da strumenti più efficaci e da regimi meglio organizzati, che creano lager e gulag. Viviamo un po’ meglio del neolitico, ma rimangono ancora molte isole di ferocia bestiale. E qui arriviamo alla nostra risposta: queste isole di aggressività nei confronti delle donne esistono, e purtroppo sono spesso incontrollabili: non possiamo mettere un carabiniere vicino ad ogni ragazza, come non possiamo mettere una guida alpina accanto ad ogni scalatore. Ognuno deve conoscere il rischio che corre quando beve, quando fuma, quando si inerpica e via discorrendo. Non vale solo per la “provocante” minigonna, ma per tutto, a cominciare dai semplici accessori. Una preziosa collana, (anche falsa, come nella deliziosa novella di Maupassant) o un costosissimo orologio, possono andar bene a una cena di gala, ma non sono consigliabili se devi attraversare di notte la stazione di una metropoli. Non è detto che ti taglino il collo o il braccio, ma il rischio aumenta. Così è per la donna e il suo modo di vestire: certo che può farlo come le pare, ci mancherebbe. Ma deve sapere che ,malgrado l’ottimismo omiletico delle anime belle, la cattiveria, l’aggressività e la stupidità, contro la quale anche gli dei – diceva il saggio – lottano invano, stanno in agguato. Tutto qui.

E veniamo alla terza obiezione, la più seria di tutte. E’ verissimo che per questi reati odiosi l’attività preventiva è fondamentale. E, diciamola tutta: scuole, parrocchie, psicologi ed educatori sono certamente utili, ma tutto dipende dalla famiglie, perché è li che si forma il software del bambino, Personalmente sono stato chiamato a decine di incontri con gli studenti. Per educarli alla legalità. Ci sono andato, ma avrei preferito farli con i loro genitori. Ma la prevenzione, per quanto sacrosanta, non è tutto. Per restare nell’ambito medico, ogni oncologo la predica come essenziale: niente fumo, poco alcol, dieta corretta, attività fisica ecc. Ma quando il cancro arriva, la prevenzione cede il posto al bisturi e alla chemioterapia. Con la delinquenza minorile è lo stesso. Ha ragione don Patriciello: prima di tutto educhiamo. Ma purtroppo la prevenzione, ammesso che ci sia stata, non ha funzionato. Allora deve intervenire il chirurgo, che in queste circostanze è la giustizia penale, anche a tutela delle vittime, che davanti all’impunità del criminale sono tentate di farsi giustizia da sé. Come purtroppo abbiamo visto proprio a Roma, con un tentativo di linciaggio per fortuna sventato, pochi giorni fa.

*Ministro della Giustizia 
 

Ultimo aggiornamento: 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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