Mes, Lega all'attacco. Alt anche da Tajani. E Meloni punta al rinvio

Il vicepremier di FI scettico sul fondo: «Manca il controllo del Parlamento Ue»

Sabato 24 Giugno 2023 di Francesco Bechis
Mes, Lega all'attacco. Alt anche da Tajani. E Meloni punta al rinvio

Tre mesi. Giorgia Meloni vuole congelare la ratifica del Mes fino a settembre.

Un'estate in freezer. Quanto basta per non far sciogliere come un ghiacciolo una delle ultime carte rimaste in mano al governo per trattare alla pari con la Commissione Ue nelle due grandi partite europee: la revisione del Pnrr e la riforma del Patto di stabilità.

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LA VIA D'USCITA

Il tempo stringe. L'Ue marca stretto il governo dei patrioti. «Il Mes è un meccanismo che ha bisogno di essere ratificato da tutti i Paesi» ha detto ieri a scanso di equivoci la presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola. Sono ore di fibrillazione nella maggioranza. Apparentemente il niet al fondo salva-Stati è condiviso da tutti. Perfino l'europeista Antonio Tajani, vicepremier e reggente di Forza Italia, serra i ranghi con Meloni: «Ero favorevole al Mes prima che arrivasse il Recovery Plan, ma il regolamento attuale non pone alcun controllo da parte del Parlamento Europeo e della Commissione europea e questo non va bene».

Raffaele Fitto, ministro al Pnrr, prende tempo: «La questione del Mes si risolve inserendola in uno scenario ampio con il completamento dell'unione bancaria e il ritorno del patto di stabilità, se vogliamo fare un dibattito serio». Il più duro però è Matteo Salvini. Impegnato nell'ultimo giorno di tour elettorale in Molise, il leader della Lega cala il sipario: «Non ritengo che ci sia bisogno di mettersi in mano a fondi e a soggetti stranieri anche perché 600.000 italiani nei giorni scorsi hanno sottoscritto i buoni del tesoro per più di 18 miliardi di euro». Chi conosce Salvini assicura che dietro la campagna contro il fondo Ue non ci sono arroccamenti ideologici, «in verità Matteo non è contrario al Mes».

Il sospetto diffuso tra i meloniani, semmai, è che tuonare contro la ratifica sia solo l'ennesimo pretesto del leader leghista per mettere in difficoltà il partito della premier. Costringendolo a uno scontro diretto con l'Ue a un anno dalle elezioni europee - mentre Meloni cerca un'alleanza con il Partito popolare - e a pochi giorni dalla tregua politica siglata dalla premier con Emmanuel Macron a Parigi. Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato, sembra lanciare il guanto di sfida: «Storicamente abbiamo sempre avuto una posizione contraria al Mes». Pausa. «Noi, e credo anche FdI..».


Sul fondo europeo va dunque in scena una nuova puntata del derby interno tra Lega e FdI. L'ultima di una lunga serie: dalle riforme costituzionali alle nomine dei vertici di Inps e Inail, sono diversi i pomi della discordia. Per ultimo, la scelta del commissario straordinario per la ricostruzione dell'Emilia-Romagna alluvionata che ha fatto discutere Salvini e Meloni giovedì rinviando in Cdm la riforma del codice stradale cui il segretario del Carroccio lavorava da mesi. E ancora, il caso Santanché: l'inchiesta di Report sulle società legate alla ministra del Turismo di FdI cui la Lega ieri ha chiesto di «venire a chiarire in Parlamento» scatenando l'ira della premier e del suo partito.

LA TATTICA

Ieri Meloni si è presa una giornata libera: niente impegni ufficiali in agenda. Tempo utile a smaltire due giorni sulle montagne russe per il governo. Soprattutto l'incidente in Parlamento di mercoledì, quando un parere tecnico del Mef inviato alla Commissione Esteri della Camera ha esaltato le virtù del Mes mandando in tilt la maggioranza e facendo finire suo malgrado nell'occhio del ciclone il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Con il titolare di via XX Settembre la premier si è sentita nelle ultime ore. Disgelo in corso o almeno questa è l'intenzione. Ora Meloni e il governo devono scongiurare un nuovo, più grave incidente. Ovvero evitare la trappola sul fondo Ue che le opposizioni tenderanno all'esecutivo venerdì prossimo, quando alla Camera atterrerà la discussione generale sulla ratifica del Mes. Proprio nelle stesse ore in cui Meloni sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo: pessimo tempismo.


A via della Scrofa va già delineandosi una exit strategy. Parola d'ordine: rinviare. Gli occhi sono puntati sulla riunione della conferenza dei capigruppo convocata per mercoledì prossimo. Qui il centrodestra cercherà di far slittare la discussione generale in aula prevista venerdì. In altre parole, eviterà che il testo base approvato dalle sole opposizioni due giorni fa in Commissione esteri - disertata dalla maggioranza - finisca sotto i riflettori mentre Meloni si troverà a Bruxelles a discutere di governance economica con gli altri capi di governo Ue.
Nel frattempo a rallentare l'iter ci penserà una mole di pareri che le altre commissioni preposte di Montecitorio - Affari costituzionali, Finanze e Bilancio - già stanno affinando. Se il piano dovesse riuscire, il dibattito sulla ratifica del Mes potrebbe slittare a settembre (a luglio l'agenda della Camera, complici i decreti arretrati da convertire, è blindatissima). Un'estate nel congelatore, dunque. Poi si vedrà.
 

Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 15:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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