Giustizia, Antonio Tajani: «Ora carriere separate, era il sogno di Silvio. I magistrati devono applicare le leggi»

Il vicepremier: «I magistrati devono applicare le leggi»

Domenica 9 Luglio 2023 di Francesco Bechis
Scontro con le toghe, Antonio Tajani: «Ora carriere separate, era il sogno di Silvio»

Il governo Meloni non andrà alla guerra con la magistratura, spiega al Messaggero Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri di Forza Italia. Trova però «singolari» alcune vicende giudiziarie che hanno colpito l’esecutivo, a partire dall’imputazione coatta del sottosegretario Andrea Delmastro.

E promette ora di accelerare sulla riforma della giustizia e la separazione delle carriere tra giudici e pm, «era un sogno di Berlusconi». 


Ministro l’Associazione nazionale magistrati accusa il governo di attaccare l’autonomia delle toghe. 
«Non vedo alcun attacco contro i magistrati. Andremo avanti con la riforma della Giustizia che è un preciso impegno preso di fronte agli elettori». 


Il governo non cerca vendette contro i giudici?
«Il ministro Nordio è un magistrato, è evidente che nessuno cerca vendette contro i magistrati. Le riforme possono piacere o meno, per noi è importante distinguere i ruoli costituzionali. Il Parlamento fa le leggi, i magistrati le applicano». 


Dall’inchiesta su Santanchè all’imputazione coatta di Delmastro, Palazzo Chigi accusa i magistrati di fare politica. È d’accordo?
«Mi limito a dire che trovo singolare l’imputazione coatta di Delmastro. Il Gup non può diventare un nuovo Pm. Anche per questo come Forza Italia e come governo andremo avanti sulla riforma della separazione delle carriere che è uno dei pilastri storici del nostro programma fin dal 1994 ed era un sogno irrealizzato di Berlusconi». 


Lo scontro rischia di accendersi. 
«Non vedo il motivo, è assurdo pensare a una riforma contro i magistrati. Semplicemente bisogna ristabilire un principio costituzionale: deve essere un giudice terzo a decidere se sei innocente o colpevole. È impensabile che due magistrati che magari sono stati pm assieme si facciano carico dell’accusa e del giudizio». 


Sull’inchiesta che riguarda il ministro Santanchè sono emersi nuovi dettagli. Chiederete le dimissioni?
«No, fanno fede le parole del ministro e per noi il caso è chiuso. È una questione di principio: siamo garantisti, non si è colpevoli fino al terzo grado di giudizio». 


Quindi un passo indietro è escluso?
«Come giustificare un passo indietro se viene in seguito dimostrata l’innocenza? La storia di Berlusconi e la conclusione del processo Ruby-Ter dovrebbero aver insegnato qualcosa. Io sono sempre stato garantista con tutti, destra e sinistra non fa eccezione». 


Insomma, nessuno scontro tra magistrati e governo?
«Da parte nostra non c’è scontro. A qualcuno, come ha reso noto l’Anm, non piace la nostra riforma della giustizia: legittimo. È invece inaccettabile che la notizia di un avviso di garanzia sia data a un giornale prima che alla persona interessata. È un atto a tutela della persona, non una condanna». 


Volete rendere segreto l’avviso di garanzia?
«Deve essere reso noto prima alla persona che lo riceve, non può finire sui giornali. Così come fa bene Nordio a mettere un limite alla pubblicazione delle intercettazioni per evitare che le conversazioni di terzi siano pubblicate».


Crede che Meloni possa finire nel mirino dei magistrati come Berlusconi?
«Mi auguro di no. Certo le vicende giudiziarie di questi giorni, l’imputazione coatta di Delmastro, mi lasciano perplesso. Ripeto, noi non cerchiamo lo scontro con i magistrati, continuiamo invece a lavorare per una riforma per i cittadini, che garantisca il rispetto dei rispettivi ruoli costituzionali». 


L’inchiesta sul figlio di Ignazio La Russa agita la politica per le parole usate dal presidente del Senato. Ha superato il confine?
«Non ho elementi per commentare questa inchiesta».


Le vicende giudiziarie agitano il governo alla vigilia di un grande appuntamento internazionale. Cosa si aspetta l’Italia dal summit della Nato a Vilnius?
«Il rafforzamento dell’Alleanza a 360 gradi, l’avvio di un percorso di avvicinamento dell’Ucraina e l’istituzione del Consiglio Nato-Ucraina. Vogliamo poi accendere i riflettori sul fronte Sud». 


Ovvero?
«Dai mercenari russi Wagner ai terroristi di Daesh fino al traffico di esseri umani, armi e stupefacenti e la pirateria. Ci sono minacce provenienti dal Mediterraneo e dall’Africa che mettono in pericolo la sicurezza europea e la Nato non può ignorare».


Da dove si parte?
«C’è un altro tema da affrontare. Le spese per la Difesa. Dobbiamo considerare all’interno del vincolo del 2 per cento del Pil nella Difesa gli sforzi dell’Italia nelle missioni estere in questo quadrante così come nei Balcani. Penso alla missione in Niger contro i terroristi ma anche ai controlli della Guardia di Finanza a Valona in Albania: sono spese di cui si deve tenere conto». 


Il governo si è espresso contro l’invio di bombe a grappolo in Ucraina deciso dagli Stati Uniti. È una linea rossa?
«È una decisione degli Stati Uniti, noi non abbiamo questi armamenti e abbiamo firmato convenzioni che li vietano. La nostra linea è chiara: non siamo in guerra con la Russia, inviamo all’Ucraina sistemi difensivi contro un’aggressione illegale».


Al vertice di Dubrovnik in Croazia ha difeso l’integrazione dei Balcani occidentali in Ue. È fattibile?
«Certo, come l’Ucraina anche i Balcani occidentali sono Europa e hanno diritto a far parte dell’Ue. L’Italia è in prima linea per aiutarli a completare l’iter di adesione - domani avremo un vertice con Croazia e Slovenia - è un nostro interesse strategico». 


Perché?
«Perché possono essere nostri alleati per dare stabilità alla regione, frenare i flussi di immigrazione clandestina sulla rotta balcanica». 


Prima bisogna spegnere le tensioni alle stelle tra Serbia e Kosovo.
«Siamo mobilitati per questo, ho sentito ieri Vucic e sono in contatto con Borrell per favorire un accordo e spianare la strada per ripetere le elezioni nel nord del Kosovo. La Serbia resta un partner chiave anche per placare la situazione in Bosnia-Erzegovina».


Torniamo a Roma. Forza Italia l’ha scelta come candidato leader per il Consiglio nazionale. Che fase si apre?
«Ripartiamo nel segno di Berlusconi, che rimane il nostro leader insostituibile: le sue idee, come la riforma della giustizia, devono camminare con le nostre gambe. A settembre avremo il summit dei giovani di FI. L’anno prossimo ci sarà il Congresso, mi auguro prima delle europee». 


Si augura che qualcuno dei figli di Berlusconi scena in campo, magari Marina o Pier Silvio?
«Spetta a loro decidere con quale forma essere presenti. Ci hanno garantito la loro vicinanza e sono convinti che il partito sia una delle più grandi realizzazioni del padre».


Sulle europee siete stati netti: niente accordi con Marine Le Pen. La Lega non l’ha presa bene.
«Non è un nostro veto. Chi conosce l’Europa sa che nessuna forza politica farà mai accordi con Le Pen o i tedeschi di Afd, forze antieuropee. Come si fa un accordo di governo con chi vuole distruggere le istituzioni Ue?».


Caso chiuso, quindi. 
«Parlare di un accordo con Le Pen è fantapolitica. La Lega invece è un caso diverso: saremmo felici se volesse costruire una maggioranza alternativa». 


Con chi?
«Popolari, conservatori e liberali. La stessa coalizione che mi ha eletto presidente dell’Europarlamento battendo un socialista». 


E se il Ppe cambia idea e si allea con i socialisti, vi adeguate?
«Ricordo che Ursula von der Leyen è stata eletta presidente della Commissione frenando la corsa di Timmermans, un socialista: Salvini lo sa bene. Stiamo costruendo un cantiere: lavori in corso». 
 

Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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