Governo-banche, l'ora del dialogo: l'Abi tratta. Meloni difende la tassa: «Margini ingiusti»

Il premier: «Con le risorse aggiuntive potremo aiutare le famiglie e le imprese». Forza Italia chiede aggiustamenti al provvedimento: il testo è migliorabile

Mercoledì 9 Agosto 2023
Giorgia Meloni: «Banche, tassati i margini ingiusti. Risorse a famiglie e imprese. Il salario minimo è un boomerang»

Da un lato la linea dura sulle banche italiane e la tassa «sui margini ingiusti» rivendicata a favore di telecamere.

Dall’altro la trattativa che riparte dietro le quinte. Segue un doppio canale la partita fra governo e banche aperta con l’annuncio a sorpresa, durante il Consiglio dei ministri di lunedì, di una tassa sugli «extraprofitti». Scongiurati gli allarmismi in Borsa, ieri Piazza Affari ha messo a segno la migliore prestazione tra le borse europee con un più 1,31% su Ftse Mib, dentro e fuori la maggioranza si dialoga per rivedere il maxi-prelievo. 

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L'endorsement

Ieri Meloni, rispolverando la rubrica video degli “Appunti di Giorgia”, ha difeso pubblicamente la scelta del governo. Con le risorse stimate in arrivo nelle casse dello Stato, circa 2 miliardi secondo i calcoli del Mef, «aiuteremo a finanziare i provvedimenti per sostenere famiglie e imprese di fronte alle difficoltà legate all’alto costo del denaro che non permettono spesso di affrontare serenamente neanche le spese dei mutui» ha promesso la premier. Nessun passo indietro, quindi, sulla stangata contro i «margini ingiusti» guadagnati dalle banche italiane grazie al rialzo dei tassi della Bce. Definizione che certo non aiuta a calmare gli animi del mondo bancario italiano, scottato dall’annuncio a sorpresa della tassa così come dalle rivendicazioni a tratti gridate da parte dei vertici dell’esecutivo. Distanze da colmare. Anche a questo serve la rete di sicurezza che i pontieri del governo hanno iniziato a tessere con i banchieri italiani subito dopo il Cdm. Tra i primi a muoversi Antonio Tajani. Già lunedì sera il vicepremier e leader di Forza Italia ha alzato la cornetta per sentire e rassicurare il presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi) Antonio Patuelli, con cui vanta una lunga consuetudine. Ma la tessitura è proseguita nella giornata di ieri. Sulla norma licenziata dal Mef, già rivista per attenuare la stangata iniziale contro le banche introducendo un tetto massimo al prelievo dello 0,1%, ha insistito il via-vai di telefonate fra alcuni grandi banchieri di sistema e Palazzo Chigi. E del dossier si è interessato con un ruolo di primo piano un banchiere romano, professionista, vicino ad ambienti leghisti che ha avuto più titoli di tutti per gestire il negoziato nella duplice veste di banchiere del Carroccio e membro del vertice Abi, dandosi da fare per far sostituire lo scudo del 25% del patrimonio netto con lo 0,1% dell’attivo: l’originaria formulazione avrebbe frenato il suo istituto. 

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La riunione

Insomma, il canale tra governo e banche è aperto e operativo. Sicché dalla maggioranza guardano con moderata fiducia alla riunione del comitato di presidenza dell’Abi convocata per oggi da remoto. Un tavolo online per fare il punto sull’impatto della tassa sul settore e valutare un’apertura al governo sull’adeguamento dei tassi di mutui e depositi. Sul prelievo alle banche si aprirà altresì una trattativa dentro la coalizione di governo. Non solo per decidere, una volta stimata la vera entità dell’incasso, dove e come destinare i fondi ricavati dall’imposta. Ma anche per trovare un punto di caduta tra le varie anime del centrodestra. Sul primo fronte nella maggioranza prevalgono le convergenze. A tracciare la strada è stata ieri la stessa Meloni: il tesoretto ricavato dal prelievo agli istituti di credito dovrà essere destinato in manovra per aiuti a «famiglie e imprese». Tradotto: misure per abbassare i mutui e taglio del cuneo fiscale. È la roadmap che rivendica in queste ore la Lega di Matteo Salvini. Anche ieri il vicepremier e segretario del Carroccio ha messo il cappello sulla tassa alle banche. «Redistribuire ai cittadini italiani che hanno più difficoltà una piccola parte di questi guadagni è un’opera economicamente e socialmente doverosa», mette a verbale il Capitano con un’altra sferzata a «un settore che sta facendo miliardi e miliardi di euro di guadagni senza muovere un dito in conseguenza di scelte altrui». Sull’intervento studiato a lungo e in segreto tra Palazzo Chigi e il Mef già marcia la macchina social leghista, «scelta premiata non solo dalla stragrande maggioranza dei cittadini, ma anche da imprese e mercati». 

 

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I dubbi

Meno euforico è invece il bilancio di Forza Italia. Tajani ha sposato da subito la scelta del governo. Ma si è anche speso in prima persona, forte del canale diretto con l’Abi, per limare la norma e ieri in un giro di telefonate ai suoi ha dettato la linea: in ogni caso sarà il Parlamento ad avere l’ultima parola. 
Il testo del Mef, in altre parole, non è un totem e dovrà fare i conti con le modifiche promesse in queste ore dagli azzurri. Fra loro il capogruppo alla Camera Paolo Barelli: «La verità è che il Paese non può permettersi una guerra alle banche - dice al Messaggero - ora usiamo bene questi fondi». Tra le proposte stilate dai forzisti, oltre al taglio del cuneo e dei mutui, l’idea di destinare una parte delle risorse extra allo sblocco dei crediti incagliati del superbonus. Intanto Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato di FI, rilancia: «Adesso tassiamo anche i giganti del web che non pagano le tasse in Ue». La partita continua. 

Ultimo aggiornamento: 13 Agosto, 14:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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