Carige, per Di Maio è "nazionalizzazione": la parola che non piace alla Lega

Mercoledì 9 Gennaio 2019 di Mario Ajello
Carige, per Di Maio è "nazionalizzazione": la parola che non piace alla Lega
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Nazionalizzazione: torna la parola che a molti leghisti  non piace. "Non siamo mica in Unione Sovietica!", è il mood nel Carroccio. Ma di nazionalizzazione, per la banca Carige ma la tentazione è estendibile, parla Luigi Di Maio e i grillini certo statalismo lo hanno sempre apprezzato. E comunque: «Quello di Carige non è un salvataggio ma una nazionalizzazione», assicura il capo M5S.
 


Ma "nazionalizzazione" è parola che fa orrore al governatore della Liguria, il forzista Giovanni Toti: «Non è questa la strada da seguire. E continuo a ritenere che economia e Stato siano separati. Sulla nazionalizzazione degli istituti di credito mi trovo proprio in disaccordo. Carige ha risorse e forze per rialzarsi sulle proprie gambe».

Sul punto è intervenuto anche Pietro Modiano che assicura: «Nazionalizzazione non è sul tavolo, non è necessaria». Per Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista a Palazzo Chigi, quella della nazionalizzazione è un'ipotesi concreta: «Lo vedremo esattamente tra due, tre, quattro, cinque settimane. Nel decreto legge, nella seconda parte, c'è scritto che la ricapitalizzazione precauzionale passa attraverso altri organismi, Banca Centrale Europea e Commissione Europea. Quindi non dipende solo da noi».

Nazionalizzare piace insomma soprattutto ai 5 stelle.
Per altri è un ritorno indietro. Ma la parola a lungo considerata tabù, nei decenni in cui almeno retoricamente  andava di moda anche a sinistra la rivoluzione liberale, è tornata. E affascina e spaventa. 

Ultimo aggiornamento: 22:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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