Dopo oltre un anno e mezzo di fermo a causa della guerra in Libia, i trafficanti di esseri umani sono tornati in attività. E ora sulla fascia costiera occidentale, che va da Tripoli al confine con la Tunisia, ci sono tra i 50 e i 70 mila migranti pronti a imbarcarsi. L'Italia aspetta la nuova ondata e cerca di non farsi trovare impreparata. Da una parte c'è la ministra Lamorgese che spinge sull'Europa per riavviare l'accordo di Malta e sul premier per poter pianificare una accoglienza che sia adatta all'emergenza Covid, dall'altra c'è il Dipartimento per l'immigrazione diretto dal prefetto Michele Di Bari, che ieri ha inviato tre navi a Lampedusa per svuotare l'hotspot e far fare così la quarantena agli oltre duemila disperati arrivati nella giornata di domenica.
Vento forte - I primi 400 sono riusciti a imbarcarsi, ma le altre due navi inviate, sono bloccate in rada perché, nel frattempo si è scatenato un forte vento di Levante che ne impedisce l'attracco. «Sulla seconda nave erano pronti a salire 800 migranti e gli altri in quella successiva - spiega il sindaco di Lampedusa, Totò Martello - ma è intervenuto il cattivo tempo e si è fermato tutto». Il primo cittadino è persona estremamente collaborativa, ma ammette: «Quanti migranti ci aspettiamo? Il rapporto è del 100% in più dello scorso anno. In Europa andrebbe discusso il Global compact migranti dell'Onu, e invece continuiamo a parlare del fenomeno e non delle migrazioni».
Davanti a una situazione che potrebbe esplodere da un momento all'altro -, vista anche la posizione presa da Matteo Salvini che chiede di bloccare gli sbarchi, e da Giorgia Meloni che invoca il blocco navale -, il Viminale sta pressando sul governo affinché il coinvolgimento sia generale.
Migranti, Lamorgese all'Europa: redistribuire i salvati in mare, più solidarietà per l'Italia
Pressing sull'Ue - Intanto Lamorgese insiste sulla Ue per ripristinare l'accordo di Malta. E ieri ha chiamato la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, per chiedere «subito, prima dell'estate», l'attivazione di un meccanismo automatico di solidarietà per la redistribuzione delle persone soccorse in mare. E Johansson, che ha costituito un gruppo di coordinamento sulle operazioni di salvataggio, è intervenuta chiedendo «solidarietà nei confronti dell'Italia», e agli Stati membri «di sostenere i ricollocamenti». La titolare del Viminale vuole innanzitutto arrivare a un'intesa con i Paesi disponibili - contatti ci sono stati con Germania e Francia - affinché si facciano carico delle persone salvate in mare secondo quote stabilite automaticamente, prima dello sbarco. È il modello dell'accordo di Malta sottoscritto nel settembre del 2019. Sostenuto anche dall'Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi: «Serve - ha rilevato - un meccanismo europeo stabile», definendo, poi, «una bomba esplosiva» la regioni centrale del Sahel, con 3 milioni di profughi.
Tutto questo mentre la Guardia costiera libica ha lanciato un segnale chiaro all'Italia, facendo partire dalle sue coste almeno 16 imbarcazioni incontrollate nella sola giornata di domenica. Ieri, invece, sono intervenuti e ne hanno intercettati 500, ma la volontà sembra chiara: alzare parecchio il prezzo per mantenere l'accordo.
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