Era corso sul posto con il cuore in gola, accompagnato dal figlio e dal suo avvocato. Luigi Nerini, il proprietario della società che ha in gestione la funivia del Mottarone, aveva espresso cordoglio per le vittime, ma aveva subito cercato di giustificarsi: «Abbiamo sempre rispettato le regole e i controlli», diceva quattro ore dopo lo schianto, tra le macerie della cabina che domenica scorsa si è sfracellata in terra, provocando la morte di 14 persone.
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La villa
Nerini non è tornato a casa dalla moglie e dai due figli, non è rientrato nella sua villa Claudia, la dimora anni Trenta che ha ereditato dal nonno e che oggi è ingabbiata dai ponteggi, con una torretta affacciata sul Lago Maggiore. E ieri mattina non ha fatto il solito giro sul lungolago di Baveno, a bordo del suo suv nero Mercedes, per raggiungere gli amici al bar. Nel paese lo conoscono tutti: Luigi Nerini, detto Gigi, è praticamente una star. Benvoluto, ammirato, rispettato. Anche se, dopo il disastro di domenica, in tanti hanno iniziato a mormorare: quel guasto improvviso al freno di emergenza, apparentemente inspiegabile, non convinceva nessuno. Adesso sembra essere arrivata la prima conferma dalla Procura. E le accuse sono pesantissime: si parla di manomissione volontaria.
L'eredità
Dal nonno e dal padre, Nerini, 56 anni, ha ereditato un vero e proprio impero, che lui è riuscito a fare fruttare, investendo in diversi settori. La famiglia, in origine, gestiva il servizio di collegamento tra i paesi del Lago Maggiore con una flotta di pullman: Autoservizi Nerini di Verbania, il nome dell'azienda. All'inizio, il collegamento tra il paese sulla sponda piemontese del lago e la vetta del Mottarone era una ferrovia a cremagliera, chiusa nel 1963 per essere sostituita dal servizio bus. Poi è arrivata la funivia, inaugurata nell'agosto del 1970. Con l'ultimo rinnovo, la concessione è stata prevista fino al 2028. Ed è un affare prezioso: circa 1,8 milioni di fatturato ogni anno arrivano dalle cabine bianche e rosse che collegano due paradisi italiani. Portano «in venti minuti dal lago alla montagna», si legge sul sito internet dell'impianto Stresa-Mottarone, ora sequestrato dalla Procura, ma che fino allo stop imposto dall'emergenza Covid muoveva un giro di 200mila turisti l'anno. Adesso, nella homepage campeggia un pensiero rivolto alle vittime: «La società Ferrovie del Mottarone, quale gestore dell'impianto funivia Stresa-Alpino-Mottarone, esprime il proprio cordoglio e la propria vicinanza alle famiglie delle vittime in questo momento di dolore».
Gli investimenti
Al nome Nerini non è associata solo la funivia: l'imprenditore è anche il titolare di un'agenzia di viaggi e di un ristorante. «Ha saputo costruirsi un'attività cresciuta nel tempo, dando anche lavoro - ha raccontato un amico - A Verbania ha un'agenzia di viaggi, ma la funivia è la vera storia della sua famiglia». Nel 2019, l'impianto ha registrato entrate superiori ai 2 milioni, ma anche 2,6 milioni di debiti. E tra alcuni operatori turistici c'è chi sostiene che Nerini potrebbe avere «corso troppo» per recuperare. E ancora: «Se quello che dicono risultasse vero, sarebbe gravissimo, anche perché ne va dell'immagine del lago e dell'interno Verbano».
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