Nove giorni dopo scatta l’arresto per Matteo Di Pietro. Da ieri, il ventenne youtuber che alla guida del Suv Lamborghini il 14 giugno, a Casal Palocco, quartiere residenziale di Roma, ha travolto la Smart uccidendo il piccolo Manuel Proietti, è ai domiciliari. Il bimbo di 5 anni è morto poco dopo l’incidente in ospedale e ora il ventenne, accusato di omicidio stradale e lesioni a carico della mamma e della sorellina, è in casa: vietati i contatti col mondo esterno, neppure attraverso quei social che sembravano avere fatto la fortuna dell’indagato e del suo gruppo “TheBorderline” e che ora, invece, rappresentano un baratro oltre che un punto di non ritorno per i familiari della piccola vittima.
Di Pietro e alcuni dei suoi amici erano sul fuoristrada per vincere una “challenge” una folle sfida seguita da migliaia di follower: vivere per 50 ore consecutive su una Lamborghini.
L’ARRESTO
La procura di Roma aveva chiesto la misura cautelare in carcere già nei giorni immediatamente successivi al dramma. Il gip ha accolto l’impianto accusatorio dei pm, ma ha disposto per Di Pietro i domiciliari: le esigenze cautelari sarebbero legate al rischio di inquinamento probatorio, in secondo luogo alla possibile reiterazione del reato, ma anche al pericolo di fuga dell’unico indagato. Anche se la posizione degli altri ragazzi, che viaggiavano sulla Lamborghini, è al vaglio degli inquirenti. Per Di Pietro, che era alla guida del bolide (capace di bruciare fino a 200 chilometri all’ora, ma noleggiato da un neopatentato che non potrebbe superare i cento in autostrada) permane il rischio che possa tentare di sottrarsi alla giustizia e, soprattutto, di agire per inquinare le indagini. Dalla telecamera GoPro montata sulla vettura, del resto, sarebbe già sparita la scheda di memoria Sd interna, preziosa per ricostruire la dinamica dello scontro. Il suo legale, l’avvocato Francesco Consalvi, nega tuttavia che Di Pietro «si sia mai allontanato o abbia intenzione di sottrarsi alle indagini».
Il provvedimento si basa sulle prime informative trasmesse dai vigili e successivamente carabinieri e sugli elementi raccolti nell’immediatezza delle indagini. A pesare anche l’esito del narcotest a cui è stato sottoposto il ragazzo all’ospedale Grassi di Ostia e da cui è emersa la presenza nel sangue di cannabinoidi. Circostanza su cui gli inquirenti hanno disposto approfondimenti di “secondo livello”, ossia analisi ulteriori in grado di potere cristallizzare la quantità e a quando risale l’assunzione della sostanza stupefacente da parte del youtuber. Elementi utili a consolidare la richiesta di arresto potrebbero essere arrivati dalle testimonianze delle persone accorse subito dopo l’impatto e dalle prime analisi delle telecamere presenti in zona. Alcuni abitanti hanno raccontato che i cinque a bordo del bolide hanno continuato a riprendere la scena anche dopo il drammatico impatto. Non solo. La procura ha affidato una maxi consulenza sui telefonini di tutti i TheBorderline che erano a bordo.
Nelle prossime settimane, infine, arriveranno i risultati degli accertamenti sulla dinamica e la velocità. Sicuramente non ai 30 km/h imposti dalla segnaletica. Secondo testimoni andava ad almeno «tre volte tanto». Di Pietro sarà ascoltato nei prossimi giorni per l’interrogatorio di garanzia. Domani sera, invece, alle 19 a Casal Palocco familiari, amici e semplici cittadini ricorderanno Manuel e chiederanno per lui giustizia con una fiaccolata.