Uccise trans a coltellate a Milano, bancario condannato a 18 anni: pm aveva chiesto ergastolo

Lunedì 24 Maggio 2021
Uccise trans a coltellate a Milano, bancario condannato a 18 anni: pm aveva chiesto ergastolo

Cristian Losso, ex bancario di 43 anni, che il 20 luglio scorso uccise a coltellate  la trans Alves Rabacchi è stato condannato a 18 anni di carcere. La prima sezione della Corte d'Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci Pacini lo ha deciso questo pomeriggio e il pm Antonio Cristillo, titolare dell'indagine, aveva chiesto l'ergastolo.

Sono state riconosciute anche le attenuanti generiche prevalenti sull'aggravante della crudeltà ed entro 60 giorni si avranno le motivazioni.

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I motivi del delitto

Il dipendente bancario di 43 anni, ha confessato a marzo davanti alla Corte d’Assise di aver ucciso con 80 coltellate il 20 luglio Emanuel Alves Rabacchi, detta Manuela, transessuale ed escort brasiliana che lui frequentava da due o tre anni. Alla base dell'omicidio ci sarebbe un ricatto da parte di Manuela che minacciava Losso di condividere filmati e foto in cambio di soldi da settembre 2019. Il bancario ha raccontato anche che nell'ultimo periodo andava dalla trans a consumare cocaina. Il 43nne era stato fermato grazie alle telecamere di sicurezza poste nella zona del delitto che lo avevano ripreso nel momento in cui è stato scoperto il cadavere di Rabacchi.

 

 

Il racconto del colpevole

Losso ha avuto modo di raccontare lo scorso marzo la sua versione dei fatti: il giorno del delitto Manuela era alterata e l'omicida non aveva più soldi. L'imputato ha raccontato di aver disarmato la trans e di essersi difeso, ha poi aggiunto di non essere lucido in quel momento e che i problemi con la cocaina potrebbero aver condizionato il gesto estremo. Dopo l'omicidio l'uomo sarebbe tornato nell’appartamento per eliminare le prove provocando un esplosione in cucina.

 

Annunciato ricorso in appello

L'avvocato David Montani, ha già annunciato ricorso in appello per fare venire meno l'aggravante  della crudeltà. L'imputato è rimasto impassibile durante la lettura del dispositivo ed è stato condannato anche per il crollo della costruzione per aver cercato di fare saltare in aria la scena del delitto, rischiando di danneggiare l'intera palazzina. Per il pubblico ministero,  l'imputato è colpevole e «non c'è dubbio che abbia voluto la morte della vittima con una condotta efferata caratterizzata da crudeltà».

Ultimo aggiornamento: 17:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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