Un coltello da sub, non ancora ritrovato, e una pistola, scarica pare e mai utilizzata ma solo mostrata al gruppetto di amici del mare. Armi tenute addosso, come nel Far West. E quel tentativo maldestro di occultare prima il cadavere poi l’arma del delitto, messa in un calzino e gettata verso gli scogli, nella riviera nord di Pescara, quando Cristopher Thomas Luciani, 17 anni da compiere il 30 agosto, un viso d’angelo, era già morto nel parco Robert Baden Powell, che delimita una zona bene del capoluogo abruzzese.
Scorre un orrore lucido nei passaggi dell’ordinanza del gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere per i due sedicenni (uno figlio di un’avvocata, l’altro di un comandante di una stazione carabinieri della provincia di Pescara) per concorso in omicidio aggravato con «l’unico vero intento di voler provocare sofferenza e morte» scrive il giudice.
La nuova pista
Molti particolari fanno balenare ipotesi di premeditazione del delitto: Thomas ucciso per un piccolo debito di droga - 240 euro - nell’ambito, forse, di un agguato studiato. Secondo la ricostruzione della polizia, il ragazzo, molto più alto di lui - nome di fantasia Andrea - lo affronta domenica scorsa e gli chiede di pagare, poi insieme si allontanano e dietro un oleandro rosso, domenica a metà pomeriggio, lo uccidono in due. «Andrea ci aveva fatto capire che voleva tiragli due schiaffi - avrebbe riferito un testimone di 16 anni che faceva parte del gruppo e ha assistito a passaggi cruciali del delitto - Andrea disse a Cristopher che era una questione di rispetto». Doveva pagare quel debito. Nel parco un film atroce prende forma. Sempre secondo le indagini, Andrea mostra il coltello agli amici «facendo una smorfia». In fondo al parco Andrea avrebbe sferrato 15 coltellate, l’amico Giorgio (nome di fantasia) altri 10 colpi con lo stesso coltello che prima impugnava Andrea. Dietro si intravede il gruppo, sei, sette, otto ragazzini. Alcuni consapevoli, altri pare di no. «Cristopher faceva dei versi quasi di morte e gli dicevano di stare zitto - riferisce uno dei testimone - volevo fermarli ma non sapevo come fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa».
Poi dopo il delitto, Andrea cambia gli abiti sporchi di sangue (aveva il cambio nello zainetto), insieme ad altri va a fare il bagno al mare.
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Le indagini
La parte più corposa è rappresentata dall’analisi dei cellulari, messaggi Wh e sui social network, specie su Instragam e TikTok dove tutti erano molto attivi. Per ora i due indagati per omicidio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche se uno dei due avrebbe fatto qualche ammissione subito dopo l’arresto. Quando e se decideranno di collaborare, emergeranno altri particolari che potrebbe essere in conflitto con le dichiarazioni verbalizzare dai testimoni. E a quel punto il giudice minorile dovrà valutare anche le posizione di altri ragazzi che oggi si dicono estranei ai fatti.
«Il ragazzino è sotto choc, molto provato in questa fase in questo momento non ce la fa a parlare. Aspettiamo l’esito delle indagini» dice l’avvocato Marco Di Giulio. E sulla pistola che aveva in tasca aggiunge: «Non si nulla, non c’è certezza, non è stato trovato neanche il coltello». I genitori del ragazzo sedicenne, separati da tempo, si sono ritrovati insieme, uniti, davanti a questa atrocità che vede coinvolto il figlio, un sedicenne che tutti in paese raccontano come «un bravo ragazzo, mingherlino, salutava sempre».
Le reazioni
Strazio, ma anche rabbia davanti al muro di fiori al parco Baden Powell. Ieri qualcuno ha deturpato il parco con scritte contro di due indagati, subito cancellate. Sui social rullano montagne di accuse verso i due. «L’assassino, quello alto? Era un provocatore, rompeva le scatole a tutti, non era molto simpatico» dice un 14enne, poi chiude subito la comunicazione.
«Thomas era italiano al cento per cento, non era da integrare, aveva una famiglia che gli voleva molto bene, non era tossicodipendente, fumare una volta uno spinello non vuol dire essere tossici, lui stava bene, era un ragazzo fiero, non aveva paura e forse questo ha influito su ciò che gli è successo. Pensi che con uno dei due che l’hanno ucciso ci andava al mare» dice la cugina.
La mamma brasiliana Elisangela, che vive all’estero (il figlio fin da bambino era affidato alla nonna), non se la sente di parlare: «Non si può descrivere a parole un momento così drammatico, rispettate il mio dolore e quello della mia famiglia». Una famiglia giunta anche dal Nord Italia per stare accanto alla nonna, ex orafa. Ieri pomeriggio erano tutti all’obitorio. Oggi è il giorno dell’addio a Crox, come gli amici chiamavano con affetto Thomas Cristopher: il funerale è alle 17 nella chiesa Assunzione Beata Vergine Maria di Rosciano, officiato dal vescovo di Pescara, Tommaso Valentinetti. Il sindaco Simone Palozzo ha disposto il lutto cittadino.